In piazza a Taranto, per un’Italia davvero civile

Stamattina sono sceso in piazza a Taranto, ho manifestato al fianco dei cittadini e degli operai che giustamente chiedono di non dover scegliere più tra lavoro e salute, perché in un Paese che pretende di definirsi civile si ha diritto ad entrambi. Sono sceso in piazza a Taranto con i colleghi Pino Caforio e Piefelice Zazzera per sostenere la magistratura, indegnamente chiusa in un angolo e messa sotto attacco dal governo e dai partiti che lo sostengono solo per aver chiesto il rispetto della legge, per aver fatto il proprio dovere istituzionale.
Che in Italia, oggi, si debba manifestare per questo è surreale ed è gravissimo. Nel 2012, in un Paese normale l’alternativa tra salute e lavoro dovrebbe essere un triste ricordo di un passato lontano e l’anomalia sarebbe semmai una magistratura che dinanzi a evidenti e certificate violazioni di legge non interviene. Ma in Italia la normalità è stata ormai accantonata da un pezzo e chi chiede il rispetto delle regole è immancabilmente dipinto come un nemico dello Stato.

Esagero? Purtroppo no, e la conferma l’ho avuta oggi a Taranto. Una città che è stata blindata senza alcuna ragione, che è stata letteralmente militarizzata con un dispiegamento di uomini e mezzi assolutamente sproporzionato per una manifestazione pacifica, organizzata da tranquilli cittadini e non da pericolosi sovversivi. Perché? Evidentemente per tenere sotto stretto controllo qualunque forma di dissenso al governo nel giorno dell’arrivo a Taranto dei ministri Passera e Clini.

Dissenso vietato in piazza e dissenso vietato anche a livello istituzionale. Solo così si spiega la decisione di escludere l’Italia dei Valori dal tavolo del confronto in Prefettura a cui sono stati invece regolarmente invitati parlamentari di Pdl, Pd, Udc e Fli. Una scelta che il ministro Clini ha giustificato dicendo che sono state coinvolte solo rappresentanze delle forze politiche che condividono la linea dell’esecutivo. Insomma, il governo, che in una vera democrazia dovrebbe rappresentare rutti, trova normale e giusto escludere una parte del Parlamento non solo dalle decisioni, ma anche dalla semplice discussione su un tema delicatissimo e di straordinaria rilevanza come il futuro dell’Ilva, che poi significa anche il futuro industriale del Paese.

Un bell’esempio di partecipazione democratica, non c’è che dire. La dimostrazione della volontà del governo di creare un vero e proprio regime in cui le voci scomode vengono sistematicamente escluse. Ma non ce la faranno. L’Italia dei Valori continuerà a dare battaglia in Parlamento e nelle piazze delle tante Taranto d’Italia, ovunque ci sia chi lotta per il rispetto della legge e dei diritti, ovunque ci sia chi dice basta ai ricatti. Dobbiamo rendere l’Italia un Paese civile nei fatti, non solo a parole. Dobbiamo conquistare quella normalità che viene negata, quella normalità per cui il diritto alla salute non può essere barattato con un posto di lavoro.

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