Di Carlo Di Stanislao
Dal premier norvegese Jens Stoltenberg sono arrivate congratulazioni alla Ue per il Nobel per la pace, ma, ha aggiunto, l'ingresso nell'Unione non è nell'agenda di Oslo.
Il premio giunge a sorpresa, ma con una motivazione molto chiara: per aver contribuito, per oltre 60 anni, all'avanzamento della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani.
Un riconoscimento che arriva provvidenziale in un momento di grande difficoltà, con una crisi economica che sta mettendone a dura prova tenuta e stabilità.
Per Mario Giordano un Nobel assurdo, da parte di una giuria che, negli anni, ci ha abituato a tali assurdità . Più assurdo di quello ad Obama, premiato ancor prima di essere eletto, senza che avesse combinato nulla né nel bene né nel male, perché, secondo lui, l’Unione europea, di bene ne ha combinato poco e di male, invece, un sacco.
Secondo il giornalista, la mancanza di una politica comune, cioè la mancanza di una vera Unione Europea, è la causa di tutti i guai di oggi, che riguardano giovani, welfare e lavoro.
Quanto poi a rettitudine, i politici della Unione non sono secondi a quelli nostrani e, solo per fare un esempio, Solo per gli ex dipendenti nel 2013 spenderemo 1.473 milioni di euro, cioè il 34 per cento in più rispetto al 2008.
Inoltre i precedenti sono molti e significativi: nel 2010, nel pieno della crisi economica ebbero il coraggio di stanziare un aumento (1500 euro in più al mese) per i portaborse dei deputati.
E nello stesso anno furono spesi 2,6 milioni per un nuovo centro visitatori e 2 milioni per una nuova palestra degli eurodeputati, con tanto di fitness e sala per fisioterapia (motto: coccolatevi un po’, come se non lo facessero abbastanza).
Insomma, questa struttura elefantiaca che non è mai stata in grado di garantire nulla per i suoi cittadini, ma solo per i suoi burocrati, con 44mila dipendenti di Bruxelles che sono stati ribattezzati, da una celebre inchiesta di una tv inglese, i “gatti grassi”, mentre le famiglie europee continuano a dover tagliare i propri bilanci, con stipendi d’oro (un usciere guadagna tra i 4 e i 6 mila euro netti al mese, un archivista arriva a 9mila euro, un dirigente supera come niente i 16mila); tutto meritava tranne che un premio, che, ora, sarà visto addirittura come un incoraggiamento a proseguire.
Stamani, a Roma, di fronte alla sede del Parlamento Europeo, come in altre 90 piazze di altrettante città, gli studenti manifestano mo la loro rabbia contro chi gli impone un futuro nero per mantenere i privilegi di banche e grandi imprese, a scapito della stragrande maggioranza della popolazione.
E, pertanto, protestano anche contro l’Europa che invece l’Accademia di Svezia ha premiato.
I ragazzi dei licei e delle scuole medie superiori, sfilano o con le carote in pugno, “simbolo dell'inutile presente”, spiegando che, infatti, le nostre scuole e le nostre università in questi anni hanno visto solamente il bastone e di qualche carota presentata come fosse un regalo, adesso ne hanno davvero abbastanza.
“Scendiamo in piazza contro il ddl Aprea che vuole introdurre i privati nelle scuole e ridurre in maniera consistente la rappresentanza studentesca. Rivendichiamo che il diritto allo studio sia garantito a tutti gli studenti con una legge nazionale. Contrastiamo inoltre la meritocrazia che mira a premiare i pochi mentre la stragrande maggioranza non riesce nemmeno ad acquistare i libri”. Questo dicono ad alta voce gli studenti in tutte le città italiane.
Chiedono anche un nuovo piano per l’edilizia scolastica, “perché molte scuole cadono a pezzi”.
“Se pensate che l'istruzione costi provate l'ignoranza”, è la frase di Bock che campeggia sugli striscioni di Firenze, con il segretario toscano della Flc Cgil Alessandro Rapezzi che ripete che “la scuola ha bisogno di funzionare”.
Inoltre, già la riforma Gelmini aveva sostituito le normali borse di studio con i prestiti d’onore che vengono concessi dalle banche con alti tassi d’interesse e costituiscono una fonte d’indebitamento per le famiglie e, nella Regione Lazio, quella del Lazio-gate, sono mesi che si verificano ritardi nell’erogazione delle borse di studio; con l’Adisu, l’ente competente alla loro erogazione per conto della Regione, che ha fatto registrare numerosi ritardi: basti pensare che la seconda rata relativa allo scorso anno accademico, è stata sbloccata solo a inizio settembre.
La scuola di oggi, come per molti versi la sanità, con l’impegno di alcuni, vanificato dai tagli continui (altri 600 milioni con il “patto di stabilità” e con Balduzzi che si dice addirittura contento perché poteva andare peggio), è la rappresentazione dello sfascio verso cui stiamo andando pericolosamente, perché continuando a rincorrere il debito con politiche monetarie e finanziarie senza mettere in moto la macchina dello sviluppo, sbagliamo completamente strada, prendendo quella, disastrosa, che la premiata Unione Europea continua ad indicarci.