Sulla questione della rappresentatività nella struttura socio/politicanazionale dei Connazionali all’estero si è sempre dibattuto poco econcretizzato ancora meno. Sono milioni gli italiani nel mondo,indipendentemente dalla loro generazione, interessati a parteciparepiù direttamente alla vita della Patria. Non sono stati mai messinelle condizioni per poterlo concretizzare effettivamente. La presenzadi Parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero non ha mutato unostato di fatto che abbiamo, da sempre, cercato d’evidenziare. Senzasecondi fini; ma solo per dare concretezza a chi, italiano a tutti glieffetti, vive e lavora lontano dal Bel Paese. In questa fitta umanitàconsideriamo anche gli italiani di quarta e quinta generazione, natiall’estero ma cittadini della Penisola . Se sulla rappresentativitàpolitica ci sarebbe parecchio da scrivere, su quell’organizzativa lastoria è ancora tutta da inquadrare. Il Consiglio Generale degliItaliani all’Estero (CGIE), così com’è strutturato, non soddisfa lereali esigenze di chi dovrebbe rappresentare. I Com.It.Es. ( Comitatidegli Italiani all’Estero) che, a parer nostro sono le “cellule”vitali della smarrita rappresentatività, non sono nelle condizioni dipoter contare proprio per una sorta d’assetto che sarebbe da rivedereed ampliare. Dopo un’analisi accurata dei fatti di quest’ultimodecennio, siamo convinti che la riforma dei succitati Organismirappresentativi sia essenziale. Invece, la componente politica ha benpensato di rimandare al 2014 il rinnovo di ciò che sarebbe stato utilemodificare da subito. In buona sintesi, siamo a proporre, un maggiorpotere locale ai Comites e la sostituzione del CGIE con un Ufficio perle Politiche Sociali degli Italiani nel Mondo (UPSIM). In piùarticoli, abbiamo pubblicato degli specifici riferimenti correlatialla nuova struttura che abbiamo ipotizzato. Ma il riscontro politico,che è quello che serve, non c’è stato mai. Ci rivolgiamo, diconseguenza, a chi ci legge nella sua veste di Parlamentare periniziare un confronto propositivo sulle esigenze della nostra Comunitàoltre frontiera. Ci sarebbe, del resto, tutto il tempo per una serenaillustrazione dei meccanismi tramite i quali l’UPSIM potrebbe darecorpo a quanto il CGIE non è stato in grado d’offrire; pur con tuttol'impegno possibile. Il tutto tramite questioni di priorità che sonostate sin troppo sacrificate in nome di risvolti politici . Gliitaliani nel mondo, per quanto ci è noto, preferiscono posizioniinterlocutorie che, in ogni caso, non li “taglino” fuori per principio per interesse di cordata. La stessa politica nazionale vive unadiversa realtà oltre frontiera. Ce ne siamo accorti tutti; tranne chei più diretti interessati. I mezzi per non vanificare ottimeiniziative ora ci sono. Basta fare le scelte giuste. Anche se nonsembrano effettivamente vincenti.
Giorgio Brignola