Care amiche, cari amici, continuiamo la riflessione sulla situazione politica ed economica attuale con Rocco Buttiglione.
Cordialmente,
segr. Luca Marconi
4.1 La crisi finanziaria è stata superata e a maggio verrà chiusa (speriamo!) la procedura europea per deficit eccessivo contro il nostro paese. Non è possibile che convivano con la stessa moneta paesi che hanno politiche finanziarie troppo diverse fra loro. Il deficit genera inflazione e se un paese fa più deficit degli altri genera inflazione che distribuisce poi agli altri paesi che condividono la medesima moneta. Buona parte delle norme che regolano l'Unione Europea e la Banca Centrale Europea sono state disegnate proprio per impedire che questo avvenga. È per questo che la BCE non può finanziare direttamente i singoli stati. Avendo fatto i nostri “compiti a casa” noi possiamo e dobbiamo adesso chiedere una interpretazione di quelle norme che ci sia favorevole ma non possiamo mai dimenticare la ragione fondamentale per la quale esse esistono. Questa ragione fondamentale determina anche i limiti del loro possibile cambiamento. Alla politica della spesa facile sarà comunque impossibile tornare. Noi siamo consapevoli del quadro europeo all'interno del quale inevitabilmente si inserisce la nostra azione di governo, le altre forze politiche italiane invece no.
4.2 La crisi finanziaria non è, comunque, il problema più importante. C'è un' altra crisi di molto più radicale e questa è la crisi economica. Non possono convivere nella stessa moneta paesi che hanno tendenze differenti di evoluzione della produttività e della competitività. Il motivo vero della tensione all'interno dell'area euro è che, rispetto al 2000, alcuni paesi sono diventati più competitivi ed altri meno competitivi. Nel marzo del 2000 a Lisbona si sono riuniti i Capi di Stato e di Governo della Unione Europea ed hanno delineato un programma per fare dell'Europa la economia della conoscenza più avanzata del mondo. Alcuni paesi hanno poi proceduto nella realizzazione di quel programma, altri invece no.
4.3 Il Consiglio Europeo di Lisbona 2000 è, in un certo senso, la risposta europea agli accordi di Marraketch del 1994 con i quali si abbassano drammaticamente le barriere doganali, si crea la World Trade Organization e si dà il via alla globalizzazione. I paesi poveri entrano nel mercato mondiale e sfruttano la disponibilità di quantità illimitate di lavoro a basso costo per farci concorrenza ed espellerci da settori produttivi che una volta erano nostri. È un fenomeno globalmente positivo per l'umanità che vede uscire dalla fame e dal sottosviluppo grandi paesi come l'India o la Cina. È un fenomeno però che mette a rischio il benessere dei paesi ricchi. Per salvarci dobbiamo migliorare la qualità del nostro lavoro, puntare sulla cultura e sulla ricerca scientifica, sfruttare al massimo i nostri vantaggi competitivi, diffondere la cultura d' impresa e diminuire gli impacci che ostacolano la formazione di nuove imprese e la produzione di nuova ricchezza, dotarci di infrastrutture materiali ed immateriali avanzate… Se non faremo queste cose dovremo affrontare la competizione con i paesi emergenti sul costo del lavoro dove saremo inevitabilmente perdenti. Noi siamo consapevoli della sfida mondiale della competitività davanti alla quale l'Italia si trova, le altre forze politiche italiane invece no.