Il noto artista pugliese Nicola Andreace, con un codice stilistico personale ha realizzato nel giro di un breve lasso di tempo, tre manifesti di eventi culturali le cui immagini sono state utilizzate anche sulla facciata dei relativi cataloghi-inviti, che vanno dal Premio “Valore e talento” città di Massafra, organizzato dall’Associazione culturale “Amici del Carnevale”, alla presentazione del progetto Codice Architiano nel codice diplomatico pugliese, organizzato dall’Università di Bari e all’ “Abuso sui minori e alla violenza sulle donne: combattiamo il silenzio” presentato in occasione del Meeting interclub Lions.
Ogni singolo Poster presenta rappresentazioni , che si compenetrano in una fusione totale, il cui linguaggio visivo rispecchia la vita che scorre, la concretezza di momenti del microcosmo dilatati all’infinito, vibranti di sentimenti e poesia, di storia e fantasia, di sogno e verità.
L’assemblaggio tra le immagini e le parole informative dell’evento creano uno “spazialismo” arricchito da apporti estetici e contenutistici, fatti di simboli, di oggetti, di personaggi, i quali si sovrappongono, entrano in dialogo, forniscono nuove modalità di lettura e mostrano l’ attenzione dell’artista a calibrare segno, colore, notificazione dell’avvenimento, indagine introspettiva di un confronto tra la civiltà di ieri e la realtà di oggi. Sull’ultimo manifesto “Dall’abuso sui minori alla violenza sulle donne”, Andreace ci dà alcune note esplicative:” Nella composizione grafica armonica e misurata l’emblema del Lions internacional, sospeso su immagini sistemati in forma piramidale, incastonati in una serie di circonferenze concentriche, in bianco e nero, metafora delle esperienze di vita vissuta , nella quale si deposita il flusso inarrestabile di continue coesioni, di incessanti trasformazioni, di sofferenze intime silenti, una mano colorata di rosso, codificando i sussulti dell’animo, grida “Basta alla violenza sulle donne e sui minori!”.
Volti di donne e bambini, ora velati ed in ombra, ora scoperti e mostrati, che esprimono lo scompiglio inquieto dell’ indugio della denuncia, si collegano agli interrogativi più riposti della nostra coscienza. Vi si avverte la presenza del non detto e dei sottintesi che definiscono la rivelazione di qualcosa che siamo usi definire ispirazione, intuizione, comunicazione dell’indicibile.
Ma chi è questo prestigioso artista la cui notorietà è internazionale? Ecco di seguito brevi notizie.
L’artista nasce a Taranto nel novembre del 1934, ma, dopo i primi anni di vita, si trasferisce a Massafra, dove vive ed opera. Segue gli studi artistici che completa presso l’Accademia di Belle Arti. Già Ordinario di Disegno e Storia dell’Arte nei Licei Scientifici di Stato, dove ha esperienza di Presidenza, svolge per la sua materia la funzione di Commissario e Presidente nei Corsi e Concorsi Ministeriali. Dal 1960 al 1972, collabora attivamente all’organizzazione della “Rassegna d’Arte Contemporanea Città di Massafra” con la funzione, in molte Edizioni, di Segretario. Dal 2004, un’esposizione permanente nel Centro di Studio e Ricerche “Segmenti d’Arte” di Massafra testimonia l’intero percorso creativo di Nicola Andreace, che esordisce nel 1957, partecipando ad una collettiva di Pittura presso la Pinacoteca Provinciale di Bari. Dopo essersi presentato come “disegnatore vigoroso e colorista acceso”, come scrive Pietro Marino, affronta le tematiche concettuali del tempo, con accenti popolareschi ricchi di espressionismo neorealista. Sensibile, infatti, a tutto cib che si muove attorno all’Uomo, attento osservatore della realtà territoriale dei problemi socio ambientali, dopo i primi inizi di studio sull’Arte materica e segnica, prosegue con indagini socioantropologiche. Sollecitato dai fenomeni dell’industrializzazione, violentemente inseritisi in una realtà contadina, prosegue con studi e ricerche che ripercorrono le tappe del passaggio dalla civiltà contadina alla società tecnologica (1957-1967). Mec-Art, pittura “oltre”, con significazione metalinguistica, antropologia e tecnicismo reportages ed impegno civile (1968-1981) sono le tappe successive del suo percorso. Analizza cos! la societh convulsa e frettolosa sottolineando impietosamente il dramma dell’uomo moderno. Andreace, che nella sua città ha la possibilità di collaborare con la critica culturale nazionale emergente dell’epoca, da Pietro Marino a Franco Sossi, da Achille Bonito Oliva a Michele Perfetti, da Edoardo Sanguineti a Eugenio Miccini, a Maurizio Calvesi, da Silvio Ceccato a Vittorino Andreoli, ecc., distingue gli equivoci e i passaggi dell’Arte Pop, fra ghestaltismo e nuova figurazione, fra astrattismo ed Arte concettuale.
La crisi dei valori dell’uomo, il recupero della memoria storica, gli ideogrammi, i messaggi visivi di fine-inizio millenni, l’euromediterraneità sono le fasi successive delle sue indagini che si concretizzano nell’Umanesimo Tecnologico (dal 1982 al 2005) con tutte le tensioni, le lacerazioni e le contraddizioni della nostra società. Dal 2006 con il Post Human dà vita ad un racconto intrecciato fra “design” e pittura colta, assemblando stralci di suoi manifesti (realizzati per eventi culturali organizzati da Universith, Ministeri, Associazioni, Enti Istituzionali e Sindacati) con simboli, allegorie immagini della tradizione storica e mitologica. Dalla fine degli anni cinquanta realizza opere di scultura e di strutture architettoniche in cemento armato, acciaio, ferro, legno e terracotta. Dal 1965 svolge interventi operativi e sperimenta nuove tecniche espressive nel campo della grafica, e cimentandosi con la cultura optical, la psicologia della forma, l’astrazione, l’Arte minimal, realizza manifesti d’Arte, pubblicazioni, annulli e messaggi filatelici speciali per manifestazioni culturali celebrative. La maschera “Lu Pagghiuse” da lui progettata dopo sue analitiche ricerche e studi socio-antropologici, diventa una delle due maschere ufficiali del Carnevale di Massafra, “magia dello Jonio”.
La sua presenza documentaria è registrata in Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia; Archivio Storico Esposizione Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma; Biblioteca dell’Accademia di Brera, Milano; Biblioteca della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia…
Numerose sono le sue monografie: Andreace è stato anche oggetto di studio e di ricerca per tesi di storia dell’Arte discusse presso l’Università di Lecce, relatori i professori Lucio Galante, Letizia Gaeta e Massimo Guastella. Rai-3/Telenorba/Studio 100/ Telesud hanno diffuso con servizi notizie sulla sua attività e sulla sua presenza operativa. Andreace partecipa alla vita artistica nazionale ed estera con Mostre Personali e Collettive.
Da ricordare, in particolare tra le più recenti, la mostra personale sul panoramico maestoso terrazzo dell’Associazione Pugliese di Roma (presieduta dall’avv. Antonio Deva), immerso nell'affascinante verde di Villa Borghese. Esaurite in poco tempo, seppure numerose, le copie dell’elegante Catalogo a colori che riportava 20 delle cinquanta opere in esposizione, oltre ai dati biografici dell’artista Nicola Andreace con stralci di giudizi critici sulla sua arte espressi da Dante Mafia, Arturo Carlo Quintavalle, Marcello Venturoli, ed altri, tra cui Cosimo Damiano Fonseca, Accademico dei Lincei, ritenuto il più profondo conoscitore (assieme al prof. Gianni Iacovelli, presidente dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria di Roma) e che in una nota critica ricorda, fra l’altro, che quello dello stesso Andreace è un itinerario sviluppatosi nel Mezzogiorno con sostenuta progettualità, con continua ricerca di strumenti espressivi, con gran capacità tecnica, con fedeltà indiscussa alle proprie matrici culturali. Tornando alla presentazione di questa nostra da ricordare, tra l’altro, che il dott. Carlo Marchese ha affermato: “Le opere in esposizione di Andreace, ricostruiscono il poliedrico attento ideale percorso che lega l'artista alla sua terra e alla sua gente, di cui indaga l’evoluzione e analizza i mutamenti sociali e antropologici. Andreace nei suoi lavori della “Civiltà contadina” rappresenta in maniera estremamente poetica la Massafra più caratteristica con il suo peculiare panorama, gli angoli del centro antico, le nature morte, gli oggetti umili di uso quotidiano, personaggi davanti alle loro case, trasfigurati dal ricordo in immagini magiche e dignitose senza tempo… Guardano lontano, muti ed immobili, depositari della loro realtà, con le loro mani grandi di lavoratori, avvolti da una potentissima luce calda e dalla saggia e calma consapevolezza dei veri valori della vita. Accanto a queste, altre opere degli altri periodi artistici di Andreace, che, attraverso piani simbolici, dilata lo spazio e con un file rouge fa dialogare la storia di ieri con quella di oggi, raccontando la vita di tutti i tempi e di tutti i luoghi dell’Uomo, un essere, che dall’infanzia si sviluppa col proprio istinto, attuando ognuna delle sue vite possibili: quella che ha vissuto, che vivrà e che avrebbe potuto vivere. L’animo di Andreace scruta intorno a sé fra le sue pennellate calde di colori mediterranei ed esprime la sua riflessione complessa e profonda sull’umano essere, che, pur accettando il progresso inarrestabile, deve sapere riconoscere la sua più intima e sincera emotività”.
Nella foto uno dei suoi ultimi poster: “Dall’abuso sui minori alla violenza sulle donne: combattiamo il silenzio”.