Avvocati: Eccovi la seconda bomba che colpirà  ora gli anziani, poi tutti

Cari Colleghi, cari Amici,
mentre sto predisponendo il ricorso avverso le cartelle esattoriali che il CNF ha fatto piovere sui nostri Colleghi non cassazionisti e così -per la maggior parte- i più giovani (mirando ad incassare oltre 25 euro x 20.000, pari a 500.000 euro l’anno), debbo informarvi della seconda bomba che potrà esplodere il prossimo 5 settembre, colpendo allora sia i nostri Colleghi Seniores, sia poi tutti, man mano che invecchieranno e finché avranno la forza di lavorare.
Dunque l’attacco non può essere ignorato dai giovani, se non vogliono rassegnarsi ai lavori forzati.
Anche per tale secondo attacco sarà difficile difenderci, ma se ci daremo una mano potremo tentare di farla franca. Ve lo chiederò in fine di questo mio messaggio.
Anche se qualche malevolo dirà che sto sbagliando a diffondere la notizia (anticipatamente, ma secondo me prima che sia troppo tardi), ritengo che sarebbe piuttosto un preciso dovere di ciascuno degli 80 Delegati alla Cassa Forense, come me, divulgare quanto sto per riferire a voi.
I Delegati del Lazio sono 11, di cui 5 del Foro di Roma. Allora ?

Il prologo.
Le centinaia di migliaia di lavoratori autonomi non iscritti alle rispettive Casse di Previdenza erano state colpite dall’attacco dell’INPS che per legge pretendeva (e pretende) di iscriverli nella c.d. Gestione Separata (non essendo essi dipendenti) e ricevere da ciascuno di essi la tombola del contributo del 27,70 % (prima del nostro amico Mario Monti la pretesa era del 26,70 %) sui redditi annui.
Tra tali infelici circa 60.000 erano Avvocati -in gran parte giovani- che non erano obbligatoriamente iscritti alla Cassa Forense, non raggiungendo il reddito di 10.000 euro imponibili l’anno: tutti costoro furono colpiti dall’INPS, con la c.d. Operazione Poseidon, con la prospettiva di ottenere in vecchiaia, dall’INPS, una bustina di lupini .
Impinguatesi così le casse dell’INPS, i responsabili di tale istituto pensarono di attaccare anche i pensionati (come gli Avvocati ultrasettantenni) che pur dovendo tentare di lavorare per integrare la pensione, non erano più iscritti alla Cassa Forense, avendo cessato di contribuire non aspettando altre prestazioni previdenziali.
I nostri Colleghi stavano per subire la Operazione Poseidon II.
Nel luglio 2011 il governo soccorse tali vittime con un decreto legge, sottraendoli alle grinfie dell’INPS, stabilendo che se un lavoratore autonomo pensionato si procura ulteriormente un reddito professionale deve iscriversi alla Cassa di categoria e versare un contributo annuo pari ad almeno la metà del contributo ordinario (assai inferiore alla aliquota da rapina dell’INPS).
Attenzione. In quel provvidenziale d.l. NON si legge che tale contributo (per affrancarsi dalla micidiale Operazione Poseidon II) sarebbe stato “a fondo perduto”. Proprio per niente e la limpida dizione del decreto legge fu confermata a settembre 2011 con la legge di conversione.
Dunque, viva quel governo e viva il parlamento, che non si sognarono affatto, nel salvare i nostri Colleghi ultrasettantenni pensionati, ma bisognosi di lavorare, che il contributo salvifico sarebbe stato incamerato dalla Cassa Forense (ne’ dalle altre Casse di categoria).

Invece, la botta.
In attuazione di quel provvedimento salvifico il Comitato dei Delegati della nostra Cassa deliberò che il contributo annuo dei Colleghi pensionati ultrasettantenni che si fossero procurati un reddito professionale sarebbe stato del 7%, MA , a maggioranza, che tale contribuzione NON avrebbe consentito l’erogazione di un supplemento sulla pensione a suo tempo liquidata sulla base dei contributi di una vita.
In quella adunanza del Comitato dei Delegati avevo sostenuto con passione il mio emendamento a quella proposta che ritenevo ingiusta e violativa del rapporto previdenziale tecnico-etico-giuridico, ma avevo ottenuto che votassero con me soltanto altri sei Delegati, tra i quali soltanto un altro del distretto del Lazio (un romano, del quale -se egli me lo consente- rivelerò il nome, a suo merito).
Quella ingiusta deliberazione del Comitato dei Delegati fu trasmessa per l’approvazione ai tre ministeri vigilanti, ma il Direttore Generale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Dott Edoardo Gambacciani (che benedico), contestò motivatamente quell’ingiustizia e così potetti mettermi l’anima in pace. Evviva.

Ora, però un secondo pericolosissimo round.
L’attuale governo, probabilmente su ispirazione del Ministro del Lavoro, pretende (d.l. 201/11, legge di conv 214/11) che le Casse di previdenza dei lavoratori autonomi dimostrino sul piano attuariale che avranno la stabilità tra entrate contributive ed uscite previdenziali per i prossimi 50 anni.
Per appagare tale esigenza il Comitato dei Delegati della nostra Cassa è convocato al 5 settembre prossimo per approvare vari aggravamenti contributivi e peggioramenti previdenziali.
L’occasione è nefasta perché -tra le tante negatività proposte- risorge incredibilmente quella di colpire bensì (per sempre, dunque, Colleghi giovani non vi disinteressate) i pensionati ultrasettantenni con l’obbligo di versare il 7% sul reddito professionale procuratosi, ma non erogare alcun supplemento per tali contributi ulteriori, come se si trattasse di una iniqua imposta, un castigo per coloro che avranno bisogno di lavorare per integrare la pensione forense.

La mia azione in atto e la Vostra azione che vi chiedo di svolgere con facilità.
Ho predisposto un emendamento da sottoporre al Comitato dei Delegati all’adunanza del 5 settembre prossimo e ne allego il testo, con il quale chiedo che il contributo del 7% (e poi gli ulteriori aumenti al 7,25% e poi 7,50% nei prossimi anni) frutti doverosamente il supplemento di pensione.
Poiché le manovre peggiorative di contributi e prestazioni debbono essere esibite al Ministro del Lavoro entro al fine di settembre, immagino che la mia proposta (che così va contro una delle modifiche peggiorative che vengono proposte dal Consiglio di amministrazione) sarà osteggiata di nuovo, questa volta con la scusa che “per salvare la Patria” (la Cassa) non si possono emendare le modifiche in extremis studiate dal CdA, poiché incombe il termine di dimostrare la stabilità attuariale per 50 anni.
A tal fine ho trasmesso alla Cassa, una settimana fa, il testo che qui allego, per tentare di convincere gli altri (anche invocando la bocciatura che quel Direttore Generale del Ministero del Lavoro aveva già motivatamente espresso, come la penso io ed i pochi che votarono in Comitato come me).
Ci sono ancora abbastanza giorni per l’attuario della Cassa per calcolare il costo delle uscite a favore dei pensionati, a titolo di supplementi di pensione, a fronte dei loro contributi del 7%.
Il costo di tali supplementi (di importo invero minimo per la Cassa) potrà essere coperto con una diversa piccola manovra, onde raggiungere lo stesso traguardo attuariale della stabilità per 50 anni, per dimostrarlo al Ministro.
Voi potete (DOVRESTE) fare la Vostra parte (giovani e “diversamente giovani”), tutti voi inviando ENTRO LA SERA DI LUNEDI' 3 SETTEMBRE, messaggi per email agli altri Delegati romani (Domenico Condello, Paolo Nesta, Bruno Ricciotti, Mauro Vaglio), per chiedere che -in vostra rappresentanza- essi approvino il mio emendamento salvifico (ma comunque corretto sul piano tecnico-etico-giuridico previdenziale) e convincano con me gli altri Delegati. Vi prego di inviare in copia a me i vostri messaggi.
Come disse Giovanni Paolo II, quando gli chiesero di dire qualcosa in romanesco: Volemose bene, damose da fa’, semo romani.
Dunque datevi da fare tutti a convincere gli altri tre Delegati vostri rappresentanti: uno già votò come me la volta scorsa, del che fui piacevolmente sorpreso, ma perché non anche gli altri tre …. ? tra meno di un anno voteremo i nuovi Delegati alla Cassa (io non sarò candidabile) e vi rammenterò allora quello che sarà avvenuto il prossimo 5 settembre a vostro favore o a vostro danno.
Passate parola.
FORZA. Non perdete l’occasione di fare facilmente il vostro interesse.
Federico Bucci

Avv Federico Bucci
Delegato alla Cassa di Previdenza e Assistenza forense
per il Distretto di Roma

Roma 27 agosto 2012

Agli Illustri Signori Componenti
del Comitato dei Delegati
del Consiglio di Amministrazione
del Collegio Sindacale
della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense
con preghiera di cortese tramite a cura della Segreteria di Presidenza e/o della Segreteria degli Organi Collegiali

Oggetto: Proposta di emendamenti alla proposta del Consiglio di amministrazione di modificazione della contribuzione a carico degli Avvocati ultrasettantenni.

1.-Doverosa erogazione di supplementi biennali del trattamento pensionistico già liquidato, a fronte della proposta novità della onerabilità del reddito professionale di iscritti pensionati, con le aliquote del 7% e successivamente maggiori.
2.-Doveroso adeguamento alle osservazioni non equivocabili già espresse sul punto dal Dott Edoardo Gambacciani Direttore Generale delle politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
3.-Doveroso riporto dei Componenti del Collegio Sindacale della Cassa Forense ai Ministeri vigilanti delle deliberazione degli organi collegiali.
4.-Proposta di emendamento per l’adunanza del Comitato dei Delegati del 5.09.2012.

1. Come quasi tutti i Destinatari della presente, mi trovo fuori sede (non per vacanza, ma -ahimè- per convalescenza) e così sprovvisto dei precedenti nozioni-stici e documentali ai quali debbo fare più oltre riferimento. Mi scuso per ogni eventuale imprecisione della mia memoria.

Formo la presente per esprimere, conclusivamente, la mia proposta di emendamento alla formulazione del testo della proposta deliberata dal Consiglio di amministrazione in data 2.08.2012 in vista dell’adunanza del Comitato dei Delega-ti del 5.09.2012, per la modificazione del Regolamento dei contributi, specificamen-te all’art 2, comma 4, in fine. Nel detto testo consiliare viene escluso che venga liquidato alcun supplemento (ovvero maggiorazione, ovvero integrazione) sul trattamento pensionistico già liquidato ai Colleghi ultrasettantenni, pur a fronte della fissazione della contribuzione al 7% sul reddito professionale (e successivamente 7,25 e poi 7,50) a carico degli stessi Colleghi.

Fino a qualche anno fa si poteva sostenere con supponenza che gli Avvocati ultrasettantenni potevano continuare a lavorare per mantenere il cervello in eser-cizio e così coltivare il primato della longevità categoriale. Le vessazioni in nome di un preteso liberismo selvaggio, la spaventosa crisi mondiale ed il persistente dilagare numerico a fronte di una utenza sempre più fortemente impoverita non ci consentono illusioni: nella quasi totalità i nostri Seniores dovranno necessaria-mente lavorare per sbarcare il lunario, ad integrazione del trattamento pensioni-stico in atto, a fronte del noto aumento delle esigenze assistenziali personali nella tarda età.

La Cassa Forense -non la Cass(ett)a delle Elemosine, senza contropresta-zioni- ha lo scopo di incassare contributi ED EROGARE LE CONSEGUENTI PRESTAZIONI. Sarebbe inammissibile che la Cassa incassasse e …… non erogasse, oltretutto -incredibilmente- a danno dei Colleghi più anziani bisognosi di lavorare.

Rammento a me stesso il contenuto del decreto legge del luglio 2011 del governo Berlusconi (del quale non sono in grado di citare i dati identificativi), che provvidenzialmente provvedeva a sottrarre i patetici redditi dei nostri pensionati ultrasettantenni all’aggressione dell’INPS, disponendo l’iscrizione (o la prosecuzio-ne dell’iscrizione) dei professionisti nel rispettivo istituto previdenziale di catego-ria, con la previsione della contribuzione non inferiore alla metà di quella ordina-ria. PUNTO E BASTA, nel senso che quel provvido legislatore di complemento volle salvare dall’INPS i lavoratori autonomi già pensionati (con gli attuali chiari di luna, che oltretutto peggioreranno), ma giammai si sognò di imporre una inammissibile imposta sul lavoro dei nostri ultrasettantenni.

Quel provvedimento legislativo d’urgenza voleva soltanto disporre il giusto ed il bene, non vessare i vecchi bisognosi di lavorare ancora. Era impossibile inferire da quel salvifico provvedimento governativo la fonte di una beffarda imposta a danno di bisognosi gabbati.

La legge di conversione confermò puntualmente l’impianto limpidamente salvifico del decreto legge, senza straniamenti, stramberie, beffarde vessazioni, condanne ai lavori forzati e simili assurdità.

Il Comitato dei Delegati fu chiamato (proseguo nella mia omissione di date) ad applicare quella disposizione salvifica (con buona pace delle pronte tasche dell’INPS) e restai sbalordito che venisse proposto al nostro Comitato dei Delegati che il benedetto contributo a carico dei nostri Colleghi ultrasettantenni bisognosi di lavorare venisse previsto senza controprestazione, espressamente senza l’automatica disposizione di supplementi, che invece io ipotizzavo ovviamente, doverosamente automatici e con cadenza biennale (o più frequente) e con il metodo di calcolo contributivo, così nella più specchiata eticità del rapporto previdenziale con tali Seniores.

La poetica di tale nuova previsione di rapporto previdenziale si rafforzava nella considerazione gentile di chiedere a tali nostri Colleghi soltanto la metà del contributo ordinario, il che avrebbe poi apportato a misere tasche soltanto un ben modesto supplemento soltanto contributivo.

Il soccorso del legislatore di complemento (con adesione poi del legislatore ordinario, che puntualmente si è ben guardato dal vessare i nostri ultrasettantenni bisognosi di lavorare) si sarebbe ridotto, nell’effetto concreto, a ben poco, in termini di prestazione supplementare, ma il sistema etico ed estetico sarebbe salvo, valorizzando anzi la figura dei nostri Seniores, ancora attivi nella contribuzione alla Cassa comune.

Se non ricordo male, a distanza di parecchi mesi, in quell’adunanza la maggioranza del Comitato aderì alla proposta di negare la controprestazione e la mia tesi restò in minoranza.

Molti anni fa dovetti segnalare ai Ministeri vigilanti una deliberazione che giudicavo ingiustissima verso alcuni Delegati (certamente non per un interesse mio) e la mia doglianza fu recepita nella sede della vigilanza ed il Presidente De Tilla non me ne volle.

Dopo quella remota esperienza positiva, qualche mese fa la forte delusione per l’ingiustizia a danno dei nostri Colleghi ultrasettantenni bisognosi di lavorare (e poi a danno permanente della categoria che continuamente produce nuovi ultrasettantenni) ero rimasto assai tentato di ripetere l’iniziativa di appellarmi ai Ministeri vigilanti ma, poi, per mie condizioni fisiche dovetti lasciar perdere.

2.- Con grandissimo sollievo appresi poi che, a firma del Direttore Dott Edoardo Gambacciani, a capo della Direzione Generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche SOCIALI, l’ingiustizia a danno dei nostri pensionati ultrasettantenni bisognosi di lavorare era stata bocciata con limpida motivazione.

Con grande sorpresa leggo ora che il Consiglio di Amministrazione torna a proporre l’ingiusta esclusione dei supplementi di pensione ai Colleghi ultrasettan-tenni pur onerandoli della novità della contribuzione.

Insomma, con buona pace della chiara e giusta bocciatura da parte dell’auto-rità vigilante di tale inaccettabile imposizione, si torna a tentare di rinnovarla.

A questo punto, propongo di nuovo, qui di seguito, l’emendamento per salvare la coerenza tecnico-etico-giuridica del rapporto previdenziale, ma debbo alla mia coscienza ed al riguardo verso Colleghi Amministratori e Delegati la scrupolosa segnalazione che questa volta mi batterò ulteriormente a tutela di una posizione che ritengo non negoziabile eticamente da parte mia.

E’ appena il caso di ribadire qui che la mia ferma posizione gioverà bensì agli attuali Colleghi ultrasettantenni ed agli attuali giovani che comunque raggiungeranno tale età ai quali non auguro la pena dei lavori forzati, ma tale mia posizione non mi riguarderà personalmente, essendo comunque mia intenzione chiedere la cancellazione dell’iscrizione alla Cassa alla maturazione del traguardo del mio settantesimo compleanno, avendo auspicabilmente altri interessi.

3.- Ancora senza possibilità di citare il testo cui mi sto per riferire e così rinno-vando le mie scuse per eventuali imprecisioni, rammento che suscitò in alcuni disappunto la notizia che i nostri tanti apprezzati Componenti del Collegio dei Sindaci venissero invitati con nota ministeriale a riferire ai Ministeri che li avevano nominati quanto accadesse nelle attività dei nostri organi collegiali, ai lavori dei quali essi assistono.

Se non ho perso qualche passaggio, non mi spiego come il Consiglio di ammi-nistrazione abbia voluto rinnovare la proposta di onerare i pensionati ultrasettan-tenni di un notevole contributo annuo, escludendo però ogni controprestazione, così configgendo non tanto con la mia accorata tesi, ma soprattutto con il motivato diniego di approvazione di tale ingiustizia, espresso dal Direttore Generale delle politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Prima ancora che venisse sottoposta ai Ministeri vigilanti una improvvida deliberazione del Comitato dei Delegati del 5 settembre prossimo a danno dei pensionati ultrasettantenni bisognosi di lavorare, già il Componenti del Collegio dei Sindaci avranno segnalato ai Ministeri la ingiusta deliberazione del Comitato proposta dal Consiglio di amministrazione, in vistosa elusione del precedente motivato diniego di approvazione da parte dell’autorità vigilante.

In tale situazione sarebbe assolutamente inammissibile tentare una forzatura, ciò pretendendo in nome del “bene della Patria”, val dire per coprire con la vessazione ai nostri pensionati ultrasettantenni (e tutti quelli che man mano lo diventeranno) una parte residua della “coperta” che si deve esporre al Ministro del Lavoro per dimostrare la stabilità per un cinquantennio.

L’etica previdenziale (e il buon senso) impone che, a fronte del contributo alla Cassa forense a carico degli Avvocati ultrasettantenni già pensionati e bisognosi di lavorare, si disponga la controprestazione, val dire l’erogazione di un supplemento di pensione pur miserrimo basato sul calcolo contributivo, cercando altrove l’importo di questa residua copertura finanziaria.

Per mesi moltissimi hanno inveito all’indirizzo del Ministro Fornero per la di lei pretesa di dimostrarle la stabilità previdenziale per cinquanta anni. Molti mesi così sprecati, ma ora non si può febbrilmente, in extremis, (sempre per “salvare la Patria”) schiacciare l’esigenza di assicurare la controprestazione pensionistica a coloro che vengono chiamati a continuare la contribuzione alla Cassa Forense. Il Consiglio di amministrazione non può pretendere che il Comitato dei Delegati approvi automaticamente la proposta del primo: non siamo parlamentari di fronte ai decreti legge del governo Monti.

4.- Sulla proposta del Consiglio di amministrazione di modificare il contenuto del Regolamento dei contributi della Cassa Forense, all’art 2, quarto comma, propongo il seguente emendamento al testo vigente. Il testo della mia proposta è eviden-ziato qui con la sottolineatura ed in carattere corsivo.

“ A partire dal primo anno solare successivo alla maturazione del diritto a pensio-ne, ovvero alla maturazione dell’ultimo supplemento ove previsto, i pensionati di vecchiaia, se iscritti ad un Albo forense e percettori di reddito da relative attività, devono corrispondere il contributo di cui al primo comma, sino al tetto reddituale fissato alla lettera a), in misura pari al 7% del reddito professionale netto ai fini IRPEF e nella misura del 3% del reddito eccedente il tetto. Per i predetti pensionati resta escluso l’obbligo di versare i contributi minimi annui di cui agli artt 2, comma 2 e 6, comma 7, mentre il contributo di cui alla prima parte del presente comma dà diritto a supplementi biennali della pensione, calcolati con il metodo contributivo. “

Avv Federico Bucci

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