Alfano: Subito il decreto choc per superare la crisi

L'intervista a “il Giornale” del 3 giugno 2013

Della strada fatta fin qui dall’esecutivo, dunque, è soddisfatto.
“I primi Consigli dei ministri hanno segnato il percorso che ci eravamo dati con gli otto punti di Berlusconi. Abbiamo iniziato con la rata di giugno dell’Imu che è stata bloccata, non in odio a qualcuno o come drappo azzurro da sventolare alla sinistra visto che loro hanno insistito e ottenuto il rifinanziamento della cassa integrazione della quale anche noi ci facciamo vanto. Poi abbiamo abbassato gli stipendi ai ministri e presentato un disegno di legge che supera il finanziamento ai partiti a venti anni dal referendum”.

Un punto, quest’ultimo, che nel Pdl – come nel Pd – non ha fatto la gioia di molti. Anzi.
“Per noi è la realizzazione di uno degli otto punti, il secondo dopo l’Imu. Peraltro abbiamo avuto un approccio ragionevole e di buon senso per consentire che mentre si elimina il finanziamento pubblico i partiti possano spostarsi sui contributi privati e sul 2×1000. Finalmente si arriva al finanziamento privato lecito e si supera il finanziamento illecito e l’abuso dei rimborsi che avevano caratterizzato la Prima e la Seconda Repubblica”.

Torniamo all’Imu. Esclude ci possano essere ripensamenti sulla sua cancellazione entro il 30 agosto?
“L’impegno del governo è consolidato in un decreto e la data del 30 agosto è cristallizzata nella Gazzetta Ufficiale. Non si torna indietro”.

Il governo su questo punto potrebbe essere a rischio?
“Le ripeto, sull’Imu non si può tornare indietro. È un’ipotesi che non prendo neanche in considerazione”.

Berlusconi parla di un decreto choc per l’economia prima dell’estate. Si farà?
“È chiaro che la nostra proposta sul fronte economico non si risolve con l’Imu. Intanto serve arrivare a zero tasse per chi assume giovani disoccupati visto che la tassazione si mangia la metà di quanto un imprenditore si toglie di tasca. Poi bisogna liberare l’impresa dalla camicia di forza della burocrazia: serve un piano strong, molto duro anche nel tempo, di semplificazioni che permettano a chi ha soldi di investire senza inciampare nei lacci e i lacciuoli della burocrazia”.

E il blocco dell’Iva? Berlusconi insiste su questo punto, ma il Pd sembra frenare non poco.
“Imu, detassazione e sburocratizzazione sono il modo più efficace per mettere benzina nel motore della nostra economia. Rappresentano quello choc economico di cui parla il presidente. In questa strategia di ripresa sarebbe contraddittorio aumentare l’Iva”.

Il segretario del Pd Epifani non la vede propriamente così.
“Ciascuno è affezionato a qualcosa. Al braccio di ferro tra Imu e Iva preferisco dire che dobbiamo provare a farle entrambe”.

Capitolo riforme. Si faranno?
“In questi 20 anni abbiamo combattuto per il primato della sovranità popolare e per impedire che questo primato fosse mortificato dai giochi di Palazzo. La scorsa legislatura abbiamo fatto passare il presidenzialismo al Senato ma ci hanno bloccato alla Camera. Ora siamo vicini alla meta perché le aperture arrivate dal Pd sono importanti”.

Pensa davvero che si riuscirà ad approvare l’elezione diretta del capo dello Stato?
“I segnali arrivati dal Pd, da Renzi, da Veltroni e dallo stesso Enrico Letta sono molto confortanti”.

Con che tempi?
“I 18 mesi previsti dall’articolo 138 della Costituzione. È inevitabile”.

Legge elettorale. Si farà o no il ritocco del Porcellum?
“È stato Letta il primo a parlarne a Spineto ed è una giusta istanza per rispondere ai rilievi della Consulta. Noi siamo coerentemente fermi a quella impostazione. Per quanto riguarda la riforma in toto del sistema di voto, invece, credo che debba arrivare alla fine del percorso. Se il modello a cui si guarda è il presidenzialismo alla francese si può immaginare un tipo di legge elettorale, se invece si guarda a Berlino o Londra i sistemi di voto sono altri. Insomma, prima vengono le riforme costituzionali e poi, alla fine del percorso, la legge elettorale. Che deve esserne conseguenza”.

C’è chi non la pensa così.
“Mettere la riforma elettorale, su cui non c’è accordo tra le forze che sostengono la maggioranza, al primo posto è un modo per creare problemi al governo”.

Parliamo del Pdl. È in agitazione. Le riunioni dei gruppi della scorsa settimana sono state piuttosto accese.
“È il solito dilemma nel quale ci vogliono imprigionare. Se non si discute siamo una caserma, se si dibatte anche in termini amichevoli e civili è tutto un caos”.

Non può negare che un po’ di insofferenza e qualche distinguo ci sia…
“Guardi, quando si giudica il Pdl è sempre così. Ma noi andiamo avanti con sempre maggior forza. Con il leader che ha più consenso non solo negli ultimi venti anni ma negli ultimi venti giorni”.

E sulla questione del doppio incarico – vicepremier e segretario di partito – cosa risponde?
“So distinguere. E sono al governo proprio in quanto segretario del Pdl. Per tutelarne valori, convinzioni e programmi”.

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