QUALE XVI LEGISLATURA?

Sul futuro d’Italia c’è ancora molto da scrivere ed ancor più da riflettere. In nove mesi, l’Esecutivo Monti ha sovvertito tutto quello che era possibile sovvertire. Ma in un’ottica ancora tutta da chiarire perché i vantaggi per l’Italia restano tuttora da valutare. Questo Governo, figliastro di una XVI Legislatura allo sbando per mancanza d’idee e d’iniziative, è stato solo in grado di tagliare e ridurre; senza segnale alcuno di vantaggio per il Popolo italiano; pure in una prospettiva europea. I Ministri, responsabili dei vari Dicasteri, sono noti agli addetti ai lavori, ma, certamente, sconosciuti ai soggetti delle pesanti imposizioni che hanno ridotto la nostra qualità di vita. Con l’anno prossimo, già prima delle elezioni politiche generali, il Bel Paese sarà più federale; ma con altri tagli e con poche contropartite. Per i diversi aspetti del pianeta Italia, non abbiamo rilevato soluzioni ragionevoli o programmi di risanamento realizzabili a medio termine. Insomma, bisognerebbe tornare a governare con nuove tattiche per tentare di frenare una recessione che continua a colpire, soprattutto, i ceti medio/deboli. E’ chiaro, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’Italia si è allontanata dalla strada di un’economia europea comunitaria. Non è la sola. Certo è che mal comune non è mezzo gaudio. Ora, poco importa se ci sarà una sterzata a “destra” o a “sinistra”, quello che preme è il riequilibrio dell’economia interna. Il nostro ruolo in UE deve essere preso in esame “dopo”. Del resto, da come si è evoluta la crisi comunitaria, nata negli Stati Uniti nel 2008, non restano molte carte da poter giocare. Per noi, la partita è perduta e la ripresa non potrà che essere immaginata oltre la prossima Legislatura. Non è neppure possibile fare dei confronti col nostro recente passato per evitare macoscopici errori di percorso. Ormai, sono stati fatti e tornare indietro è impossibile. Prima di preoccuparci del ruolo dell’Italia in ambito UE, si dovrebbero rivedere alcune posizioni che non favoriscono la ripresa interna. Il circolo si è fatto vizioso: meno occupazione per la mancanza d’investimenti. Meno investimenti per una palese sfiducia in un Esecutivo che non è stato in grado di presentare scelte per tante riforme che, a nostro avviso, non hanno portato linfa vitale all’imprenditoria con conseguente riduzione dei cicli produttivi ed aumento della disoccupazione. Da noi, il sistema si reggeva su una partita di giro: con le retribuzioni e le pensioni si faceva fronte ai servizi ed alle necessità. Oggi non è più possibile. Il fatto è esistenziale. C’è chi non riesce più ad onorare un affitto a non avere la somma per saldare le spese d’ordinaria amministrazione che, di conseguenza, ricadono su chi ha locato; poi anche “punito” con l’Imposta Municipale Unica (IMU). Manca, a nostro avviso, la voglia di ripresa proprio perché ogni possibile utile non è reinvestito in un’attività produttiva. Tasse ed imposte non hanno mai risolto i problemi del Paese. Anche perché a “pozzo vuoto”, d’acqua non se n’attinge più. Un giro di parole per evidenziare che le fonti di reddito imponibili si sono parecchio ridotte ed i rincari hanno superato il livello di guardia. Neppure l’arte dell’arrangiarsi, tipicamente mediterranea, è più applicabile. Si vive alla giornata, ma con limiti che continuano ad amplificarsi. Ci sono, si voglia o no, degli interessi nazionali da tutelare che non coincidono più con l’“armonizzazione” economica europea che sembrava raggiunta agli albori di questo nuovo millennio. La nostra Penisola ha bisogno d’iniziative che incrementano la ripresa produttiva interna. Per vivere bene in Europa, non è possibile stare male a casa propria. Visto che la XVI Legislatura resta, purtroppo, solo un atto formale e politicamente denaturato, non ci resta che far conto, pur con parecchia cautela, sulla XVII. I “tecnici”, se lo ritengono, potranno proporsi all’elettorato. Con risultati che preferiamo lasciare all’immaginazione dei lettori.

Giorgio Brignola

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