INTERVISTA A MARIA MAZZA NUOVO DIRETTORE DELL’IIC

Un Istituto di porte aperte, per diffondere la cultura italiana in unagrande città internazionale“Per gli italiani, Buenos aires è un mito e per me è una grande sfida.Sono impressionata dalla vivacità culturale, dalla grande offerta,dall’internazionalità che qui si respira”. Lo sostiene Maria Mazza,nuovo Direttore dell’Istituto Italiano de Cultura di Buenos aires,arrivata nella capitale argentina l’ultima settimana di luglio.Nell’intervista che ha concesso alla TRIBUNA ITALIANA ha parlato diquesta sfida da affrontare in un periodo di bilanci magri,dell’obiettivo di parlare ad una platea di pubblico ampia ediversificata in una città molto internazionale come è Buenos aires edell’intenzione di essere vicina anche alla collettività e alle sueassociazioni, sia perché sono parte importante di questa società e diquesto paese, sia per meglio utilizzare le risorse a disposizionedella diffusione della cultura italiana.E’ la prima volta che viene a Buenos Aires? Com’è che è statadestinata all’IIC di Buenos Aires?“Non conoscevo l’argentina. E’ per me un’esperienza nuova,eccezionale. ma si tratta di una scelta voluta. Possiamo fare unelenco delle nostre preferenze per chiedere dove essere destinati eBuenos aires era al primo posto tra le città che avevo sceltochiunque ne parli. E’ un mito praticamente per gli italiani, e diquesta città tutti mi hanno detto che vivremo delle esperienze chesaranno indimenticabili. Per cui anche per questa fama abbiamo decisodi metterla prima nell’elenco delle nostre preferenze.”Si tratta di una sfida importante per lei?“Infatti, diciamo che sono impressionata dalla grande offertaculturale, dalla vivacità culturale di questa città,dall’internazionalità che si respira a Buenos aires, dei nomiinternazionali che si leggono sui manifesti per le strade, nei musei,nei teatri. anche nel nostro Coliseo abbiamo quasi tutti i giorni unanuova offerta culturale. Insomma, l’offerta culturale importante dellacittà per noi è una sfida grande. Speriamo di vincerla.”“Le nostre intenzioni sono con l’ambasciata e il Consolato di lavoraretutti insieme e di potenziare la nostra proiezione verso l’esternonelle istituzioni culturali della città e anche dell’interno delpaese, che è tanto grande, ma nel quale vogliamo comunque far sentirela nostra presenza. Cercheremo di fare un discorso di qualità, diportare dei nomi importanti, degli eventi importanti che rappresentanol’Italia d’oggi.” Napoletana (ma da vent’anni vive lontana dal capoluogo partenopeo),sposata, un figlio, la carriera l’ha portata a Skopje, responsabiledel lettorato d’italiano all’università locale, e poi, vinto ilconcorso al maE come addetto culturale, è stata ad amburgo e aBelgrado, in Serbia, nei rispettivi Istituti Italiani di Cultura.Tanti anni nei Balcani, dove ha conosciuto il marito e dove ha anchedei parenti.Due lauree all’Università degli Studi L’orientale di Napoli, in Linguee letterature straniere moderne e in Lettere moderne e un masterpostuniversitario telematico di durata biennale, all’Università CàFoscari, Venezia, in Didattica e promozione della lingua e culturaitaliane a stranieri, la dott.ssa mazza vanta nel suo curriculum,anche grazie al diploma Superiore in canto lirico conseguito presso ilConservatorio di musica di Salerno, una carriera ventennale, prima diiniziare l’esperienza all’estero, svolta in campo artistico-musicalein qualità di cantante lirica e di attrice, avendo partecipato aspettacoli di alto livello artistico, lavorando con maestri qualiRiccardo muti, Roberto de Simone, René Clemencic, FrancescoCaracciolo, Daniel oren, Gabor oetvos, etc. Ha preso parte a numerosifestival di musica classica e a rassegne teatrali in Italia eall'estero (Belgio, Svizzera, Germania, Giappone, Francia, etc.); hainciso diversi CD in formazioni sia corali sia solistiche,specializzandosi nel repertorio barocco.Ognuno dei suoi predecessori ha dato la sua impronta al periodotrascorso a Buenos Aires. Il prof. Campa, con i suoi studi su Borges,il dott. Bispuri con la promozione del cinema e così via. Lei qualeimpronta darà alla sua missione?“Di formazione sono anche musicista, ho studiato al conservatorioanche canto lirico, quindi sono molto legata al mondo della lirica enegli istituti in cui ho operato ho visto che alla fine ho anche datouna impronta musicale alla mia missione. Qui, tra l’altro, anche ilcollega marco marica, nostro addetto culturale, è anche criticomusicale, esperto, e quindi c’è anche questa predilezione per lamusica. Però io penso che daremo uno spettro completo della cultura,penso che non ci si può limitare a un ambito, che bisogna lavorare perparlare a più persone, per comunicare agli italiani ma anche agliargentini e anche agli stranieri che sono qui, su diversi piani.Ha già un programma preparato?“Abbiamo un programma per settembre ottobre, alcune conferenze econcerti, professori di nome, che verranno dall’Italia. Vogliamocoltivare in particolare il rapporto con le università perché qui c’èun mondo universitario che è enorme e per questo ci fa piacereinserirci ancora di più nel discorso universitario. Vorremmo portarequi mostre di un certo rilievo, importanti, insieme con l’ambasciata,l’Istituto da solo non può fare questo grandi eventi. L’intenzione èdi collaborare e di fare sistema, questa è la parola chiave in Italia.L’ Europa in questo momento vive un momento difficile come sappiamo.Lavoriamo tutti con le risorse minime però, pure questo contestoeconomico difficile può essere una risorsa dev’essere una risorsaforse ancora di più. Il mondo culturale è una nostra grande risorsa.Certo l’economia è importante per portare una mostra, ci vuolel’appoggio delle ditte e in questo senso l’intervento dell’ambasciataaiuta molto per ottenere il sostegno a questi grossi progetti. Però èimportante anche dialogare con le persone, perché alla fine – è la miaesperienza di direttore dell’IIC – quel che resta è il rapporto con lagente. Quando si fa un evento, alla fine dell’evento bisogna parlarecon la gente, sentire che cosa hanno da dirci, capire che impressionehanno avuto. anche il piano del contatto proprio umano con le personeche frequentano e che frequenteranno l’Istituto per me è importate.Quindi agire a più livelli, e nei vari settori della cultura: lamusica, la storia dell’arte, il cinema e cosí via. Quindi il cinemasarà importante, anche conferenze con professori dall’Italia e unambito su cui dobbiamo puntare nei prossimi anni è quello dei corsi dilingua. abbiamo il nostro quinto piano del Palazzo Italia, che adessoè tutto nuovo e rinnovato. Negli ultimi anni c’è stata una pausa,perché intenzionalmente si è voluto dare la possibilità all’Istitutodi mettere a posto gli spazi per ripartire con i corsi di lingua, chepartiranno il 21 agosto.”“Anche perché la lingua e la cultura vanno insieme. Non si puòinsegnare la lingua senza sostenerla con la cultura e in questo sensoil nostro Istituto rispetto ad altre scuole di lingua fa proprioquesto, sostiene la lingua con la cultura e viceversa.”In Argentina ci sono i Comitati della Dante, la Dante di Buenos Airesè nota per la sua importanza, per il numero di alunni. Quali saranno irapporti con queste realtà?“Sono qui da dieci giorni per cui ancora non ho potuto proiettarmiverso l’esterno e incontrare i nostri referenti, ma la mia intenzioneè di instaurare un rapporto di collaborazione positivo con la Dante,con le nostre associazioni. aprire le nostre porte, mettendo anche adisposizione i nostri locali, la nostra sala Benedetto Croce,qualsiasi cosa che serva ad aprire e a comunicare, a portare lepersone da noi e anche noi a spostarci fuori. Sicuramente dovremopotenziare la comunicazione con le persone”.In una città con una così intensa vita culturale come farete perinserirvi nell’offerta culturale?“Naturalmente parleremo alla nostra comunità, anche per favorire ilrisveglio delle proprie origini e poi ci interessa continuare eapprofondire il rapporto con gli argentini, con tutta la societàargentina e anche con gli stranieri che passano per questa città”.Ha già un programma di eventi qualche annuncio da fare?“Sono qui da pochi giorni abbiamo già messo a punto un programma dimassima da qui alla fine dell’anno, ma quello che ho capito è chebisogna inserirsi nell’agenda culturale che propone, che vive lacittà.”“Anche l’ambasciata sta preparando appuntamenti importanti per laprimavera di Buenos aires, però l’idea che abbiamo è di attenzione perquello che accade qua, per inserirci nei suoi momenti, nei suoieventi. Riceviamo ogni giorno molte proposte in loco e tutto quelloche possiamo fare lo faremo.”“Tra le cose che abbiamo già deciso c’è la ripresa della pubblicazionedel programma cartaceo, importante per integrare come abbiamo detto,il rapporto con il pubblico, per consegnare il nostro programma per iprossimi due mesi, nelle mani delle persone che ci vengono a visitare.Quindi fra poco uscirà quello di settembre e ottobre.”“Intanto prepareremo quello dei mesi successivi, pur proseguendo lanostra comunicazione attraverso i mezzi della comunicazione moderna –mailing list, facebook, ecc – ma ci tengo molto a dare la nostra ideadi quel che pensiamo di fare.Parlavamo di fare sistema. In questi giorni ci sono a Buenos Aires lamostra delle Marche, il Maggio musicale fiorentino, poi riccardo Muti,ma in queste cose l’IIC non ha partecipato…“In queste cose che abbiamo citato no, ma dai colloqui che abbiamoavuto con l’ambasciatore, e anche col Console generale, ci interessa anoi tutti di fare dei progetti per presentarci insieme, quindi ilConsolato con la comunità, l’IIC con quel che rappresenta per lacultura, l’ambasciata con la sua autorevolezza. Quindi nel prossimofuturo ci presenteremo insieme, soprattutto per i progettiimportanti.”“Ci sono grossi progetti e piccoli progetti. Per me sono importantianche i piccoli, perché credo che è li che poi si coltivano leamicizie, coi quali l’Italia dialoga ad un livello – tra virgolette –più basso, ma per me molto importante, appunto perché è dove siconquistano le amicizie verso il nostro paese e la nostra cultura.”“Le risorse economiche vanno di anno in anno diminuendo. Quel che cichiede il ministero degli Esteri è di fare di più con meno. Questo èdiventato il nostro moto: fae di più con meno. Perché anche se ci sonomeno risorse economiche dobbiamo con la nostra fantasia, con la nostrerelazioni con gli ambienti in loco, cercare in qualche modo di portareavanti dei risultati. Io ho visto che qui abbiamo una importantissimabiblioteca che no è, secondo me, utilizzata al massimo, ma potremmoutilizzare delle risorse umane che vengono dall’Italia, per periodolimitati, per metterla più in ordine, ricatalagorare i libri, ecc.Qual’è il suo messaggio per la comunità italiana?“E’ un messaggio di apertura come vuole anche l’ambasciata. Chepossiamo fare insieme delle cose, degli eventi, mettere a disposizionei nostri mezzi, aprire le nostre porte, condividendo le risorse cheabbiamo, utilizzare i fattori di radicamento che le associazioni hannonell’area per il servizio anche a loro.

Tribuna Italiana

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