Quando si crede in un progetto, quale che esso sia, ci impiegano tutti i mezzi e le energie necessarie affinché diventi realtà. Se giusto oppure no, nella fase del decollo dell’iniziativa, qualsiasi interferenza potrebbe incidere negativamente facendo abortire o ritardare oltre misura il decollo. Lo startup fatidico è delicatissimo, qualsiasi inezia può disturbare, danneggiare, l’intero apparato. In queste fasi, aprire ad un confronto democratico, è un errore gravissimo. Fermo restando che nessuno prescinderebbe dalla democrazia intesa quale processo di partecipazione globale delle scelte e delle decisioni per il bene comune, nella fase dello statup è deleteria. Infatti, il verificarsi dei “ si ma io direi o farei diversamente” distoglie ed altera l’equilibrio delicatissimo del decollo. Il M5S deve decollare ed in questa fase, il classico partecipare democratico inteso anche come voce “bastian contraria”, è nocivo. Una volta decollato il progetto, allora aprire alla democrazia partecipativa diventa un imperativo categorico. Le turbolenze, le proposizioni contra-linea saranno un bene per l’evolversi del progetto in via di perfezionamento e rappresenteranno foraggio utile al proliferare delle idee. Il M5S è in piena fase di decollo. Ecco perché la posizione dei suoi senatori che hanno votato Grasso è da censurare. Essi hanno tirato un freno a mano in piena accelerazione e non si sono resi conto del disastro che avrebbero potuto arrecare a tutto il movimento. Al cospetto di un Partito Democratico colpevolmente “locusta” nell’ingoiare ambedue le camere parlamentari cosa che neanche il glorioso PDL delle maggioranze assolute aveva osato fare, cedere al gioco della famosissima “responsabilità nei confronti del paese” è stato da ingenui. Si è sempre agito in questo modo. Da che mondo è mondo in Italia politicamente si è portati a trasferire un profondo senso di colpa sugli altri pur di realizzare i propri disegni. Nella fase di startup nella quale si trova oggi il M5S, occorrono parlamentari intelligenti, astuti, freddi al limite del cinismo protesi ad arrivare alla meta prefissata e cioè l’azzeramento dell’attuale classe politica. Ecco perché essi devono dimettersi. Devono lasciare il campo ad altri pronti invece a farsi carico della missione programmata e pianificata nelle piazze di tutta Italia. Dopo questa fase di startup, la democrazia sarà necessaria ed il suo ingresso avverrà spontaneamente allargando a macchia d’olio il nuovissimo sistema a tutti quelli che saranno ormai gli ex partiti. A quel punto Beppe Grillo lascerà avendo compiuto in pieno la sua missione. Gli basterà solo essere ringraziato.