Un Paese sull’orlo di una crisi di nervi

Un Paese sull'orlo di una crisi di nervi

Negli scontri di Madrid tra i manifestanti e la Polizia davanti al Parlamento c'era qualcosa di nuovo. Le immagini non trasmettevano solo le cariche, le manganellate, i corpi di persone incoscienti trascinate di peso a cui ormai siamo abituati, ma un clima da guerra civile. I manifestanti avanzavano indifferenti ai colpi, non si curavano delle conseguenze, delle denunce e della galera. Non erano black block, ma gente normale con la faccia rassicurante del vicino di casa senza più niente da perdere. Avevano la stessa faccia dell'operaio dell'ALCOA che a Roma si diceva disposto a morire piuttosto che rinunciare al posto di lavoro che gli consente di mantenere la famiglia o la disperazione dei lavoratori dell'ILVA che sanno di barattare un misero stipendio con la salute e con la morte dei loro stessi figli. Non sono solo le aziende italiane a chiudere o a fuggire in Europa per sopravvivere, anche le multinazionali se ne vanno o tagliano il personale come la Fnac e la McDonald. Licenziano centinaia di persone, un numero che ormai non viene nemmeno preso in considerazione dai media, non fa più notizia.

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