POLITICA E SALVEZZA

Tra poco tempo sapremo. Dopo dodici mesi sofferti e vissuti con una profonda incertezza per il domani, in Parlamento si verificherà la possibilità di varare un Esecutivo capace di reggere le bordate di un’opposizione ad, un’eventuale, maggioranza che si dovrà reggere sulla stampella della squadra di Grillo. Sempre se l’uomo delle 5 Stelle sarà in animo d’offrirla. Da subito, non scriviamo a chi e per quanto. Gli italiani, dopo una tiepida euforia elettorale, si chiedono, quando sarà possibile riprendere un’esistenza normale. L’impegno, primario, dovrebbe essere quello di frenare il processo involutivo che ci ha colpito e del quale i politici, non solo di ieri, dovranno rispondere al Paese. Resta da verificare se esiste la volontà per superare i gravi problemi strutturali legati ad un’economia soffocata dalla speculazione e degenerata in una crisi che ha coinvolto anche gli strati sociali meno esposti. Il legame tra gestione del potere ed economia è tanto interdipendente da chiederci, con sempre maggiore apprensione, come andrà a finire. Ci sono, di conseguenza, degli impegni che coinvolgono tutti quelli che hanno lasciato in vita un Esecutivo tecnico del quale, forse, potevamo fare a meno. Con la premessa che il Movimento di Grillo non c’era ancora. La gestione del potere, dopo i discordanti risultati elettorali, impone a tutti precisi impegni per andare avanti. Di là dalle improbabili confluenze col PD, ora i “grillino” dovranno assumersi l’impegno di tentare il varo di maggioranza. In caso contrario, non ci sarebbero “vincitori”, ma solo “vinti”. La questione resta sempre quella d’offrire l’opportunità di una democratica partecipazione alla vita del Paese. Le deleghe parlamentari sono solo un segnale di un impegno che l’elettorato ha voluto evidenziare ai suoi rappresentanti. Una scelta, in ogni caso, resta da fare. Non adottarla significherebbe rimandare, ancora una volta, quel rinnovamento della realtà nazionale che, è in “riserva” da troppo tempo per sperare di tirare avanti, senza nuove risorse, ancora per molto. Non ci sembra ragionevole, indipendentemente dai compiacenti errori, evitare l’assunzione di specifiche responsabilità di governo. Insomma, meglio del caos, resta da prendere in esame un Esecutivo Istituzionale. Con la finalità d’eleggere il nuovo Capo dello Stato ed approdare ad una nuova legge elettorale. Questi due passi, fondamentali per la nostra Democrazia, già qualificherebbero i segnali di buona volontà da una parte e dall’altra. I risultati delle urne non consentono di pendere in esame sostanziali cambiamenti d’equilibrio. Potrebbero, però, essere un motivo d’incontro per dare alla Nazione una via, se pur di breve percorso, capace di riattivare l’effetto volano. Chiamare alla responsabilità dovrebbe essere un impegno per tutti. Responsabilità, avvalorata da un impegno politico, che tenga conto dell’emergenza e non sui numeri dei parlamentari. Risulta, infatti, palese che senza un Esecutivo, che sia costruttivo oltre i simboli d’appartenenza, per l’Italia non intravediamo altra razionale soluzione. La nostra sensazione è confortata anche dalle raccomandazioni del Presidente Napolitano. In alternativa,si potrebbe far strada il rimpianto per ciò che si poteva fare è non s’ è fatto.

Giorgio Brignola

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