DOMANI IPOTECATO

Il 2013 sarà un anno tutto da “scoprire”. L’Italia dovrà affrontare uno dei momenti più difficili. La situazione degli italiani ne seguirà le sorti. Cambiare è necessario. Pena il definitivo tracollo dell’economia e della nostra dignità di Paese europeo. Di fatto, i problemi della Penisola non troveranno facili sfoghi. Tramontato il liberismo, nato già in agonia, non lascerà il posto al progressismo che ne rappresenta una copia mal riuscita. Eppure, nel bene come nel male, si tira avanti. Anche questo, nella disgrazia è uno dei miracoli italiani. Vivere di fantasia è sempre meglio che sopravvivere senza illusioni. Dopo la Grecia, segue l’Italia. Ma non lo diamo a vedere. Se ne sono, però, accorte le nostre tasche. La politica della formica non è stata migliore di quella della cicala e la ripresa, quando ci sarà, non la percepiamo prossima. La Legge di Stabilità 2013 la dice lunga sugli anni di sacrificio che dovremo ancora affrontare. Dietro i politici, di ieri e d’oggi, non c’è più il Popolo italiano. I sacrifici indiscriminati hanno vanificato ogni “credo”, ogni fiducia negli aspiranti Condottieri del Bel Paese. Dopo i fatti di queste ultime settimane, non c’è più gran differenza tra chi è “impopolari” o “antipopolari”. Le sfumature non reggono alla bufera che ci portiamo dietro da più di un anno. Così, accanto alle impressioni, rimangono tante drammatiche certezze. E’ il nostro potere legislativo che dovrebbe, prima di tutto, essere ridimensionato negli uomini e negli emolumenti. Tra Camera e Senato, ci sono troppo parlamentari. Almeno un 30% di meno farebbe già una prima differenza. Per gli emolumenti, si dovrebbero riscrivere le regole dei Padri Fondatori della Repubblica. Chi s’interesse ai problemi degli altri, o così dovrebbe, non svolge un “mestiere” che, invece, risulta tra i meglio pagati. Da qualche tempo, “maggioranza” ed “opposizione” rappresentano gli estremi che si toccano. Chi governa ha solo bisogno della “non” sfiducia, per il resto è lasciata all’iniziativa dei singoli fare o disfare partiti e correnti. Se tutti siamo stati chiamati a “tirare la cinghia” lo siano anche i nostri Parlamentari. Chi oserebbe imporre tanto? Non il Governo che si regge per la loro interessata benevolenza, né la fitta schiera di chi vive a Palazzo Madama ed a Montecitorio con tutti i “benefit” annessi e connessi. Tutto è rimandato al dopo elezioni. Intanto, la china si è fatta precipizio e vivere con una manciata d’Euro il mese è difficile, vergognosamente difficile. Non a caso, c’è chi comincia a rimpiangere il passato ed a temere, a ragion veduta, l’immediato futuro. Se la classe politica non va più in “Paradiso”, è anche sicuro che non prenderà la strada per l’”Inferno”. Per tutti gli eletti è cambiato poco; rispetto agli elettori che si sono visti privare di tutto. Non esiste neppure più la parvenza di una squadra del “Buon Governo” e chi esercita l’alto diritto non è stato delegato dal Popolo sovrano. Guardare al domani è un dilemma per tutti. Anche perché il nostro futuro, in ogni caso si consideri, risulta già ampiamente “ipotecato”.

Giorgio Brignola

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