Il Partito democratico all’estero è il maggior responsabile dei fallimenti dell’azione politica per i nostri connazionali. Ritiri i suoi candidati e farà  bella figura!

Di Dario Ghezzi

Che gli eletti nella circoscrizione estero alla camera ed al Senato abbiano fatto un buco nell’acqua, è cosa risaputa e nota. Le responsabilità sono da attribuirsi in parti uguali a tutte le compagini da destra a sinistra. Ma una su tutte è responsabile in maniera particolare e cioè quella dal Partito Democratico. In quelle file, per due legislature di seguito sono stati presenti sei parlamentari seduti tutti insieme “allegramente” negli scranni dell’emiciclo di sinistra. Essi, gruppo più folto di tutti per gli italiani all’etero, mai hanno pensato di attuare un’azione congiunta e svincolata del partito al fine di ottenere risultati concreti. Eppure, essi avrebbero potuto passare nel gruppo misto postazione dalla quale avrebbero avuto le mani libere. In tutte e due le legislature che hanno visto parlamentari eletti all’estero entrare nel Parlamento, le maggioranze di governo hanno operato sul filo di uno o due voti di differenza. Si ricorderà il governo Prodi e quello di Berlusconi quando il 14 dicembre 2011 si salvò per un solo voto a favore. Sei voti che all’unisono fossero passati in acque “internazionali” avrebbero fatto tremare i polsi a qualsiasi governo. Essi però non ci hanno nemmeno pensato lontanamente perché divenuti né più e né meno burocrati della nomenclatura targata Partito Democratico. Su di questi sei parlamentari pesano responsabilità enormi per disinteresse alla causa degli italiani all’estero anteponendo a questa la carriera personale. Forse ciò è stato dovuto ad una mancanza di spessore politico non indifferente e di prostrazione nei riguardi del partito, ma sta di fatto che ad essi non è passato neanche per l’anticamera del cervello. Non si capisce con quale coraggio essi si ripresentino in parlamento e si rivolgano agli elettori chiedendo il loro consenso per l’ennesima volta. Occorre veramente una buona dose di faccia tosta. Nelle mani di questi sei, dico sei, parlamentari del Partito Democratico, vi era la possibilità concreta di poter dare una svolta non solo alla politica per i connazionali all’estero, ma per tutta la politica italiana assurgendo finalmente agli onori delle cronache per iniziativa ed onestà politica. Invece essi hanno nel loro DNA la militanza becera del veterocomunismo con tanto di paraocchi. Hanno voglia a predicare il contrario. E che dire per il Senato? In quell’altra camera ripresentano un volto noto già senatore della XV legislatura, Renato Turano. Imprenditore di successo in America, non si può dire altrettanto per la sua penosa esperienza da senatore. Nella sua campagna elettorale dice ai suoi elettori di voler continuare il lavoro interrotto nella legislatura del 2006. Di quale lavoro egli parli non è dato sapere se per lavoro intende schiacciare i pulsanti verde e rosso. Nessuno in Italia e nel mondo si ricorda di lui. I nostri connazionali aprano gli occhi e sappiano valutare i fatti storici e le volontà realmente poste in campo, smettiamola con la demagogia e guardiamo in faccia alla realtà.

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