L'ultimo importante sequestro di migliaia scarpe d'importazione in Italia, avvenuto nei giorni scorsi a Roma nel quartiere Esquilino in alcune attività commerciali, vendute a prezzi stracciati ma contenenti sostanze sostanze altamente tossiche, anche cancerogene – con valori di cromo esavalente, cadmio e piombo più di cento volte superiori ai limiti di legge – dovrebbe far riflettere sullo stato dei consumi in Italia e dei controlli doganali che consentono il passaggio di migliaia di tonnellate di merci senza le opportune verifiche sul rispetto delle stringenti normative europee in materia di vendita di prodotti al consumo.
É pressoché inutile, in tal senso la campagna di criminalizzazione nei confronti dei negozianti, quasi tutti stranieri, che per tirare a campare sono “costretti” a vendere merce a basso costo senza verificare il rispetto di quelle condizioni di legge per la vendita cui facevamo accenno, né i migliaia di cittadini anch'essi “costretti” dalla crisi a reperire l'offerta più conveniente anche a rischio di non importarsene nulla della propria salute.
Certo, é giusto e corretto pretendere il rispetto della normativa e la tutela della salute, ma nella situazione che sta vivendo il Paese il vero e proprio boom che stanno conoscendo queste attività commerciali, un po' ovunque in Italia, é dovuto principalmente da una parte dall'assoluta assenza di competitività dei nostri prodotti, specie quelli destinati al consumo di massa e alla contrazione dei redditi acuita dalle politiche recessive del governo precedente e di quello attuale e dall'altra dall'assenza di una seria politica europea dei controlli alle frontiere su tutta la merce d'importazione, specie di quella che viene dai mercati asiatici.
Non é, infatti, né la prima
né l'ultima operazione di sequestro di massa che si verifica nel nostro Paese, sottolinea Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che rileva come operazioni come quella avvenuta a Roma siano solo pura propaganda, stante l'infinita mole di merce contraffatta o pericolosa che continua ad essere venduta nonostante le pesanti sanzioni previste in questi casi.