L’ARCANO

In un’atmosfera di dubbi e comprensibili perplessità politiche ed economiche, la campagna elettorale nel Bel Paese procede a colpi bassi. Con non poche polemiche, si è alzato il sipario sulle consultazioni 2013; certamente le più complesse di quest’ultimo ventennio. Dato il caos dei simboli e degli uomini che li rappresentano, fare delle previsioni, ma previsioni serie, non è semplice. Neppure un “pronostico” sarebbe più attendibile, dato che neppure l’Esecutivo Monti non fosse previsto, né prevedibile. Almeno per noi che non viviamo nei pressi della stanza del potere. Una rapida panoramica sulla situazione evidenzia forti tensioni sociali all’interno ed alcune incongruenze a livello internazionale che potrebbero, tutto considerato, essere correlate. Il 2013 è iniziato con la “crisi” di Governo più atipica dal varo della Repubblica. Lo scorso dicembre, il Professore si è dimesso; dato che la “non sfiducia” è tornata “sfiducia”. Arrivare alle elezioni a primavera inoltrata avrebbe comportato altri dubbi e la politica già non era più una cosa seria. Si voterà in pieno inverno. L’importante è avere idee chiare. Sia per quanto attiene il voto attivo che passivo. Dato che la legge elettorale, per una strategia di bassa lega, è rimasta invariata, meglio puntare sugli uomini che suoi partiti che dovrebbero rappresentare. Il “buono” c’è; basta saperlo trovare. Anche se chi rema contro non manca e le illusioni di un riformismo d’altri tempi tentano di farsi strada tra un elettorato frastornato, ma anche sospettoso. Se la “crisi”politica non fosse sorella di quell’economica, un Esecutivo di salute pubblica potrebbe anche starci. Vale a dire un Esecutivo delle riforme, anche costituzionali, capace d’essere sopra delle parti. Purtroppo, la realtà nazionale non ci consente di focalizzare solo le riforme che, in ogni caso, non dovranno mancare. Quindi, il 2013 resta un anno difficile sia sul piano economico che su quello politico. Dalle ceneri della Seconda Repubblica, si sono sviluppati partiti con nomi differenti, ma costituiti dagli stessi uomini che erano già di spicco in altri. I “nuovi” della politica italiana, per la verità pochini, fanno platea; ma di sostanza n’offrono poca. Tra l’altro, non esiste più un “grande” Partito da battere. Ci sono solo formazioni politiche che hanno disperato bisogno di altre per spuntare una maggioranza capace di garantire stabilità di governo. Rispetto all’evoluzione della precedente Legislatura, qualche novità non è da sottovalutare. Primo, i milioni di disoccupati e cassintegrati con diritto di voto. Secondo, il voto dei Connazionali all’estero. Anch’essi milioni e con idee che, col tempo, si sono fatte più definite e meno propense a dare ossigeno a partiti capaci solo d’ottenere, senza, mai dare. Quindi, una massa di voti che, se non fosse dispersa nei rivoli delle Ripartizioni della Circoscrizione Estero e nei Partiti nazionali che non potranno, in ogni caso, spuntarla, potrebbe ribaltare o, almeno, modificare in modo efficace la composizione del prossimo Parlamento nazionale e della XVII Legislatura. Con una maturità politica della quale non abbiamo mai dubitato, saranno gli italiani dall’estero ad essere il potenziale ago della bilancia. Uomini che si presentano indipendentemente dai partiti della Penisola. Uomini che hanno vissuto l’Emigrazione in tutte le sue forme e si sono fatti strada oltre confine. Accanto a questa fitta umanità, restano i senza lavoro con famiglia, impegni non rispettati e rischi inimmaginabili per il futuro. Anche a loro consigliamo di guardarsi intorno e ponderare ciò che è da quello che sembra. L’arcano delle imminenti elezioni è proprio questo: continuare per una strada che non ha meta, o intraprendere la via maestra che è possibile ripercorrere con i politici giusti.

Giorgio Brignola

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