ILVA NON SARETE MAI ASSOLTI

Ho scritto da anni su Taranto e l’ Ilva, e l’ ho fatto anche recentemente. L’ aggiornamento sarebbe troppo lungo e io non ho nessuna intenzione di tediare e fare chiacchiere a vanvera. Ci sono prove monumentali contro questa massa di banditi e venduti, veri e propri misfatti contro l’ Umanità e MADRE TERRA: “costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti disastro ambientale doloso ancora in atto grave pericolo per la salute e la vita di un numero indeterminato di persone”
Sono stati complici tutti, partiti e sindacati, parrocchie e parrocchiette che fanno capo al potere. Allego le ultime esaustive notizie dell’ Ansa, ricche di citazioni “legali” , un articolo del Guardian tradotto in italiano: La città italiana che sta lottando per la sua vita contro le emissioni dell’acciaieria ILVA e il video Taranto respirare la morte.
Le loro facce, di bronzo, le vorrei vedere esposte per anni alla diossina, lavorando e rimettendoci la salute e la vita.
Doriana Goracci
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Ilva: attività inquinante è voluta scelta proprietà
Il “disastro” prodotto dall’Ilva a Taranto è stato “determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti“. E’ quanto si legge nelle motivazioni del Tribunale del Riesame sul provvedimento che il 7 agosto scorso ha confermato il sequestro degli impianti a caldo dell’Ilva, ‘senza concedere la facoltà d’uso’. Il disastro ambientale doloso prodotto dall’Ilva è “ancora in atto” e “potrà essere rimosso solo con imponenti e onerose misure d’intervento, la cui adozione, non più procrastinabile, porterà all’eliminazione del danno in atto e delle ulteriori conseguenze dannose del reato in tempi molto lunghi” sottolineano i giudici affermando che ‘la gravissima contaminazione ha creato una situazione di grave pericolo per la salute e la vita di un numero indeterminato di persone‘. ’No a decisioni irrimediabili come lo spegnimento’ ha ribadito il ministro Passera. Soddisfatto il presidente dell’Ilva: ‘Il Riesame ha espresso una posizione di buon senso, che indica una strada che salva l’ambiente, la salute e tanti posti di lavorò.ATTIVITA’ INQUINANTE E’ VOLUTA SCELTA PROPRIETA’ – Proprietà e gruppi dirigenti “che si sono avvicendati alla guida dell’Ilva”, secondo i giudici del tribunale del riesame di Taranto, “hanno continuato a produrre massicciamente nella inosservanza delle norme di sicurezza dettate dalla legge e di quelle prescritte, nello specifico dai provvedimenti autorizzativi”. In un’altra parte del loro provvedimento i giudici del Riesame, sullo stesso tema, annotano: “Dalle varie parti dello stabilimento vengono generate emissioni diffuse e fuggitive non adeguatamente quantificate, in modo sostanzialmente incontrollato e in violazione dei precisi obblighi assunti dall’Ilva, nella stessa Aia e nei predetti atti d’intesa, volti a limitare e ridurre la fuoriuscita di polveri e inquinanti”. I giudici ritengono che “le emissioni nocive che scaturivano dagli impianti, risultate immediatamente evidenti sin dall’insediamento dell’attuale gruppo dirigente dello stabilimento Ilva di Taranto, avvenuto nel 1995, sono proseguite successivamente”, nonostante una condanna definitive per reati ambientali. Inoltre, nonostante i “molteplici” impegni assunti dall’Ilva con le pubbliche amministrazioni per migliorare le prestazioni ambientali del siderurgico, i dirigenti dello stabilimento non hanno mai assolto agli obblighi.GESTIONE ALTA POTENZIALITA’DISTRUTTIVA – Le modalità di gestione dell’Ilva di Taranto sono state tali da produrre un ‘disastro doloso’: “azioni ed omissioni aventi una elevata potenzialità distruttiva dell’ambiente (…), tale da provocare un effettivo pericolo per l’incolumità fisica di un numero indeterminato di persone”. Lo scrive il Tribunale del RiesameL’attività inquinante dell’Ilva – secondo il tribunale del Riesame di Taranto – ha provocato una “gravissima contaminazione ambientale” che consiste nella “contaminazione di una vasta area di terreno compresa tra i territori dei Comuni di Statte e Taranto”. La contaminazione “ha comportato ingenti danni economici alle locali aziende zootecniche, ma soprattutto ha creato una situazione di grave pericolo per la salute e la vita di un numero indeterminato di persone”. L’attività inquinante – sottolineano i giudici – si è protratta “per anni nonostante le osservazioni e i rilievi mossi al riguardo dalle autorità preposte alla salvaguardia dell’ambiente e della salute”. “Ciò – concludono i giudici – emerge inconfutabilmente circa le emissioni inquinanti rivenienti dalla singole aree dello stabilimento”. A questo riguardo i giudici rilevano, tra l’altro, che già nel maggio 2007 l’Arpa Puglia aveva reso noto che le emissioni di diossina attribuibili all’Ilva “avessero subito un decisivo incremento, passando il contributo complessivo dello stabilimento di Taranto, al totale nazionale prodotto, dal 32% dell’anno 2002 al 90% del 2005″.STOP IMPIANTI SOLO UNA DELLE SOLUZIONI “Lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili”. Lo scrive il tribunale del Riesame confermando il sequestro, senza facoltà d’uso, dei reparti a caldo dell’Ilva. Se occorra fermare gli impianti, lo si deciderà “sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori”. Scrive il Riesame: “Non è compito del tribunale stabilire se e come occorra intervenire nel ciclo produttivo (con i consequenziali costi di investimento) o, semplicemente, se occorra fermare gli impianti, trattandosi di decisione che dovrà necessariamente essere assunta sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori, vagliate dall’autorità giudiziaria: per questo lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato, solo una delle scelte tecniche possibili”PRODUZIONE SOLO SE RESA ECOCOMPATIBILE – L’Ilva – secondo il tribunale del Riesame – deve, da un lato, eliminare “la fonte delle emissioni inquinanti (con la rimodulazione dei volumi di produzione e della forza occupazionale)”, dall’altro “provvedere al mantenimento dell’attività produttiva dello stabilimento”, solo dopo averla resa “compatibile” con ambiente e salute. Scrive il Tribunale del Riesame al riguardo: “La scelta tra importanti e complesse scelte di politica aziendale volte, da un lato, all’eliminazione della fonte delle emissioni inquinanti (con la rimodulazione dei volumi di produzione e della forza occupazionale), dall’altro invece al mantenimento dell’attività produttiva dello stabilimento, soltanto dopo averla resa compatibile con l’ambiente e la salute dei cittadini e dei lavoratori, anche al prezzo di onerosissimi esborsi finanziari, si pone oramai in termini di ineludibilità e urgenza per il gestore, in considerazione della peculiare complessità del ciclo produttivo e degli impianti, che necessitano di un tempestivo intervento”.
TheGuardian: La città italiana che sta lottando per la sua vita contro le emissioni dell’acciaieria ILVA
traduzione dall’articolo originale di Maria Gabriella Titoto
I proprietari agli arresti domiciliari, disposto il fermo – ma l’impianto ha chi lo difende nonostante la contaminazione del suolo ed il tasso di tumori alle stelle
Adiacente al recinto della più grande acciaieria italiana e europea, Francesco Mastrocinque infila il dito nello strato di polvere nera e rossa che copre ogni marciapiede e conta i suoi amici che sono morti di cancro e malattie respiratorie.
“Quasi uno al mese, ma le persone qui sembrano non pensarci” dice il negoziante, mentre guarda verso la ciminiera che che sovrasta il quartiere Tamburi di Taranto – un angolo buio e polveroso della Puglia, dove, per legge è proibito ai residenti di toccare il terreno.
L’acciaieria ILVA, posseduta dalla famiglia italiana Riva, impiega 12.000 persone ed è vitale per la depressa economia locale, ma da tempo è accusata di aver cagionato la morte dei residenti immettendo nell’aria un mix di minerale, metalli e diossine cancerogene -l’8,8% della diossina totale del’Europa, secondo gli studi del 2005. Dei più recenti calcoli del governo stabiliscono che la percentuale di morte per cancro è del 15% al di sopra della media nazionale e quella per cancro ai polmoni del 30% più alta.
I giudici dicono che le emissioni hanno ucciso 400 persone in 13 anni.
Così in pochi si sono meravigliati quando un giudice, questo mese, ha ordinato la chiusura degli altoforni più inquinanti, ha descritto l’ILVA come “un disastro ambientale” ed ah messo dei membri della famiglia Riva agli arresti domiciliari, affermando che loro “erano perfettamente consapevoli” di cosa stavano riversando su Taranto. Un ex impiegato era già stato indagato per presunta corruzione di un funzionario pubblico per falsificare un referto.
Ma ciò che è accaduto in seguito era ancor meno prevedibile. I sindacati hanno scioperato contro le decisioni del giudice, bloccando le strade con barricate. “I livelli di diossina sono stati ridotti e possono essrlo ulteriormente con le nuove tecnologie senza fermare la produzione” diceva Rocco Palombella, segretario generale della UILM. Questi ha lavorato a lungo a 1.300 gradi all’altoforno ILVA per 36 anni, come dice, senza ammalarsi.
Il Governo poi ha appoggiato il sindacato con il ministro dell’ambiente, Corrado Clini, asserendo che sarebbero necessari otto mesi per spegnere gli altiforni, tempo durante il quale, la concorrenza cinese farebbe affari. In modo bizzarro, il ministro della salute italiano ha avvisato che la perdita di lavoro era nociva per la salute.
Clini, che venerdì ha incontrato i politici locali a Taranto, ha promesso di investire denaro per rendere più pulita l’ILVA. Ha anche affermato che gli studi sulla salute non rispecchiano le riduzioni di emissioni già attuate. “Clini sta mentendo su questo in quanto le perizie del giudice si basano su studi conclusi quest’anno” ha detto Angelo Bonelli, leader dei Verdi Italiani. “ Sappiamo che le mamme hanno nel loro latte il triplo dei livello di diossina consentito.”
In una regione conosciuta per le città barocche come Lecce e le costruzioni tradizionali come i trulli circondati dalgi uliveti, Taranto è un’eccezione. Il suo profilo è dominato dalle ciminiere fumanti ed il suo centro storico è un ammasso abbandonato di palazzi di mattoni fatiscenti.
Gli agricoltori hanno perso il lavoro, da quando il pascolo è stato vietato nel raggio di 20 km dall’ILVA e circa 3.000 animali con eccessivi livelli di diossina sono stati abbattuti. La coltivazione di cozze, per le quali Taranto è famosa, è in difficoltà da quando è stata rimossa dalle vicinanze dall’acciaieria.
“Non c’è una famiglia ai Tamburi senza un malato od un morto grazia all’ILVA” ha detto Rossella Balestra, un’attivista locale. “La gente ha ignorato per molto tempo, ma ora, quando parlo con loro, le lacrime scendono spesso. Lentamente un muro di omertà sta crollando.”
Nonostante l’iniziale diffidenza tra le mamme, la Balestra ha iniziato ad avvisare i bambini di non giocare nelle piazze e di non toccare il terreno dopo aver scoperto che il Consiglio Comunale aveva fatto ben poco per rendere pubblico il divieto di toccare il terreno.
L’inquinamento è parte della vita locale. Ogni giorno, i residenti spazzano i loro balconi per ripulirli dalla polvere di minerale rossa che si deposita dalle montagne dei depositi ILVA e da quella nera che viene dalle ciminiere e che, regolarmente fa intasare i pluviali.
I magistrati hanno iniziato la loro inchiesta qui, quando la politica ha fallito il suo compito, ed ora i politici stanno attaccando i giudici che fanno il loro” ha detto la Balestra.
Secondo Patrizio Mazza, un medico, le polveri stanno uccidendo giovani e non. “Per primo ho notato l’aumento quando ho avuto un bambino di 10 anni con un cancro alla gola” ha detto. Non va bene ridurre le emissioni adesso, poiché ogni nuova emissione semplicemente si stratifica sulla terra ed acqua già sature. Gli altoforni devono essere chiusi.”
Il crescente movimento di protesta, che ha creato una forte marcia di 2000 persone a Taranto, Venerdì, ha trovato come simbolo Cataldo Ranieri, un lavoratore ILVA di 42 anni, che inizialmente ha partecipato ai blocchi stradali contro i magistrati, avvenuti nel mese di luglio. 2Un uomo venne da me quel giorno e disse: mia moglie deve passare per fare la chemioterapia. Questo ha cambiato la mia vita.”
Mazza ha detto che i tassi di tumori tra i dipendenti ILVA che volevano l’impianto in funzione, era 10 volte superiore alla media nazionale. “ I lavoratori lì vogliono solo pensare al loro lavoro, non alle malattie.” ha detto Vincenzo Pignatelli, 60 anni, che ha lavorato agli altoforni per 29 anni ed è spravissuto alla leucemia dopo la pensione nel 2002. “ Quattro colleghi della mia squadra di circa 100 persone sono morte di leucemia e vorrei vedere molti miei colleghi quando vado in ospedale, come una riunione di lavoro.”
Bonelli ha rigettato la tesi del governo, sia locale che nazionale, secondo la quale tutta l’economia avrebbe sofferto a causa della chiusura degli altoforni più inquinanti dell’ILVA, dicendo. Bilbao e Pittsburgh hanno avuto successo grazie agli investimenti, perchè Taranto no?”
Ai Tamburi, Francesco Mastrocinque ha visto che i bambini giocano a calcio su un campo polveroso, ignorando il divieto.
La polvere rossa di minerale luccica nei canali di scolo, ma la polvere nera, la senti come sabbia fine quando entra in bocca” ha detto. “ILVA ha speso per il miglioramento nel quartiere, per mettere le fontane nel cimitero, ma non ha pulito le lapidi che lentamente stanno diventando nere e rosse.”

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