Quando siamo entrate lui dormiva. Ho visto il suo cappello di paglia sullo scaffale. E’ arrivata anche la figlia, tutta suo padre…Nel dormiveglia ha capito che eravamo arrivate, le sorelle Goracci…la Banca Commerciale e chissà ancora cosa voleva dirci. Sono arrivata a scrivere per lui, perchè non ci si dimentichi di questo meraviglioso signore, che ha tenuta nascosta per anni la sua cecità, appresa solo oggi, i suoi interventi per tumori, appresi solo oggi, la sua determinazione chiedendo funerali laici e cremazione, il voler concludere la sua vita senza accanimenti terapeutici in una struttura che mai avrei immaginato esistere a Roma…Oggi e sempre, tutto l’ affetto e la stima per chi ha lottato con gioia onestà e passione perchè “gli ideologismi dividono, i valori uniscono e sono la sintesi dei valori della giustizia sociale e della libertà. La laicità dello Stato. L’intransigenza morale. Il pragmatismo come metodo”. Ciao Ego e pensami ogni tanto e dammi coraggio.
Doriana Goracci
Ego Spartaco Meta (Pratola Peligna, 17 giugno 1924) è un politico e antifascista italiano. Secondogenito di Luigi Meta, anarchico e sindacalista italiano (…Nella biografia inedita scritta dal figlio Ego Spartaco si legge che Luigi «volle essere inumato nel cimitero non cattolico, nella parte riservata ai senza dio ove le fosse senza fregi né orpelli sono contraddistinte da un numero inciso su una piccola mattonella posta sul terreno che poi l’erba coprirà». Scrive Edoardo Puglielli nell’explicit del suo libro su Meta (con una raccolta di scritti a cura di Elena Floris): «Col passare degli anni, ora in pochi sanno chi fosse. La maggior parte di questi lo vuole o lo ricorda come comunista o, più genericamente, come antifascista. Quasi nessuno come anarchico orgoglioso della propria fede politica»n.d.r.)
Nato a Pratola Peligna il 17 giugno 1924, vive attualmente a Roma. A 13 anni Ego è costretto a lasciare la scuola media per mancanza di mezzi economici, essendo la famiglia precipitata nell’indigenza per le persecuzioni fasciste e per il forzato esilio del padre, arrangiandosi prima come scrivano e poi come contabile. Le idee paterne e l’ingiustizia continuamente subita da lui e dalla famiglia, angariata dai fascisti con pedante continuità, lo spingono giovanissimo ad abbracciare le idee di un ardente antifascismo. Nella fase della Resistenza è attivo nelle file del PdA, dove militerà fino al suo scioglimento nel 1947. Dal 1950 è nel PSDI, dove arriva a far parte del Comitato centrale. Ventiduenne approda a Roma, lavorando ed impegnandosi socialmente in un campo profughi.
Faticosamente riprende gli studi interrotti, concludendoli con un diploma. La passione sociale ereditata dal padre e la dura scuola dell’antifascismo non l’abbandonano e lo spingono nell’impegno politico, che non gli consente di completare gli studi universitari (Economia e Commercio e poi Scienze Amministrative, nella cui disciplina ha una laurea honoris causa). Ha lavorato nello Stato fino al 1976; dal 1964 è distaccato dal Ministero dell’Interno a quello degli Esteri (con Saragat) e poi alla Marina Mercantile (per due volte), al Turismo e Spettacolo, all’ONU (due volte), ai Beni Culturali come capo della segreteria particolare del Ministro Lupis. Commissario dell’ATAC di Roma dal 1961, dal 1971 al 1981 è consigliere comunale della Capitale e per due volte Assessore. Membro di Accademie e di Commissioni giudicatrici (a volte come Presidente), nonché delle Commissioni nazionali statali per le onoranze a Guglielmo Marconi nel centenario della nascita e di quella per la revisione del trattamento economico e giuridico dei segretari comunali e provinciali. Non ha mai abbandonato il suo volontario impegno sociale in cooperative, enti morali e associazioni al fianco dei più deboli e dei giovani.
« Una meravigliosa oasi verde, situata tra via Tuscolana e via Palmiro Togliatti, a Roma, il 18 febbraio scorso ha preso il nome di “Giardino Alberto Cianca”. Il merito va a due suoi autorevoli compagni di lotta, quali sono stati – e sono ancora, con lo stesso vigore giovanile del periodo della Resistenza, Pietro Amendola ed Ego Spartaco Meta »
Ha sempre vivida la memoria del padre di cui continua ad essere orgoglioso testimone delle idee e dell’insegnamento, soffrendo ancor oggi per il dolore che egli patì e per quello che arrecò ai familiari per le persecuzioni subite.