Nota On. Di Biagio

Alla c.a.
Segretario Generale
CGIE
Consiglieri
CGIE

Roma, 8 novembre 2012

Gentile Segretario Generale, Gentili Consiglieri e referenti,

con queste poche righe voglio condividere con voi una semplice riflessione, un contributo umile e – si auspica – costruttivo, per creare insieme le basi per ridefinire le prospettive del mondo dell’emigrazione e tutte le sfumature che lo stanno caratterizzando.
Le criticità che attualmente condizionano il mondo dell’emigrazione e le strutture che lo compongono sono sotto gli occhi di tutti e sono il riflesso inevitabile di una crisi più profonda che coinvolge il nostro Paese sotto il profilo economico, sociale e sicuramente politico.
La congiuntura attuale ha condotto – in maniera certamente discutibile – al rinvio delle elezioni degli organi di rappresentanza e al ridimensionamento – ormai conclamato – delle risorse destinate ai diversi capitoli del Mae relativi alle nostre comunità.
Tutto ha sicuramente inasprito gli animi e talvolta esasperato le posizioni e le ostilità che pure sono espressione di un genuino agire democratico.
Ma appare inevitabile in questo momento trasformare queste energie in potenzialità.
Non si tratta di inutile demagogia ma di una chiara esigenza, quella di creare simbiosi ed armonia tra coloro che rappresentano gli italiani all’estero, un’esigenza che acquista maggiore significato se la si inquadra nella complessità del momento.
Il Cgie e i vari Comites in ogni parte del mondo, in quanto principali organismi rappresentativi dei nostri connazionali oltre confine, meritano di essere tutelati e valorizzati.
Ma non c’è valorizzazione se non c’è un rinnovo della responsabilità e dell’impegno di ciascuna delle componenti di queste strutture.
E noi siamo chiamati al rinnovo del nostro ruolo.
Mettendo da parte gli asti personale, le singole istanze e gli inevitabili protagonismi, avendo anche la lucidità di isolare le componenti marce del sistema e chi ha ancora ha il coraggio di vedere tutte le strutture di rappresentanza come un banale business o una poltrona da conquistare.
Dobbiamo quindi uscire dal dannoso limite del singolo partito, che sollecita certamente l’interesse di parte allontanando dagli obiettivi condivisi.
Sarebbe auspicabile – di contro – avere la capacità di trarre dalla diversità e dalla vivacità delle posizioni politiche quella spinta in più per migliorarsi e migliorare il proprio operato.
Senza ingessarsi intorno a posizioni, ruoli e incarichi.
Ma sapendo guardare oltre.
Quindi un passo indietro del singolo ma un passo in avanti nella responsabilità.
Scrutando in lontananza quanto ancora bisogna fare per valorizzare appieno le nostre comunità e le strutture che le rappresentano.
Quello che al momento conta è soltanto la difesa e il rafforzamento dei valori comuni: la tutela dell’italianità, il rafforzamento dei legami con la Patria, la valorizzazione delle nostre realtà economiche all’estero e la creazione dei nuovi strumenti di dialogo e di confronto tra chi all’estero vive e chi invece sta in Italia, tra governo centrale e strutture oltre confine.
Siamo certamente orfani del padre dell’emigrazione italiana, Mirko Tremaglia, della cui eredità dobbiamo farci carico in maniera rispettosa e costruttiva, avendo come obbiettivo unico soltanto quello di valorizzare, migliorare e proteggere quanto fino ad ora conquistato, avendo però la capacità di farlo in maniera corale e trasversale senza contrapposizioni o inutili contrasti.
Ma questo non vuol dire mantenere lo status quo, significa rinnovare gli strumenti che abbiamo a disposizione anche in una logica di razionalizzazione e di riforma, a cui noi tutti dobbiamo contribuire, che forse servirà anche per agire meglio e più velocemente assicurando una maggiore efficacia al funzionamento degli organismi di rappresentanza.
Ben vengano le critiche, ma che non si trasformino in attacchi.
Ben venga il confronto, ma che non si trasformi in polemica.
Le derive personalistiche non sono funzionali allo scopo che ci dobbiamo prefiggere e rischiano di allontanarci dai valori comuni mostrando all’esterno – segnatamente dinanzi all’Amministrazione – un’immagine litigiosa e polemica che francamente non meritiamo.
Abbiamo tante risorse, tante energie a nostra disposizione e dobbiamo solo essere in grado di veicolarle nei modi e nei tempi giusti per rimettere le nostre comunità al centro dell’attenzione del Paese.
Le prossime elezioni saranno proprio un’occasione per fissare questi obbiettivi e per delineare un programma chiaro e funzionale per le nostre comunità oltre confine.
La si può chiamare ambizione o missione, ma ciò che conta è esserne protagonisti e so che voi lo sarete.
Con stima,

Aldo Di Biagio

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