IL PUNTO

N.449 – di MARCO ZACCHERA
IL SOGNO AMERICANO
Ale è un ingegnere di poco più di trent’anni e con sua moglie – da poco è arrivato anche il piccolo Tommy – hanno lasciato il Lago Maggiore e ora vivono a Boise, piccola capitale dell’Idaho, sperduto stato americano tra le Montagne Rocciose.
Cosa ha spinto due ragazzi in gamba, laureati e già con in Italia un buon impiego addirittura a tempo indeterminato ad imbarcarsi in un’avventura con in mano un contratto di lavoro formalmente di soltanto due settimane rinnovabili (in America si usa così) ? Anche se sulla base di quel pezzo di carta la banca ha concesso loro un mutuo per comprarsi quasi subito la casa hanno fatto una scelta coraggiosa. Due persone tra le tante che ho incontrato in questi giorni e dopo pochi minuti la conversazione era già su questi temi, ovvi per chi la propria città e il proprio paese l’hanno sempre nel cuore. Gente semplice, concreta, ma che non ce la faceva più senza vedere un futuro intorno a sé e soprattutto con la voglia della sfida per raffrontarsi con una realtà diversa, dove finalmente cresci solo se vali e dove non conta il colore della pelle, la nazione di provenienza. Una serata stimolante, intensa, concreta.
Tornato in albergo apro le mail e leggo dei guai consueti di casa nostra e di una città dove la polemica è su un senso unico, sul solito CEM, sulla soddisfazione di qualche ex consigliere comunale perché è finalmente sparita la scritta “Verbania capitale dei Laghi” dall’aiuola di piazza Flaim.
Quella stessa ex consigliere piange perché non trova lavoro a chi glielo lo chiede, perché l’economia è in crisi e – piangendosi addosso come fa quasi tutta l’Italia – conferma una volta di più di non riuscire a capire che occorre guardare al di là dello steccato per uscire dal pollaio, o dalla crisi mai si uscirà, anzi.
L’altro giorno passavo per una cittadina sulla costa dell’Oregon che si è auto-proclamata “La città dove si ammirano le balene più belle del mondo”: vero, falso? Sta di fatto che in tutto lo Stato per questo la conoscono per questo ed i dépliant per le escursioni li trovi a centinaia di chilometri di distanza: questo è marketing, gente, ma anche credere nei propri mezzi, nelle proprie peculiarità e saperle venderle, venderle bene.
Da noi – torno ancora a “Verbania Capitale”, perché è una ferita che mi brucia, una grande occasione persa – si è solo capaci a ironizzare, a demolire. Nessuno o pochissimi a chiedersi “Idea grandiosa, ma cosa possiamo fare per renderla credibile davvero?” No, quasi tutti a proclamare “Ma siamo piccoli, non ce la faremo mai, è troppo difficile” Visto che sarebbe auto-ammissione di colpa si va sul più facile “Demagogia irrealizzabile, ma figuriamoci…” Piccolo e bello, cancellate le scritte e chiudete la coscienza: i problemi resteranno ma chiudete la porta.
Il West americano da Seattle a Los Angeles, la nuova frontiera, la Silicon Valley, Hollywood, sarebbero oggi quello che sono se qualcuno neppure molti decenni fa non avesse esplorato, conquistato, studiato, rischiato la propria vita?
Città oggi tra le più grandi ed organizzate del mondo nacquero meno di due secoli fa, negli stessi anni di un bel quadro conservato al nostro Museo del Paesaggio con le lavandaie in primo piano chine sul lungolago di Pallanza: allora noi eravamo in cima al mondo, oggi siamo sommersi, in lontani paesi di periferia. Non è colpa degli altri ma colpa nostra. Come pensare di cambiare le cose se chi è ai margini del mondo – come ormai l’Europa – non riesce neppure ad unirsi e contare come nazione, l’Italia ad avere un posto dignitoso nella casa europea e le nostre piccine città a sopravvivere stando ai confini dell’impero?
E poi arrivano anche le leggi (idiote) che impediscono ad una amministrazione perfino di investire in immagine, in comunicazione, in pubblicità: forse Casalpusterlengo non ha una grande attività turistica, ma se per Verbania questa è l’unica possibilità di sviluppo economico come si può fare leggi così piatte per tutti e distruggere qualsiasi prodotto che possa rilanciare una città ?
E Il CEM? ” Vade retro, satana!” Critiche e pavidi silenzi e l’alternativa proposta è ritornare a “Liberobus” e alla pista ciclabile Suna-Fondotoce (peraltro cosa egregia e già programmata e mandata a progetto dalla mia giunta)! Immagino già le frotte di tedeschi slanciarsi dalla Baviera per il Lago Maggiore, fermarsi inebriati a Fondotoce e quivi godere della suprema libidine di prendere gratis l’autobus per Intra: cosa volete di più dalla vita?
Ma serve poi proporre qualcosa? Qualcuno forse avrà visto che Bregenz (località austriaca sul Lago di Costanza di 14.000 abitanti che da anni si regge su una rassegna teatrale estiva – ndr) quest’anno ha avuto un formidabile lancio pubblicitario perfino sul “Corriere della Sera” per le sue proposte culturali. Vi ricordate i criticoni che l’anno scorso hanno risposto “niet” alla mia proposta di andare a vedere? Ma da noi sono solo capaci a criticare il CEM, senza volere scientemente e dolosamente capire le potenzialità di fare qualcosa per finalmente rilanciabile (quasi a costo zero !!!) la città, inventando un fattore di diversità, di moltiplicatore, di ripartenza. E non solo la critica, l’aperto boicottaggio. A chi si lamenta dei ritardi per l’avvio dei lavori ricordiamo i ricorsi, le loro proteste, le interrogazioni, i ritardi e le verifiche imposte in regione. Aggiungete una burocrazia asfissiante e avrete la certezza di perdere mesi per niente oltre alla quotidiana disinformazione fatta da (poche) persone che non hanno neppure letto i bandi, ma pontificano come illustri professori.
Il problema vero è poi che in Italia non si riesce mai ad avere un responsabile che agisca correttamente ma velocemente, sulla base delle sue certezze professionali. Non lo fa perché c’è sempre una norma contraddittoria, un potenziale atto illegittimo, un ricorso pendente, una contestazione legale, un TAR disponibile…e si tira a campare con l’89% delle opere pubbliche incompiute secondo il Sole 24 Ore.
Quando non c’è di peggio, come sollevare problemi inesistenti, vedi la questione dei movimenti del terreno dell’ “Arena” che quindici anni fa andava benissimo quando comandava la sinistra proprio per farci l’ Artena e oggi – per interpretazioni dolosamente diverse ed esasperate – non va più bene. Terreno non inquinato ma “contaminato” da – udite udite – le perdite d’olio del motore di qualche camion che decine di anni fa muovevano la sabbia della ditta che lì allora la stoccava. E’ assurdo che nel VCO valga una norma interpretata da un funzionario in modo diverso e restrittivo rispetto ad altre zone pur limitrofe e che farebbe aumentare i costi assolutamente per nulla. Posso dire in coscienza che questa è una manovra spudoratamente politica. Eppure è la verità, e lo possono confermare tutte le aziende del VCO che hanno provato a combinare qualcosa e con problemi ambientali (veri o presunti) hanno visto tempi e costi aumentare a dismisura finchè spesso non se ne sono andate disperate dal territorio. Altro che nuova occupazione: chiedete alle Associazioni di categoria che spesso vivono nel timore perché le imprese scappano e si impiantano a cinquanta chilometri di distanza, magari nella mitica Svizzera. Sono duro: non c’entrano i soldi ma anche questa è mafia, la mafia di chi scientemente distrugge sulla base di integralismi idioti e costosi senza mai, nel proprio, rischiare nulla.
Così, visto che il CEM per certe teste è “politica” , dategli addosso perché questi sono gli ordini dei compagni di partito e se così morirà anche il buon senso tranquilli che ci sarà sempre un codicillo a coprirvi: vergognoso!
Salt Lake City non è New York ma solo la ben più modesta capitale dello Utah, stato di montagne desolate grande quasi come l’Italia ma con meno della metà degli abitanti del Piemonte: avrebbe superato l’esame degli eccellentissimi tecnici nostrani il progetto di una sala congressi (recentemente realizzata) di ben 21.000 (ventunomila!!) posti a sedere? E gli stadi di football e di baseball che si aprono e si chiudono a seconda del tempo, del sole o della pioggia su decine di migliaia di spettatori in pochi minuti? Avranno avuto l’ok dell’ASL, dei NAS, dell’Ufficio ambiente della provincia, dell’ARPA, dei Vigili del Fuoco, delle norne antisismiche, degli scarichi delle acque reflue… E l’appalto avrà visto un progetto di massima, preliminare e poi definitivo e solo dopo uno esecutivo? Nessuno delle ditte perdenti avrà ricorso al TAR al minimo per avere una sospensiva e poi alla Corte dei conti? E le gare, gli appalti, le varianti, le nuove varianti per le norme sorte nel periodo tra il progetti e l’esecuzione (e quindi nuovo progetto)? E i sindacati avranno detto la loro? Tutto ok, benissimo…ma i finanziamenti sarebbero poi arrivati o no, per stralci o lotti esecutivi? Il governo avrà passato i fondi alla regione e di qui al comune previa rendicontazione o una legge finanziaria nel frattempo avrà fermato tutto ? E le ditte avranno avuto tutti i certificati a posto o sono in scadenza, perchè altrimenti si rinvia e le procedure si rifanno da capo.
Dal grande alle piccole cose: vedo in giro fontane e parchi bellissimi (camminate su un selciato che riporta i nomi dei donatori che – esentasse – hanno a migliaia finanziato i lavori pubblici più diversi…) e penso alla nostra piazza Città Gemellate dove c’è voluto più di un anno di iter burocratico per realizzare una fontanella che va quando vuole, con lavori rifatti due volte perché fatti male e che si rompono già, lavori che peraltro ne rifacevano altri fatti malissimo solo pochi anni prima e rimasti incompleti, con giochi per i bambini subito rovinati dai vandali. Quanta amarezza nel sentirsi impotente con i cittadini che giustamente se la prendono con te e tu invano che spieghi la realtà di un sistema avvitato su se stesso che va alla rovina soprattutto per mancanza di senso di responsabilità che viene negata anche a chi avrebbe la volontà di assumersela fino in fondo, in proprio e dall’inizio alla fine.
Io ci ho provato, ce l’ho messa tutta e mi sono arreso anche per la piccolezza di menti e di persone. Non è superbia, è tristezza, anche se resto convinto di avere ragione e pur rendendomi conto che nessuno è mai profeta in patria: chissà se un giorno soprattutto i giovani di Verbania capiranno le grandi occasioni perse, la voluta mancanza di prospettive. Non si rilancia una città solo con una grande opera, ma neppure una volta l’anno solo con i fuochi artificiali (a proposito: io il 19 aprile avevo trovato 50.000 euro per il Corso dei Fiori dall’Ente Villa Taranto, strano leggere che adesso manchino i soldi …) .
Venire in America come in tante altre nazioni del mondo (e pensare sempre di più a volerci restare per un bel po’) vuol dire allora respirare, scoprire nuove idee e trovare gente in gamba che guarda all’Italia (se italiani) con disperazione e con rabbia per le tante, troppe occasioni perse.
Agli americani invece quando parli dell’ Italia il viso gli si illumina: tutto è wonderful, ma forse non sanno che Pompei va a pezzi, i musei stanno chiusi (vi immaginate un pezzo degli Uffizi trapiantato qui per sei mesi che pubblicità sarebbe per tutti?). Nel micro-pollaio verbanese poi non solo il museo non ha un minimo vitale di dotazione finanziaria ma nel passato si sono fatti debiti senza programmazione alcuna (vedi casa Ceretti). Così se viene uno da Milano con idee nuove – come Philippe Daverio – lo si fa scappare indignato mettendogli perfino l’attak nelle serrature per non farlo entrare…
Tanti incontri, tutti speciali e diversi l’uno dall’altro. Anche Mariano è venuto qui, anche Paola: adesso stanno a Portland e Mariano progetta giardini, Paola sta realizzando un progetto di compattazione di archivi elettronici: è l’ “idea creativa” che conta e viene ascoltata. Due anni fa avevo scritto a 1.350 famiglie verbanesi trasferitesi all’estero e iscritte all’AIRE: tante loro risposte varrebbero più di qualsiasi sondaggio o programma elettorale, perché spesso spietate nei giudizi e che dovrebbero fare riflettere tutti.
Forse la cosa migliore sarebbe così dedicare proprio a certi politici (“politici”?!) italiani e soprattutto del VCO un monumento di Seattle realizzato proprio dove un tempo passavano i binari di una ferrovia che dopo molte polemiche fu spostata ed ora corre veloce da un’altra parte.
Sono un insieme di statue – fatte molto bene – di gente in attesa del treno. Giovani e anziani, uomini, donne e bambini che hanno valige in mano e bauli ai piedi come se il convoglio stesse per arrivare, ma il treno di lì ormai non passerà più. Quelle figure, immobili come…statue, sembrano però non saperlo o forse non lo vogliono sapere perché è più comodo e più semplice fare così. Le statue aspettano, ma il treno corre su altre linee e solo loro continueranno ad aspettarlo invano.
Cari amici,
come già annunciato nei numeri scorsi visto che molti di voi mi hanno scritto o telefonato in occasione delle mie recenti dimissioni da sindaco di Verbania ho raccolto in un volumetto – che ho intitolato “CIAO, SINDACO!” alcune decine di queste vostre (e altre) testimonianze che volentieri offro in lettura ai lettori de IL PUNTO insieme a qualche mia considerazione su quanto è successo a Verbania in questi ultimi mesi.
Per avere il volume (che ha un modesto prezzo di copertina, ma volentieri lo invio come omaggio) basta PASSARE A RITIRARLO AL MIO STUDIO DI VERBANIA PALLANZA IN VIA CASTELLI 30/A oppure comunicarmi il vostro indirizzo postale scrivendomi via mail a: marco.zacchera@libero.it
Con l’occasione (tanto le spese postali sono identiche!) chi non avesse ancora letto il mio recente libro INVERNA ne approfitti per richiedermelo, e avrò il piacere di fare un unico invio. Visto il buon successo, l‘ho infatti ristampato e volentieri pure lo offro ai lettori de il Punto, ricordando che l’eventuale introito per i due volumi è comunque devoluto in beneficenza al “Verbania Center”, collegato alla Fondazione Comunitaria del VCO. .
Insomma, contattatemi su: marco.zacchera@libero.it senza problemi !

A tutti un saluto!
MARCO ZACCHERA

Portland, Oregon, 14 giugno 2013

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