A Piacenza un bambino di due anni, dimenticato dal papà in auto, è deceduto dopo quattro ore sotto il sole. Secondo i primi rilievi nell’abitacolo si sono toccati i 60 gradi. L’uomo è sotto shock e non è in grado di parlare. Una grande, grandissima pena per questo padre, però spero che non si torni a parlare a vanvera come avvenne per un episodio analogo di un paio d’anni fa. Al professor Massimo Ammaniti fu chiesto: “Poteva capitare anche a una madre di dimenticarsi così a lungo un figlio, tanto da farlo morire?”. E lui: “”No, non credo, le madri sempre, ma soprattutto nei primi anni di vita, hanno una sorta di sensore biologico, genetico, che le porta a ricordarsi dei figli in ogni caso. Anche in situazioni di forte stress e di giornate convulse. Basti pensare al classico esempio: se il neonato piange, la madre si sveglia mentre il padre continua a dormire” (La Repubblica 28 maggio 2011). Il professore si era dimenticato della madre che a Merate, il 30 maggio del 2008, per distrazione lasciò in macchina la figlioletta di appena due anni per l'intera mattinata. La bimba morì. E devo dire che io sono proprio fortunato, giacché, pur essendo uomo, dovevo avere quella sorta di sensore biologico, giacché mi svegliavo solo se la figlioletta neonata respirava in modo diverso. Sullo stesso quotidiano un articolo di Francesco Merlo, sfiorava il ridicolo: “C'è una sola certezza in questa tragedia: è morto il figlio di un padre affettuoso, vittima dell'amore di suo padre. Sul lago Trasimeno le luci dell'amore sono diventate così abbaglianti da oscurare la vista”. Insomma, poco mancava che qualcuno non proponesse fare un monumento alla mamme (fornite di sensore biologico) e ai papà (privi di sensore) distratti che lasciano i figlioletti in macchina.
Renato Pierri