L’arresto, per certi versi emblematico, se non addirittura fortemente sindacabile, di Alessandro Sallusti

Sono davvero mortificato per l’arresto di Sallusti. Si tratta pur sempre di un collega che, di fronte certi nostri parlamentari, comparando i loro operati da sicura galera, meriterebbe un posto di piacere alle isole Hawai. Il che lascia intuire che Sallusti, rispetto a loro, è un granellino di sabbia rispetto ad una montagna.

Che poi Sallusti a me non piaccia, questo è un altro discorso. Penso infatti che, al di la della sua valenza professionale, egli abbia cavalcato troppo spesso “verità” che non erano tali, ma che la linea editoriale del quotidiano da lui diretto gli imponevano.

Il suo volto, quasi sempre serio e tirato, trasmetteva questo senso di imposizione che lui, grazie alla sua preparazione, sapeva sempre temperare nell’interesse del suo editore. Esattamente come faceva il suo predecessore.

La galera, posto che ci debba essere, non lo farà martire come alcuni sostengono (e come lui stesso pare voglia trasmettere, in maniera malcelata, alla pubblica opinione), ma molto probabilmente questo tragico evento aprirà una pagina che resterà aperta per anni nella storia della Repubblica italiana, tanto che il parlarne ogni giorno, diventerà materia di esame per tutti. Poi si sa che, il tempo, non solo stempera gli eventi dolorosi, ma trova anche le motivazioni ad hoc per riabilitarli. Come è successo, in altri contesti, per Pierpaolo Pasolini che, per la verità, io non ho mai apprezzato più di tanto.…

Arnaldo De Porti

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