Bersaglio anarchico?

Si sente come l’Emmanuel Goldstein di George Orwell e racconta, irato, di quel “rito dell'Odio” che era cominciato non appena la sua faccia “era apparsa sullo schermo”.
“Il rito quotidiano dell'Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al MoVimento 5 Stelle e dei miei collaboratori sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente”, dice dal suo blog; mentre Marco Ventura, dal blog di Panorama, gli replica dicendo che ha trascurato di citare i passi di “1984” che lo riguardano più da vicino, come, ad esempio, la descrizione della “faccia da pecora” di Godtein, quando si legge che: “stava sferrando il suo solito velenoso attacco così manifestamente esagerato e perverso che avrebbe potuto accorgersene un bambino, eppure abbastanza plausibile da permettere l’allarmante sospetto che qualcun altro, di un’intelligenza inferiore, ne potesse esser turlupinato”. E ancora: “Era davvero strano che sebbene Goldstein fosse disprezzato e odiato da tutti, sebbene ogni giorno, migliaia di volte al giorno, dal podio, dal teleschermo, dai giornali, dai libri, le sue teorie fossero refutate, schiacciate, volte in ridicolo, e ad ogni modo esposte pubblicamente per quelle pietose stupidaggini che erano, nonostante tutto ciò, la sua influenza non sembrava che stesse per nulla decrescendo. C’era sempre un qualche ingenuo fresco fresco che aspettava di farsi sedurre da lui”.
E sempre più appare evidente, mentre i toni non migliorano né si fanno più educati, che Grillo è una delle infinite, orribili facce, del potere oggi in sella in Italia, un potere la cui forza è nella ignoranza, una maschera orwelliana (questa volta la citazione è pertinente), fatta di “bispensiero” e sostenuta non solo da anni di cabaret, ma dalla capacità di abbracciare un’idea e, contemporaneamente, quella contraria.
In questo modo, guai a considerarlo il nuovo in politica, perché il suo non è altro che uno degli infiniti e pericolosi volti del populismo peggiore.
Uomo triste e livoroso, Grillo è lontano anni luce dalla’anarchismo di Orwell, che fu oggetto di un tentato omicidio da parte degli stessi che uccisero Camillo Berneri e i fratelli Rosselli.
E, in fondo, il clima di questi anni è l’humus che alimenta fenomeni apparentamenti diversi ma del tutto simili (Berlusconi, Grillo), un clima di sottocultura che abbisognerebbe correggere diffondendo capillarmente le opere di Gorge Orwell, Karl Popper, Thorstein Veblen o approfondendo la conoscenza degli scritti della negletta Marie Louise Berneri, che, nell’Italia della propaganda fascista, sostenne con forza ed intelligenza la propria realtà territoriale, sociale, politica e individuale.
Suo marito, Vernon Richards, probabilmente il maggior esponente dell’anarchismo britannico, fotografo ed amico personale di George Orwell, già combattente in Spagna e più volte detenuto per le sue idee, morì in assoluta povertà quasi novantenne nel 2000 ed ebbe modo di dire che, di solito, chi urla contro tutto e tutti, è solo un cane arrabbiato funzionale al potere.
Sébastien Faure disse: “Chiunque neghi l'autorità e combatta contro di essa è un anarchico” ed è questo che vuol far credere Beppe Grillo, impedendo quell’approfondimento in base al quale tale definizione è semplicista e fuorviante; mentre quello anarchico è in realtà un pensiero complesso, policromo, talvolta contraddittorio; un pensiero che ha una sua storia peculiare e un proprio originale nucleo teorico-concettuale, che lo distingue da altre dottrine politiche, come il socialismo o il liberalismo e che lo rende in un certo senso più ampio di queste, in quanto tende ad occuparsi dell'intera vita umana e non soltanto della gestione politica o di quella economica.
L’anarchia, contrariamente a quanto predica Grillo, non è caos e disordine, ma applicazione delle teorie sociali di Tolstoj e Godwin, Thoreau e Kropotkin, rivolto a combattere attivamente ogni forma di sopraffazione, di dominio, di sfruttamento e di potere.
E, contrariamente a quanto fa Grillo, non è un pensiero cinico né epicureo (in senso storico e filosofico), né nichiliste o terroriste, ma proteso ad affermare le libertà dei singoli in società regolate da leggi naturali, senza alcun egoismo, con una profonda solidarietà nei confronti degli altri, in particolare gli ultimi, gli emarginati e gli oppressi.
Se Grillo si leggesse qualche buon libro (in particolare Pierre Clastres, La società contro lo stato, Feltrinelli, Milano, 1977 e anche, dato il suo mestiere, Antonin Artaud, Il teatro e il suo doppio, Einaudi, Torino 1972); potrebbe facilmente comprendere che il ruolo principale della dello politica è di avere un’etica, ovvero di una assunzione di responsabilità e che, alla base di ogni pensiero degno di questo nome, vi deve sempre essere (come sosteneva Aristotele, propugnatore della democrazia), libertà ed autonomia, non sottomese ad alcuna autorità, ma anche non asservite ad una sola verità, per essere capaci di porre in discussione qualsiasi presunta certezza.

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