"Se glielo avevano dato l’aiuto non eravamo qui.. L’aiuto l’hanno chiesto nessuno glielo ha dato… Dovete vergognarvi. Qui abbiamo un sacco di famiglie che non ce la fanno, e aiutate i rom che sono pieni di soldi!… ”

Le grida della gente, fuori dalla chiesa a Civitanova Marche, dove si svolgevano i funerali dei due coniugi suicidatisi per questioni economiche, e del fratello della donna che si è tolto la vita dopo aver appreso la notizia, ti entrano nella pelle, raggiungono lo stomaco per poi salire al cuore facendo morire un po’ anche te. Il Sindaco in lacrime la chiama “dignità”, perché secondo quanto appreso subito dopo il ritrovamento dei corpi, Romeo Dionisi e Annamaria Sopranzi, che non avevano più neanche i soldi per l’affitto, per orgoglio o forse vergogna non avrebbero chiesto aiuto. A nessuno. Perché è vero che loro sono vittime dello Stato e che uno Stato che non sostiene i suoi cittadini è assassino, ma è vero anche che la società nella quale ci troviamo sotto sotto disapprova chi non ce la fa. E ci rende tutti un pochino responsabili. Ed ecco che la vergogna è più forte della morte. La morte però non ha replay. Sono centinaia le persone che si sono tolte la vita da gennaio 2012 a oggi. Un’enormità rispetto al motivo che le ha indotte in un vortice dal quale non sono state in grado di uscire, se non con un atto estremo.

“Senza lavoro non c’è speranza, senza speranza non c’è voglia di vivere”, queste le parole lasciate da un imprenditore ferrarese che ora non c’è più. Una strage, questa dovuta alla crisi, che nell’ultimo anno in particolare, grazie alla politica del rigore di Monti e della Merkel, ha portato migliaia di aziende a chiudere producendo disoccupati ( siamo a 3 milioni), esodati (creazione Fornero), disperazione. Si lascia la gente senza pane e si salvano le banche e le lobby. Le banche che hanno debiti con lo Stato per 5 miliardi alle quali ne scontano 4. A Remo Dionisi e Annamaria Sopranzi invece EQUITALIA chiedeva soldi che non sapevano dove trovare, temevano il pignoramento della loro auto, troppo, per loro che nella vita si erano fatti da soli, che avevano sempre lavorato con dignità e onestà.

Il Presidente del Consiglio e i Ministri attualmente in “carica forzata”, come resuscitati dalla Pasqua appena trascorsa, sono in gran parte responsabili di questa deriva. Un anno fa, proprio in aprile, Monti disse, “Per colpa della crisi talvolta le persone si tolgono la vita. Ma senza il lavoro di questi mesi saremmo stati nel baratro del default del debito sovrano“. Che cosa vuol dire quel “ma”. I suicidi sono da mettere in conto? Sono, nella sostanza, “fisiologici? Di fisiologico c’è solo una cosa: la mancanza di attenzione per i problemi reali delle persone da parte di una politica che tutela in primis se stessa. Credo che lo Stato non debba sostituirsi alle persone, che devono imparare a camminare a testa alta con le loro gambe, a rialzarsi quando cadono, a cambiare strada quando quella intrapresa è solo un vicolo cieco. E anche a chiedere aiuto nella certezza che un domani migliore può sempre arrivare. Ma, ecco un ma che è una condizione sine qua non, “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E quando le Istituzioni si accorgono di un grande disagio, devono fare di tutto, ma proprio di tutto, per poterlo arginare.

Ricordo una frase di Mario Monti pronunciata alla cerimonia di inaugurazione di Milano Unica a Fieramilanocity: “Casta siamo tutti noi cittadini italiani che continuiamo a dare prevalenza più al particolare che al generale e poi ci lamentiamo che il generale funziona male”. Ma quel particolare che sta tanto a cuore alle Persone si chiama quotidianità. Quella quotidianità che è diventata una corsa agli ostacoli insostenibile per lungo tempo, specie se quello che si sente dire rispetto al generale non ha una corrispondenza nel particolare condannato. Il particolare è un fatto di vita. Come diceva Gandhi “In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica.” Il problema è che la politica oggi è la prima ad essere stata sottratta a se stessa da se stessa. Un paradosso che va sciolto con urgenza per non arrivare al punto in cui non c’è più replay, neanche per lei. E allora sarà lo Stato costretto a un suicidio fisiologico, che però ci sotterrerà tutti.

Ufficio Stampa
Annalisa Alessio

Barbara Benedettelli
www.barbarabenedettelli.com
www.litaliavera.it

www.fratelli-italia.it

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