La giovane deputata Dalila Nesci, del Movimento Cinque Stelle, ha depositato un’interrogazione parlamentare sul grave atto intimidatorio dello scorso 13 aprile ai danni dell’imprenditore calabrese Antonino De Masi, la cui sede aziendale è stata colpita da 44 proiettili di mitragliatore Kalashnikov AK-47.
Nell’atto ispettivo, indirizzato al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Interno e dello Sviluppo Economico, la deputata chiede «di sapere quali siano, benché al momento vi sia una protezione, le misure previste per la sicurezza personale dell’imprenditore De Masi, per la sicurezza della sua famiglia, per la sicurezza dei suoi dipendenti e per la continuazione dell’attività aziendale».
Soprattutto, ripercorrendo la storia dell’imprenditore De Masi, le cui aziende occupano circa 200 lavoratori, la parlamentare domanda ai ministri interessati «in che modo intendano intervenire per garantire la sopravvivenza di un Gruppo che rischia di chiudere per mancanza di adeguate tutele e garanzie e per la vittoria di consorterie di tipo mafioso sullo Stato e sul titolare dell’impresa economica».
La deputata spiega che «De Masi, già vittima di usura bancaria, ora è destinatario di veri e propri segnali di guerra, sicché non è possibile permettere, con silenzi o immobilismo, che chiuda l’attività».
Nesci afferma: «Adesso, devono intervenire le istituzioni, sia per le questioni di incolumità sia per consentire all’azienda di lavorare con tutte le tutele, anche a stima dell’usura di cui è rimasta vittima, come riconosciuto nel 2011 dalla Cassazione».
La parlamentare del Movimento Cinque Stelle sottolinea: «Sarebbe un errore gravissimo se ci fosse una sottovalutazione da parte dello Stato. De Masi, non dimentichiamolo mai, lavora nell’area del porto di Gioia Tauro, dove ha pure un deposito container. Per questo potrebbe essere lo scomodo personaggio che interrompe una filiera criminale».
Nesci conclude: «In ogni caso, le istituzioni non possono più trascurarlo, anche per la vicenda dell’usura, che ha da fare con i grandi interessi delle banche, rispetto a cui occorrono interventi precisi, coraggiosi ed urgenti, sia del governo che del parlamento».