Il miliardario Hans Rausing, erede della Tetra Pak, ha scampato la prigione per aver nascosto – per due mesi – il corpo senza vita della moglie Eva nella loro casa di Belgravia perchè non voleva accettare che fosse morta.Rausing ha spiegato al tribunale di avere sofferto così tanto per la perdita della sua compagna da 19 anni, probabilmente deceduta per overdose, che la sua morte gli ha provocato un esaurimento nervoso, peggiorato dagli stupefacenti dai quali era dipendente.”A me accade invece di ricevere quanto segue, dall’ Italia dei ristretti orizzonti: “In piena estate in questi giorni alcune decine di detenuti sono in via di trasferimento dal carcere di Spoleto verso altre destinazioni. Spoleto è un istituto dove ci sono gli ergastolani.
Sono mandati via, dispersi in giro per l’Italia, per far spazio a nuovi detenuti che possano occupare più intensivamente le celle: poco male se nel trasferimento è coinvolto lo scrittore Carmelo Musumeci che dopo molti anni di detenzione, a Spoleto si è laureato, ha scritto libri, aperto un blog (http://www.carmelomusumeci.com/) e alimentato una battaglia civile contro l’ergastolo senza possibilità di revisione. “Nulla più di questi provvedimenti tradisce l’indifferenza dell’istituzione penitenziaria alle vite che vi scorrono dentro e al lavoro che tanti suoi operatori vi svolgono”.
“Ci appelliamo al ministro della Giustizia Paola Severino e al capo dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino perché sospendano immediatamente questi provvedimenti e non interrompano un percorso riuscito di risocializzazione. Negli ultimi anni Musumeci ha avuto contatti con docenti universitari, scrittori, intellettuali. Per lui si sono spese figure di altissimo prestigio internazionale come Umberto Veronesi e Margherita Hack. Dovrebbe essere un esempio per il nostro sistema penitenziario in quanto persona recuperata alla società come vuole la nostra Costituzione, invece viene punito sradicandolo dal carcere dove ha costruito il suo cambiamento”, dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Redazione Stato”
Veniamo a un altro caso…: “Sta «un po’ meglio» Lele Mora, l’agente dello spettacolo scarcerato mercoledì dal giudice di sorveglianza del tribunale di Milanoper motivi di «grave stress psicofisico». Lo ha detto il figlio dell’agente. «Come sta? Insomma… Sta sicuramente meglio di prima», ha risposto ai giornalisti Mirko Mora, che ha accolto il padre nelle sua casa in via Natale Battaglia e dove, giovedì, sono andati a fargli visita la figlia Diana, le tre sorelle, nonché amici e vip già facenti parte della sua scuderia. Tra loro la showgirl Eleonoire Casalegno e l’ex «pupa» Francesca Cipriani. Da amici e ex colleghi sono arrivati anche molti regali, tra cui una guantiera di dolci della pasticceria «Sant’Ambroeus» e una cassa di bottiglie di Sassicaia.
CHIESTO L’AFFIDAMENTO IN PROVA – Lele Mora si trovava nel carcere di Opera dal giugno 2011 per la bancarotta della sua società Lm Management: aveva patteggiato una condanna a 4 anni e tre mesi e ha una pena residua da espiare inferiore ai 3 anni. È inoltre imputato, insieme a Emilio Fede e Nicole Minetti, nel processo milanese sul caso Ruby. Durante la permanenza in carcere, l’agente del vip ha perso 50 chili di peso. Secondo il giudice Roberta Cossia, Mora soffre di «severe patologie che rischiano di aggravarsi» e per questo ne ha disposto la scarcerazione in attesa che venga fissata l’udienza, per stabilire se l’uomo possa essere affidato in prova ai servizi sociali. In caso dovesse essere accolta la richiesta dei suoi legali, Gianluca Maris e Nicola Avanzi, Mora dovrebbe essere affidato a una comunità per svolgere attività di volontariato. DON MAZZI: «NESSUN PROGRAMMA» – In passato Mora aveva manifestato l’intenzione di svolgere attività di volontariato presso la comunità Exodus di don Antonio Mazzi, come ha scritto anche il giudice di sorveglianza del tribunale di Milano Roberta Cossia motivando la sua decisione: «Avendo ricevuto la disponibilità di don Mazzi in tal senso, attività che avrebbe la valenza – scrive il giudice – di integrare e soddisfare le sue esigenze di cambiamento di vita». Ma in serata è arrivata la smentita di don Mazzi. «Non c’è alcun programma per Lele Mora, so che lui è a casa», ha precisato il sacerdote. «Lele Mora – ha aggiunto – aveva chiesto di venire da noi, ma al momento non c’è alcun programma».
Tutto il mondo è paese, comune ingiustizia e non perchè mi piaccia il carcere…Devo aggiungere altro?
Doriana Goracci