Febbre del Nilo Occidentale in Europa e in Italia: un caso confermato in provincia di Venezia

Il rischio non solo dalle punture delle zanzare ma anche dalle trasfusioni e trapianti da organismi infetti

L’ ECDC comunica che sono stati segnalati quattordici nuovi casi umani di febbre del Nilo occidentale nell'Unione europea e 36 per il quartiere durante la scorsa settimana.

Tredici nuovi casi sono stati segnalati in Grecia da Hellenic Centre for Disease Control and Prevention ((KEELPNO)). Di questi, sono stati segnalati 10 casi della prefettura dell'Attica, una zona con casi già inseriti in un precedente report e due da prefetture colpite recentemente, Achaia (un caso confermato) e Xanthi (un caso probabile). Per un altro caso confermato, il luogo dell'esposizione è indeterminato. Nuovi casi e aree colpite in Grecia non sono inaspettati dato che dal 2010 vi è stata una progressiva espansione geografica di trasmissione del virus del Nilo occidentale in tutto il paese, come indicato nella valutazione del rischio ECDC pubblicata di recente sulla situazione epidemiologica della febbre del Nilo occidentale in Grecia.

In Italia, è stato rilevato un caso confermato in provincia di Venezia. Questo caso asintomatico è stato identificato da uno screening sistematico dei donatori di sangue implementato nelle province della regione Veneto. Sono state 62 le donazioni prese in esame, verificate assieme all’intera “stagione” di donazioni del Veneto, per un totale di 72.542 controlli. Di questi appena 2 sono risultati positivi al Wnv. La scoperta è apparsa all’inizio di agosto su una rivista scientifica: il dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova ha isolato un ceppo endemico del West Nile Virus. In poche parole si tratta di una mutazione del virus africano sviluppata proprio sulle sponde dei grandi fiumi veneti. Il West Nile, dopo aver viaggiato su rotte commerciali, turistiche e sfruttando le recenti ondate migratorie, è arrivato in Italia nel 1998 e in Veneto nel 2008. E qui ha trovato la sua nuova casa. A veicolare il virus sono le zanzare e proprio per questo le epidemie che ogni anno si verificano intorno a settembre sono difficili da tenere controllo (è colpita dal virus dall’1 al 3 per cento della popolazione). In otto casi su dieci non produce alcun sintomo, nel 19 per cento si limita a qualche febbre, nausea, vomito, mal di testa ma per un infetto su cento dà origine a encefaliti, meningiti e paralisi che spesso portano alla morte. Il rischio non solo dalle punture delle zanzare ma anche dalle trasfusioni e trapianti da organismi infetti. Proprio una donazione di sangue infetto da parte di un veneziano ha fatto scoprire questa nuovo ceppo endemico.

Dal 2009 si contano cinque decessi in Veneto, l’ultimo lo scorso marzo: Fausto Mosole, un 33enne trevigiano che aveva contratto il virus dopo il trapianto di un rene. L’Unione Europea a fine 2011 contava 14 casi di contagio in Italia, di questi sette erano veneti (sei trevigiani e un veneziano).

Mentre nei paesi vicini, come la Russia sono stati segnalati 36 nuovi casi nella regione della Volgogradskaya Oblast ', un'area con segnalazioni di casi precedenti.

Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” che per primo ha segnalato la notizia in Italia rileva che se l’autorità Europea ha confermato il caso nella provincia di Venezia non ha provveduto a dare seguito ai casi precedenti che sarebbero stati rilevati in Italia come quello nella provincia di Oristano.

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