UN CITTADINO DELLA COMUNITA’ DI CARLOPOLI SCRIVE ALL’ASSOCIAZIONE BENE COMUNE: “STORIA DI ARRETRATEZZA CULTURALE E POLITICA A CARLOPOLI”

Ritornando sulla triste vicenda del caseificio di Carlopoli annesso implacabilmente ad una civile abitazione, pongo all’attenzione degli organi di stampa le considerazioni pervenutemi da un cittadino della comunità di Carlopoli, che ritraggono una storia di arretratezza culturale e politica a Carlopoli.
E’ quanto si legge in una nota diffusa dall’Avv. Filomena Falsetta, Presidente dell’Associazione Bene Comune.
Lo scritto del cittadino di Carlopoli (che segue la nota) – dichiara Falsetta – deve risvegliare l’opinione pubblica sulla nostra “missione di cittadini”, che è quella di impedire che la politica calpesti quei diritti umani di prima generazione, ossia quei diritti che sono “naturali”, nel senso che sono comuni a noi tutti, “universali”, nel senso che sono identici per noi tutti, indivisibili, nel senso che sono inseparabili, e, infine, inalienabili, nel senso che nessuno può sottrarli all’altro.

“La vicenda del caseificio di Carlopoli risale a una trentina di anni fa ,da quando l’allora Sindaco Comunista Falbo Angelo diede l’autorizzazione a Gentile Vincenzo, proprietario dello stesso caseificio, di realizzarlo, senza tener conto della nostra vicinanza e nonostante non rispettasse nessuna norma igienica. Protestammo vivacemente con il Sindaco , ma non valse a nulla. Tutti sanno che fu una questione politica, servivano voti per vincere le elezioni e quella famiglia e parenti , comunisti storici ,potevano fornirgliene parecchi. Il Sindaco non comprendeva il danno che stava facendo all’intera comunità di Carlopoli.
Una struttura di quella natura che risiede tuttora sul “Corso di Grillo” ha sempre recato fastidio al circondario e alle persone che si trovavano a passare, ma nessuno avrebbe avuto il coraggio di lamentarsi , vista la forza politica di quell’area che era forte e consistente.
Tuttora vige una sorta di omertà e non se ne vuole neanche parlare per non tradire quelle vecchie amministrazioni con a capo il Sindaco Falbo che diedero l’autorizzazione. Da notare che in tutte le amministrazioni con Angelo Falbo Sindaco sono stati sempre presenti , a vario titolo , personaggi legati a quella famiglia. Famiglia storica comunista .Durante questo tempo, abbiamo più volte interpellato i vari Sindaci che si succedevano, abbiamo denunciato le carenze igieniche,e ci sono stati anche sequestri dell’area e condanne pecuniarie. In seguito a queste denuncie ,i proprietari hanno sostenuto di aver messo a norma il laboratorio acquistando un depuratore che filtrava i residui prima di immetterli nelle fogne, sono state messe e tolte canne fumarie e il caseificio continuava e continua a lavorare tuttora. Le varie Amministrazioni avversarie che si sono succedute non hanno preso iniziative anche perché era in costruzione l’Area PIP ,voluta proprio dalla Giunta di Sinistra ,che doveva ospitare quella struttura e altre di vario tipo e anche noi non abbiamo proceduto legalmente in attesa del completamento del PIP. Tuttavia, ancora oggi, nonostante il completamento del PIP, continuiamo a convivere con una situazione paradossale, in quanto caratterizzata dalla totale assenza di cultura legale, sensibilità sociale, educazione e rispetto verso il prossimo.
Hanno sempre minimizzato,lavorando nelle ore più disparate e nei modi più impensati . Molti erano e sono a conoscenza di questi modi di lavorare,ma ad essere in torto eravamo noi che lo facevamo notare.
Una cultura retrograda che vige in paesi sottosviluppati, eppure, dovremmo appartenere ad altra cultura ,nuova , civile e moderna.
Quando venne attivato il PIP ,nella zona di Buccisano, i lotti furono acquistati o prenotati da piccoli imprenditori che avevano delle attività in paese e che presumibilmente ,in un prossimo futuro ,avrebbero pensato di spostare. I proprietari del caseificio in questione,neanche a parlarne, non hanno acquistato nessun lotto. Nel frattempo nel caseificio cambia l’attività ,se prima si lavorava il latte,adesso arrivano camion carichi di “pasta” pretrattata da Crotone ,da fondere e trattare, che necessita di una notevole quantità di gas e acqua. Penso che tutti si siano fatti un’idea ,passando per quel tratto di Corso, ma che nessuno abbia la forza o il coraggio di dire qualcosa. Insomma, vige una sorta di omertà, ancor più tra i compagni della stessa area.
Mi sono rivolto all’attuale Sindaco di un’ Amministrazione di Centrosinistra con un’opposizione assente o di sostegno alla maggioranza, creata appositamente da gente di sinistra in cui ,ovviamente , è presente un esponete di quella famosa famiglia. Che dire ,ho sbagliato i tempi,non potevo chiedere proprio adesso lo spostamento del caseificio , proprio adesso che a Carlopoli c’è ,quasi ,un totale consenso politico alla Giunta; pertanto, vista la completa assenza di un’opposizione politica, era ovvio che non avrei ottenuto niente. E, nel frattempo, nelle immediate vicinanze si è costruita la Scuola Media ,la Scuola Materna,un parco giochi per bimbi. Nella Zona risiede anche,a pochi metri , un’area verde dedicata ai Caduti di Guerra,un monumento religioso ,dove i fedeli si soffermano e pregano, nonché la sede della Guardia Medica. Il Corso ,sia d’estate che d’inverno è sempre frequentato da tante persone. Ultimamente la zona è anche servita di un sistema tecnologico d'avanguardia con l'attivazione di hot spot Wifi per l'accesso ad internet gratuito senza limiti di tempo e di traffico,come nelle grandi Città d'arte e un nuovo palazzo abitato e a pochi metri dal laboratorio .E’ ovvio , per la sicurezza della zona, la salute dei cittadini e l’importanza dell’area turistica che riveste per il paese, quel caseificio tuttora attaccato ad una civile abitazione, deve trovare una giusta collocazione in area PIP o altrove.
La politica ,quando commette degli errori, è difficile porvi rimedio, specialmente quando a privilegiarsene è gente senza scrupoli che, con il senso innato della prevaricazione, pone la propria forza elettorale sulla bilancia della Democrazia.
E’ triste aver dovuto maturare l’amara concezione di come, di fronte al numero dei voti che si possono disporre, si pieghi la politica, si pieghino gli uomini. Insomma, tutto è concesso, anche a scapito della collettività” .

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