CRISI D’AUTUNNO

L’estate non è stata “vacanziera”. Solo il 40% delle famiglie italianesi è potuta permettere un soggiorno al mare o ai monti d’almeno unasettimana. La crisi ha badato a farci rapidamente ripiombare nellarealtà del quotidiano. Senza polemica alcuna, ci avviamo ad esserefanalino di coda di quest’UE in evoluzione economica frenata. Intesta, almeno per ora, resta la Finlandia col 67% di giovanipienamente occupati e con un PIL che non è mai stato in negativo. Ora,tornando alla realtà di casa nostra, solo il 18% dei disoccupatidichiara di svolgere ancora un lavoro saltuario. Non abbiamodifficoltà a crederci. Il Bel paese è in ginocchio e non solo perl’evasione fiscale. La questione appare assai più complessa evariegata. Per questo tortuoso complesso di motivi, i conti nontornano. Non possono tornare. L’attuale Esecutivo, più riformatore chetecnico, resta un interrogativo per molti italiani ed un banco diprova per i partiti che lo sostengono. Dato che la cassa è vuota edil carico fiscale, pur incrementato, non riesce a sanare la bisogna,c’è da trovare una “nuova” via che eviti la bancarotta. Del resto, egli economisti lo hanno confermato, la Manovra Monti, sicuramenteimpopolare, è solo riuscita, sino adesso, a rimandare un problema dipubblica economia che chiederebbe ben differenti soluzioni. Con l’annonuovo, nell’attesa delle elezioni politiche generali, l’Italia sipresenterà differente, almeno, nelle amministrazioni locali. I “tagli”hanno colpito anche gli enti territoriali, con effetti che potrannoessere valutati solo nel tempo. A bel osservare, non sono presentialtre scelte per ridare forza ad un’economia vittima anche di unaspeculazione che, forse, poteva anche essere schivata. L’aliquota deidisoccupati e quella dei giovani alla ricerca di una prima occupazioneha superato quota “35”. Come a scrivere che si perde, o non si trova,lavoro sopra la soglia dei 35 anni. Nel resto dell’UE questa quota è,mediamente, a “28”. Senza essere degli economisti, appare evidente chequando il Prodotto Nazionale Lordo (PIL) è sotto l’indice ufficialed’inflazione, è impossibile negare la presenza di un processoinvolutivo complesso ed in continuo mutamento. Dal 2013, a dettadegli esperti, tutto dovrebbe cambiare. Ci chiediamo come. Secondo ilnostro modo di vedere, il 2013 sarà il primo anno di un quinquenniocaratterizzato da un’altra contrazione dei consumi e, forse, con uninizio di miglior investimento nel settore produttivo pubblico eprivato. Un periodo che continuerà a costarci salato. Ora, dato chel’appiattimento economico è una realtà, non appare ragionevole imporrealtri sacrifici che non darebbero i risultati sperati. La SecondaRepubblica, che per noi è sempre stata un mito, non esiste più neppuresulla carta. Mentre tutti i problemi della Penisola non sono statiscalfiti. Ne risulta che i politici nazionali hanno ancora molto daimparare per evitare che certe mancanze s’incancreniscano. Lapaventata crisi d’autunno, se ci sarà, potrebbe essere motivo di unassestamento pre elettorale al quale dovremo, progressivamente,abituarci. Se le vacche grasse non ci sono più, dubitiamo, a ragionveduta, che anche quelle magre possano ancora pascolare in questodeserto socio/economico che è l’Italia.

Giorgio Brignola

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