Ed ora caro Bersani, dimettiti. QUO USQUE TANDEM ABUTERE PATIENTIA NOSTRA

Perluigi Bersani ne ha combinate troppe. Deve dimettersi immediatamente e lasciare ad altri il timone di quello che non è mai stato né un Partito né tantomeno Democratico per farlo diventare l’una e l’altra cosa. Il fallimento della candidatura di Romano Prodi alla quarta votazione con un quorum da principianti di gran lunga al di sotto di quello ottenuto da Franco Marini, fa venire le lacrime agli occhi dalle risate. Orbene, sappiamo che deve dimettersi e sappiamo anche che non lo farà. Per dimettersi occorrono gli attributi che ha dimostrato di non possedere. E, con lui, tutti coloro che hanno inneggiato al vecchio Romano esponente che con l’innovazione non ha nulla a che fare. Un cavallo cioè perdente ed antico eppure definito il migliore possibile. E’ imbarazzante incassare una disfatta di tale portata ma dato che il ritegno oramai è cosa sorpassata dovremmo essere avvezzi. Ma Bersani e tutto il PD l’ha fatta grossa, troppo grossa. Si accaparrerà anche il Quirinale e dal cilindro del prestigiatore caccerà il nome di D’Alema votatissimo anche dal PDL. Ma in quel caso, la consecutio è un governo insieme al cavaliare. Per forza. Allora avrà avuto le presidenze delle due camere, la Presidenza della Repubblica senza più avere un partito perché alle prossime elezioni molti di noi vorranno vedere i numeri pietosi che le urne decreteranno.

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