Lo scorso gennaio, in apertura dei nostri interventi per il nuovo anno, eravamo stati più che lapidari: “Il Paese continuerà ad evidenziare una preoccupante crisi economica, ma anche socio/politica”. Ora, alle porte delle elezioni politiche, lo riconfermiamo; anche perché parecchi segnali in negativo ci danno ragione. Nonostante le poliedriche “assicurazioni” di tutti i “capi” dei partiti, l’Italia procede nel suo processo involutivo. Davanti a noi, per essere obiettivi, resta solo la Grecia. Che è ben magra consolazione. I senza lavoro, delle più disparate tipologie, sono milioni. Non solo giovani, ma anche padri di famiglia con tanti guai pecuniari al seguito. Le “riforme” del Professore hanno contribuito, non marginalmente, ad incrementare questo “gap” che condiziona il nostro futuro. L’aria per il cambiamento spira con forza. Non vorremmo, però, che restasse solo nelle volontà di chi la propone. C’è da rivedere tutta l’impalcatura del nostro sistema legislativo e, obiettivamente, non solo di quello. Tra le tesi del “Centro/Destra” e del “Centro/Sinistra”, esiste un vuoto politico che ha da essere riempito prima che sia troppo tardi. Dopo le imminenti elezioni, sarà ancora un Parlamento, realizzato col vecchio sistema normativo, a dare un volto all’Esecutivo. Sarebbe, di conseguenza, assai opportuno aver le idee chiare su chi potrebbe essere alla guida del Paese. Parecchie linee d’intervento sono, in ogni modo, tanto sfumate da non essere riconoscibili in un programma serio per il Paese. Le elezioni “anticipate”, solo di pochi mesi, ci hanno fatto ben capire che si è preferito lasciare ad altri le mosse per tanti provvedimenti impopolari. Senza prevedere, poi, che anche il Professore sarebbe sceso in politica attiva. Certamente gli italiani non dimenticheranno il giro di vite di un anno che è stato tutto e più di tutto. Eppure, questa nostra Italia ha bisogno di certezze. Magari poche ma irrinunciabili. Invece, la demotivazione si è fatta strada e non è facile essere corretti, quando il Bel Paese non sembra nelle condizioni di trovare un suo equilibrio. Questa nostra preoccupazione non può passata inosservata. Tanto che il detto “si stava meglio, quando si stava peggio” è tornato di grand’attualità. La prossima Legislatura, se non altro, dovrebbe servire per cambiare le regole del gioco. La politica non può ridursi ad un fatto di costume tanto da ritenere “migliore” chi riesce a barcamenarsi nei meandri dell’Olimpo partitico nazionale. Con la chimera del “bipolarismo” allargato, si stanno perdendo di vista mete fondamentali per la Penisola. Se bastasse criticare per essere al “top”, in Italia non ci sarebbero politici “peggiori”. Anche le esternazioni “disinteressate” ci hanno messo in agitazione. Le buone intenzioni, quando ci sono, non bastano più. La “stabilità” è una cosa troppo seria per nominarla invano. Dopo febbraio, non ci saranno Maggioranze “assolute”. Sole responsabili alleanze potranno garantire l’auspicata governabilità. Da noi, purtroppo, le cose politiche continuano a funzionare nel modo sbagliato. Forti del concetto “pochi ma buoni” riponiamo la fiducia nei programmi di chi , in Parlamento, potrebbe portare innovazioni di tutto rilievo. Solo da lontano, abbiamo identificato chi intende portare in Patria una sorta di politica che tuteli, principalmente, i diritti degli italiani. Saranno gli uomini del Nuovo Mondo a fare la differenza. Per cambiare, ma non solo a parole, sono indispensabili idee nate con l’esperienza e non dai compromessi.
Giorgio Brignola