Quello che concerne la privacy è un argomento sempre discusso e che solleva sempre più dubbi nell’utilizzo della tecnologia e della connettività. E’ il caso di Siri, l’assistente con sistema di riconoscimento vocale che distribuisce indicazioni dal 2011 basandosi, appunto, su input vocali da parte dell’utente. Chi chiede a Siri di conoscere per esempio il meteo di domani, oggi riceve da Apple una risposta da una assistente vocale. Ma ciò che gli utenti non sanno che tutte le voci che conversano sono memorizzate dal server fino a due anni. Lo ha denunciato la rivista mensile statunitense “wired.com” venerdì 19 che tratta tematiche di carattere tecnologico e di come queste influenzino la cultura, l'economia, la politica e la vita quotidiana.
Trudy Muller, portavoce di Apple, ha confermato il salvataggio delle voci. La compagnia manterrebbe in archivio i dati vocali per due anni. Questi dati vengono poi registrati sui server stessi di Apple dove, per l’archiviazione, viene assegnato loro un numero che rappresenta l’utente dal quale provengono. Da questo numero sono contrassegnati per i primi sei mesi di permanenza nel server, periodo di tempo dopo il quale i dati vengono dissociati dal suddetto numero per essere conservati in maniera anonima per altri 18 mesi. Uno scandalo questa pratica, secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Gli utenti chiedono una migliore informazione sulla Privacy su questa pratica già criticata in America. Pertanto, è necessario che sia indicato un link che porta l'utente direttamente sulla pagina della privacy di Apple, al fine di avere un quadro chiaro del servizio prima di essere acquistato.