Anno della Fede

Ordine Equestre
Santo Sepolcro di Gerusalemme
Delegazione di Castellaneta

Anno della Fede nella Diocesi di Castellaneta
Conclusa la conferenza “Cattolici e ortodossi verso l’unità”

La delegazione dell’Ordine Equestre “Santo Sepolcro di Gerusalemme” “Sono scritte cento badanti, e tu devi leggere trecento”: così si esprimeva, con realismo bonario, una signora rumena – che lavora per l’assistenza degli anziani del nostro territorio – durante un incontro tenutosi a Castellaneta giovedì 21 febbraio su iniziativa della delegazione diocesana dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. In prima fila, nella sala Mons. Scarafile del Centro Pastorale Lumen Gentium, una quindicina di signore rumene, felici di essere invitate ad un incontro con padre Mihai Driga, arciprete degli ortodossi presenti in Puglia e Basilicata; all’incontro partecipava anche don Jean Paul Lieggi, docente di Teologia Ecumenica nella Facoltà Teologica Pugliese.
Il tema ha suscitato l’interesse dei cavalieri e delle dame del Santo Sepolcro, ma anche degli insegnanti di religione cattolica, di varie associazioni e singoli cittadini; c’erano anche le rappresentanze dell’Arma dei Carabinieri e dell’Amministrazione Comunale di Castellaneta. Durante la conferenza si è parlato di “Cattolici e ortodossi verso l’unità: aspetti sociali e spirituali del cammino ecumenico in Puglia”. L’iniziativa è nata dal desiderio di riconsegnare la vocazione ecumenica della nostra regione nell’Anno della Fede e a 50 anni dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II. Già nello scorso anno i vescovi pugliesi, nella nota pastorale sui laici, hanno richiamato la compresenza del mondo latino e del mondo bizantino nella terra e soprattutto nell’anima pugliese, incoraggiando non solo la presa di coscienza di questo patrimonio, ma anche l’impegno a creare nuovi ponti culturali e spirituali tra Occidente e Oriente.
In tale logica l’appuntamento promosso dall’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ha colto nel segno – come ha sottolineato il Preside della Sezione di Taranto, il dott. Baldassarre Cimmarrusti, nel saluto iniziale – ed è stato occasione per un primo monitoraggio dei dati ufficiali sui residenti stranieri presenti nel territorio diocesano: solo di rito ortodosso, con regolare permesso di soggiorno, si contano 2100 unità. Una quota molto significativa su una popolazione locale di appena 130.000 abitanti. La comunità rumena è la più numerosa: 1369 presenze regolari. Il nucleo maggiore risiede a Massafra con 583 unità e a Ginosa con 471 unità. La comunità albanese registra 622 presenze regolari, di cui 501 a Massafra. Seguono la Bulgaria con 56 presenze, la Georgia con 41, la Macedonia con 13, la Russia con 11 e l’Ucraina con 9 unità. Il dr. Michele Recchia, delegato locale dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha introdotto i relatori e le linee storiche essenziali del cammino ecumenico. Il rumeno padre Driga, presente in Italia sin dal 1983, è stato studente dell’Istituto ecumenico San Nicola di Bari con una borsa di studio dell’arcivescovo di Bari–Bitonto Mons. M. Magrassi: ha sottolineato anzitutto il profilo spirituale che unisce da sempre cattolici e ortodossi, parlando della gioia pasquale comune, che purtroppo da mille anni è offuscata dallo spirito di polemica e di sospetto; in seguito si è soffermato sul documento conciliare “Unitatis Redintegratio”, elencando alcuni frutti maturati in questi cinquant’anni: “il fatto stesso di essere qui insieme a parlare di questo è un grande segno del soffio dello Spirito. Dio chiama e conduce i cristiani di Oriente e di Occidente a frequentarsi, conoscersi, perdonarsi e sognare insieme la prospettiva dell’unità realizzata da Cristo e simboleggiata dall’unico calice, dall’unica Eucaristia”.
Don Jean Paul Lieggi ha evocato alcuni segni della compresenza di mondo bizantino e latino: l’Exultet di Bari del 1054, la Basilica di San Nicola con il simbolo dell’uniflamma (unica fiamma davanti al Santissimo Sacramento, alimentata contemporaneamente dall’olio dell’Oriente e dell’Occidente), le chiese rupestri purtroppo ancora poco conosciute dai latini, la presenza nel territorio di ortodossi di varie nazionalità.
“La nostra Regione – ha concluso Mons. Fragnelli, Vescovo della Diocesi di Castellaneta – può e deve riscoprirsi chiamata ad essere “arca di pace” e non “arco di guerra”, promuovendo nuovi ponti culturali e spirituali nello spirito del Concilio: conoscenza reciproca, ecumenismo fatto di preghiera e di conversione, apprezzamento della ricca diversità e cooperazione concreta sul piano sociale, affinché tutti si sentano bene accolti in Puglia”.
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