Salva la vita di Layla, firma l’appello contro la lapidazione

Layla Ibrahim Issa Jumul, 23 anni, sudanese, è stata condannata amorte tramite lapidazione il 10 luglio 2012 dalla Corte Criminale diMayo, Khartoum, sulla base dell'Articolo 146 del Codice PenaleSudanese del 1991. La ragazza, accusata di adulterio, è ora detenutanel carcere femminile di Omdurman, nei pressi della capitale sudanese,con il figlio di sei mesi.

<il successo della mobilitazione internazionale contro lalapidazione di Intisar Sharif Abdallah, rilasciata lo scorso luglio,Amnesty International e Italians for Darfur ONLUS rilanciano la sfidaanche questa volta, chiedendo al governo sudanese che venga salvata lavita della giovane madre e venga riformato il Codice Penale sudanese. La lapidazione di Layla Ibrahim Issa Jumul è chiaramente in contrastocon la stessa Costituzione sudanese che sancisce la non applicabilitàdella sentenza per donne in stato di gravidanza e in allattamento. Ilprocesso sarebbe stato condotto in maniera iniqua, senza che la donnaabbia potuto avvalersi del proprio legale, in violazione dell'Articolo135 del Criminal Procedure Act. Ora si ripresenta l'occasione, dopo il successo delle trascorseiniziative, di renderci tutti protagonisti nella corsa contro il tempoper salvare la vita di Layla, donna e madre sudanese, condannata amorte per lapidazione. Chi non ha già firmato il precedente appellocontro la lapidazione, lo può fare ora, subito.

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