Gli apprendisti stregoni

Parlare di alleanze e coalizioni senza sapere con quale legge elettorale i cittadini andranno a votare significa riempirsi la bocca di parole vuote. Però è anche vero che chi vuole prefigurare alleanze e spianare la strada a questo o a quel governo ricorre spesso proprio a marchingegni elettorali che, invece di essere neutrali, sono studiati per far pendere la bilancia da una parte. Quanto a progetti di leggi elettorale, il reparto porcate è tanto pieno che scoppia.
Voglio fare qualche esempio delle norme sulle quali stanno lavorando gli apprendisti stregoni dei partiti, perché i cittadini devono sapere di cosa si parla davvero quando si dice “riforma elettorale”.
Tutti si sono già quasi messi d’accordo sul fatto che la prossima legge dovrà essere proporzionale, e non si dovranno prendere impegni vincolanti prima del voto né sulle alleanze né sul premier. Perché? Per lasciare ai partiti le mani libere e scippare gli elettori del diritto di scegliere da chi essere governati.
Ci sarà un premio di maggioranza. Quasi certamente sarà attribuito al singolo partito invece che alla coalizione e sarà minimo minimo del 10%, forse addirittura del 15%. Perché? Prima di tutto perché così i partiti non dovranno dire prima con chi si alleeranno dopo le elezioni. Poi perché con un premio molto alto i partiti maggiori potranno fare una campagna elettorale ricattatoria con lo slogan del finto “voto utile”. Infine perché i partiti sanno che nessuno di loro neppure si avvicinerà a raggiungere la maggioranza parlamentare e vogliono aggirare l’ostacolo con un premio esorbitante, che permetterebbe a un partito con appena un terzo dei voti (che, tenendo conto delle astensioni, rappresenterebbe una piccola minoranza del Paese) di governare praticamente da solo.
Ci sarà una soglia di sbarramento, ed è giusto che sia così perché le esigenze della rappresentanza democratica devono essere coniugate con quelle della governabilità. Però, oltre a questa giusta soglia di sbarramento, i partiti maggiori stanno pensando anche a un marchingegno tecnico, consistente nel disegnare collegi più piccoli. Infatti, più è piccolo il collegio, più voti ci vogliono per essere eletti. Per entrare in Parlamento non basterebbe più superare il 4 o il 5%. Bisognerebbe arrivare all’8 o al 9%. Però un sistema elettorale che tiene fuori dal Parlamento forze che stanno intorno al 7 o all’8% e regala il 10 o il 15% al primo partito, di democratico ha soltanto il nome.
Poi ci sarebbe il motivo per cui tutti chiedono di cambiare il porcellum, e cioè che con quel sistema i leader di partito si scelgono uno per uno i deputati più obbedienti e gli elettori nemmeno li consultano. Ma siccome ai partiti quel sistema piaceva da morire, stanno cercando il modo per cambiare la forma e salvare la sostanza. Una gran parte dei parlamentari, se non tutti, verrebbe eletta nei collegi invece che con le preferenze. Basterà mandare nei collegi deboli i candidati scomodi, e in quelli sicuri i candidati nominati per rifare il porcellum con un altro nome.
Questa è la fregatura che la casta sta per dare ai cittadini italiani, ed è giusto che questi lo sappiano in tempo per dire cosa ne pensano. Perché la democrazia vive nelle piazze, alla luce del sole, e muore nelle segrete stanze dove si fanno accordi come questo.

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