Tutto si può dire di Massimo D’Alema tranne che sia stupido. Argomenta sempre con intelligenza e lo fa anche questa volta, nell’intervista che ha rilasciato al Messaggero. Condivdo alcuni suoi passaggi, soprattutto quando spiega la differenza tra politiche sociali, proprie del centrosinistra, e politiche monetariste e liberiste tipiche del centrodestra. Aggiunge, e anche qui mi trova d’accordo, che l’altra grande differenza tra gli schieramenti non deve essere letta come politica contro società civile, ma come europeismo, tipico della storia del centrosinistra, contro populismo, che da Mussolini a Berlusconi ha inquinato una nobile tradizione come quella liberale.
Poi però i suoi ragionamenti si perdono su tre punti fondamentali. Il primo, che mi limiterò appena ad accennare, è proprio l’apertura, che D’Alema giudica positiva, della sinistra al liberismo, che in qualche modo giustificherebbe l’appoggio al governo Monti. Dico subito che se la sinistra diventa liberista non è più sinistra, è altro. E infatti, quando Di Pietro chiede al Pd, e io sono d’accordo con lui, di tornare nel centrosinistra dice proprio questo: abbandonate il liberismo montiano che sta facendo solo danni al Paese e tornate alle politiche sociali tipiche della storia, anche recente, del centrosinistra italiano. Solo così si potrà tornare a discutere di alleanze.
Il secondo punto è proprio questo: le alleanze. D’Alema auspica un incontro a tre e giudica “seri” i due interlocutori Casini e Vendola. In realtà adulandoli li ha già messi all’angolo perché poi sostiene che l’agenda la detterà il Pd e che, addirittura, su alcuni temi, si potranno trovare maggioranze trasversali in Parlamento. Magari spera di contare sull’appoggio di Grillo e dell’Idv per mettere in minoranza l’Udc sui diritti civili.
Ha fatto i conti senza l’oste. Io continuo a credere che un’alleanza che veda insieme Vendola e Casini sia una brutta copia dell’Unione. Udc e Sel sono in antitesi praticamente su tutto. Il primo vuole il proseguimento delle politiche rigoriste di Monti senza sé e senza ma, il secondo vuole cancellarle del tutto. Insomma, un pasticcio che abortirebbe ancor prima di nascere. A questi pastrocchi, è quasi inutile aggiungerlo, l’Italia dei Valori ha già scelto, coerentemente, di non partecipare.
Il terzo punto è la possibilità di formare alleanze in Parlamento, dopo il voto. E’ un imbroglio. Il tanto vituperato porcellum contiene un solo elemento positivo, ed è proprio quello della formazione delle coalizioni candidate a governare prima del voto, caratteristica che aveva anche il mattarellum, il sistema elettorale che l’Idv voleva riportare in vita con un referendum. Il bipolarismo e la formazione delle coalizioni prima del voto sono un elemento di chiarezza ormai entrato nella tradizione del nostro Paese da quasi un ventennio,come confermano le elezioni dei presidenti di regione e i sindaci. La formazione delle alleanze dopo il voto rappresenterebbe un tuffo nel passato della prima repubblica, quella del Caf. Francamente un’ipotesi insostenibile.
Ho l’impressione che chi sta lavorando per cancellare il bipolarismo, e formare un’alleanza larga e innaturale, non stia facendo né il bene del Paese né del centrosinistra.