PRIVILEGI TERRITORIALI

Il Governo Monti, se non altro, sarà ricordato per lungo tempo a causadei “tagli” che ha inferto a tutte le strutture pubbliche del Paese enon solo a quelle. Per il passato, però, le responsabilità sono stated’altri che hanno, invece, consentito il proliferare di una burocraziacostosa e, spesso, inutile alle reali necessità del Paese. Eppurel’Italia dei privilegi esiste ancora; nonostante la Spending Reviewche imperversa imperterrita. Tra poco, i tagli andranno ad interessaregli enti territoriali. Anche di quest’ennesimo provvedimento prendiamoatto. Dato che non saremmo nelle condizioni d’agire diversamente.Molte province spariranno. Almeno, c’è da augurarci che sia rispettatolo spirito del Federalismo, con i suoi precisi riferimenti Fiscali.Nonostante la crisi, che non è solo economica, da noi continuano apersistere delle realtà territoriali che, nel Nuovo Millennio, nondovrebbero avere più senso. Invece ci sono e non sembra che esista lavolontà per eliminarle. Ci riferiamo alle Regioni a statuto Speciale edalle Province Autonome che, dati i tempi, appaiono anacronistiche econ privilegi, di molteplice natura, che lo Stato non dovrebbe piùpotersi permettere. Le Regioni sono cinque e due sono le Province. Perqueste entità territoriali, lo Stato garantisce un’ampia autonomia cheinteressa anche i bilanci e le imposizioni fiscali. Come a scrivereche un’alta percentuale dei tributi nei territori interessati restanoin “casa”. Ma non solo. I luoghi in questione hanno un poterelegislativo ed amministrativo che, a parer nostro, contrasta conquello centrale che dovrebbe garantire gli stessi diritti e doveriagli italiani. A ben osservare, l’istituto dell’autonomia, nato intempi complessi e superati, non giova certamente allo Stato e rivelauna dicotomia insostenibile con la situazione economica del Paese. Coltempo, si è venuta a determinare una “differenza” di trattamento tra icittadini della Repubblica. Per chi vive nelle zone a statutospeciale, i “privilegi” restano ancora tutti. Nonostante il giro divite del Professore che ci ha inquadrato tutti e ci ha resi piùpoveri. Anche sotto il profilo fiscale, le differenze si notano.Minori imposizioni ed un modo differente d’essere italiani nel suolodella Repubblica. Ci sembra giunto il tempo di rivedere la nostraCostituzione, del resto non sarebbe la prima volta, per eliminare leAutonomie locali. Se n’avvantaggerebbe, se non altro, l’economia dellaPenisola e si eliminerebbero privilegi riconosciuti per legge. Per laverità, c’è stato in Parlamento chi ha tentato di proporre una LeggeCostituzionale per eliminare lo status delle Regioni a statutospeciali e delle Province autonome. La questione si è chiusa, in tempibrevi, dichiarando che l’iniziativa era “inammissibile”. Strano, però,che l’Esecutivo Tecnico non abbia neppure provato a ripercorrere lastrada dell’equità. Se lo Stato ha bisogni di liquidi, ha da esseremesso nelle condizioni di poter contare, con stesso peso e misura, sututto il territorio nazionale. Gli “scudi” fiscali territoriali nondevono esistere. Invece, alle porte della XVII Legislatura, tuttoresta com’era e le discriminazioni continuano. Sicuramente, cambiaresi può.

Giorgio Brignola

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