Intervento Sen. Di Biagio su Def

Illustrazione Def

6.5.13

Onorevoli colleghi,

Signor Presidente,

l'analisi del Documento di economia e finanze di oggi – a mio parere – rappresenta la prima vera occasione di questo Governo.

Un'occasione per ripensare ad una politica economica valida,

che sappia guardare alla crescita,

che sappia risollevare le sorti del Paese

e che sappia guardare al futuro in una prospettiva di lungimiranza, senza trascurare la rilevanza sociale che queste iniziative comportano.

Ed è proprio nel Def, anche alla luce di quanto evidenziato dal Ministro Saccomanni, che si deve e si può tentare di creare quell' equilibrio tra garanzie del cittadino, crescita economica e contenimento del debito.

La sussistenza di queste tre linee guida dell'azione di Governo non ne comporta un conflitto.

Si tratta di principi operativi che non si escludono e che mai – come in questo periodo – meritano di essere rigorosamente tutelati in un approccio d'insieme.

Sappiamo bene che dal punto di vista economico-finanziario il Def 2013 ha l'obiettivo definire il pareggio di bilancio in termini strutturali.

Illustrando quanto operato dal Governo precedente e quanto ancora dovrebbe essere attuato per far fronte agli impegni già assunti.

Siamo inoltre pienamente consapevoli del fatto che l'azione di risanamento portata avanti nei mesi scorsi abbia condotto a risultati significativi, non senza riflessi sui primari livelli di garanzia economica dei cittadini meno abbienti.

In primis parliamo del riequilibrio delle finanze pubbliche.

E questi avanzamenti rappresentano il “terreno di coltura” per tutte le iniziative tese alla rinascita economica del Paese.

Ricordiamo che l'Italia ha riportato il disavanzo pubblico sotto la soglia del 3% del Pil, in linea con le raccomandazioni europee.

E questi risultati – chiaramente espressi nel documento – devono fornire il punto di partenza delle azioni che il Governo si accinge ad intraprendere.

In linea anche con l'articolato discorso di Programma del Presidenza Letta della scorsa settimana.

Il Def stesso dimostra che le riforme rappresentano un tassello indispensabile del percorso di crescita del Paese.

Proprio perché le iniziative finora strutturate in materia di competitività e lotta alla crisi condurranno ad un incremento aggiuntivo del pil sul medio-lungo periodo.

Ma questo percorso urgente di risanamento ha lasciato aperte troppe falle e purtroppo l'attualità ce ne da una chiara conferma.

Per questo ho ritenuto indispensabile l'impegno del Governo su una riscrittura di alcune parti del documento.

Proprio per rivederne alcuni punti in una rinnovata prospettiva di tutela non soltanto delle casse dello Stato ma anche di quelle dei cittadini.

Le vittime per eccellenza dei riflessi dell'austerity.

L'obiettivo, credo da tutti condiviso, resta quello di rivedere alcuni punti.

Introducendo misure più incisive nel Piano nazionale delle riforme e più rispondenti alle priorità tracciate da questo esecutivo.

La mia attenzione vuole nuovamente soffermarsi sull'urgenza di rivedere le modifiche apportate dal Governo sul Def in materia di IMU nelle scorse settimane.

Che hanno previsto la stabilizzazione dell'imposta oltre il 2015 creando un vero e proprio smarrimento sociale soprattutto nei cittadini meno abbienti.

Su questo punto appare chiaro a tutti che la pesante speculazione politica e mediatica che si sta facendo sull'argomento, sta creando una certa confusione tra i cittadini.

Che finiscono con il capirci poco o niente di queste dinamiche e che fanno fatica a comprendere quale norma è realmente applicata.

Altrettanta confusione è da ricondurre a coloro che invece spingono per l'abolizione indiscriminata dell'imu.

Ponendola quasi a condizione della sopravvivenza del Governo.

A questo punto ci viene da chiedere in che modo potrebbero essere colmati i circa 4 miliardi di debito che deriverebbero dalla completa abolizione dell'imu sulla prima casa.

E ci diamo noi stessi una risposta: pura demagogia.

Certo, contestualizzare le imposte dovrebbe essere un principio operativo inderogabile: paga chi ha e paga meno chi ha meno.

Ma dobbiamo mantenere alto il livello di pragmatismo, senza il quale non si va molto lontano.

Proprio alla luce di quanto evidenziato prima, in questo particolare scenario, non possiamo permetterci di sottovalutare il peso economico e sociale di iniziative come queste.

Salvaguardare il gettito derivante dall' applicazione dell' imposta oltre il 2015, appare certamente doveroso, ma lo si può sicuramente fare con altri mezzi e in altri modi.

Non infierendo su un bene sacro come la casa soprattutto se questa è la prima dimora della famiglia e non un puro vezzo.

Appare urgente – dunque – rimodulare il valore dell' imposta a tutela delle famiglie in difficoltà, delle famiglie numerose, dei cittadini in conclamata condizione di povertà e dei cittadini residenti all' estero costretti a pagare somme importanti per immobili che la legge considera prima casa.

Ad esempio, nel caso degli italiani con residenza all'estero, questi spesso hanno in Italia delle piccole unità immobiliari talvolta in piccoli Paesi.

Paradossalmente, sebbene la legge 75 del 93, le definisca “prima casa” i connazionali ci pagano un imu maggiorato come se fosse una seconda casa.

I nostri connazionali non chiedono di essere esonerati che venga rispettata la legge del 93 e che quindi si consenta loro di pagare il dovuto e non l'equivalente di un bene di lusso.

Non dimentichiamo inoltre il caso dei pensionati che vivono in case di cura o di riposo e che sono costretti – anche loro – a pagare un imu maggiorato.

Tutto questo perché la normativa vigente prevede il principio della discrezionalità dei comuni nella determinazione dell'imposta.

Quindi provate ad indovinare alla fine che tipo di imposta il comune sceglie per queste categorie.

Dunque siamo qua per chiedere soltanto chiarezza.

Non ci interessa stravolgere le norme, né tutelare un privilegio.

E in questo scenario, il depennamento del pagamento della rata di giugno dell'imposta, con apposito decreto nei prossimi giorni, rappresenta un importante punto di partenza.

Soltanto in questo modo sarà possibile ragionare su nuove e più incisive modalità di intervento sul versante della gestione delle imposte immobiliari.

Appare opportuno ricordare che dietro le norme, dietro le aliquote e le detrazioni esistono delle persone, esistono dei beni primari ed esistono delle difficoltà.

Fino ad ora l'urgenza dettata dalla recessione e dalle misure di contenimento del debito hanno legittimato iniziative altamente discutibili sotto il profilo della tenuta sociale.

Quindi la nostra è una doppia responsabilità: salvaguardare i saldi ma prestare attenzione alle tasche dei cittadini.

Gli ambiti nei quali intervenire sono tanti, e attendono misure chiare e interventi selezionati: dalla Riforma del mercato del lavoro, alla riduzione del cuneo fiscale passando per il sostegno alle impresa e alle misure di liberalizzazione.

Partendo da questo presupposto, attendiamo la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza che è stata annunciata dal Governo.

Con l'auspicio che venga data una rinnovata prospettiva alle riforme, sulle quali si regge il futuro stesso della crescita del Paese.

L'invito che voglio rivolgere a tutti è alla lucidità.

Mettendo da parte l'inutile speculazione politica e la demagogia perché non siamo in campagna elettorale.

E l'unica linea guida di ogni singola azione di governo deve essere il bene del Paese.

Ma questa volta non a parole ma con i fatti, con le leggi e con il taglio dei privilegi.

Colleghi, non perdiamo questa occasione per riguadagnare la fiducia del Paese verso la politica.

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