In questo periodo i politici, i vecchi politici perlomeno, mi fanno pensare a quegli scolaretti delle elementari ai quali, quando tornavano dalla vacanze natalizie, la maestra assegnava il compito di scrivere i buoni propositi per l’anno nuovo. I bambini recitavano la loro parte illudendosi di imbrogliare la maestra, la quale sapeva bene che niente sarebbe cambiato e gli alunni avrebbero continuato a comportarsi come prima. I nostri politici, i vecchi politici perlomeno, in campagna elettorale svolgono il loro compitino dei buoni propositi per la nuova legislatura. Con la disinvoltura (per non dire la faccia tosta) d’attori consumati recitano la loro parte di persone buone, altruiste, il cui unico esclusivo pensiero è il bene degli italiani. Ma il loro compito, oltre ai buoni propositi, è anche quello di giustificarsi. Devono giustificare il comportamento del periodo in cui hanno governato e non hanno realizzato le cose che promettono con i nuovi buoni propositi. Silvio Berlusconi è maestro in questo, così com’è maestro nell’arte d’incantare gli ascoltatori. Così è stato ieri durante la trasmissione Servizio Pubblico. E non si può escludere che qualche spettatore anche nel tempio di Santoro, in cuor suo gli abbia dato ragione: al Cavaliere è stato impedito, mentre governava, di fare tante cose buone per il Paese. Né si può escludere che qualche spettatore, anche nel tempio di Santoro, non abbia canticchiato: “Meno male che Silvio c’è”. Michele, poi, deve anche pensare allo spettacolo, e così ha dato modo al Cavaliere di consumare la sua meschina vendetta nei riguardi di Marco Travaglio. Tutti stavano in imbarazzo, e solo alla fine Santoro lo ha interrotto fingendo d’arrabbiarsi. E intanto il Cavaliere, che non molto tempo fa, aveva fatto sì che tutto il mondo ridesse di noi, vede aumentare i consensi.
Carmelo Dini