Il consiglio comunale di Napoli, nei giorni scorsi, ha votato all’unanimità la consegna della cittadinanza onoraria ai figli di migranti nati in città. Si tratta di ragazzi pienamente integrati nella realtà in cui vivono, che parlano la lingua italiana, spesso il dialetto della città, e che si sentono italiani al 100%. Persone che, dunque, non hanno alcun bisogno di integrazione e che rischiano, il più delle volte, di restare apolidi fino alla maggiore età.
Si tratta di un successo della giunta De Magistris che ha voluto, così, raccogliere l’appello del presidente Napolitano di qualche mese fa. Iniziative di questo tenore si stanno moltiplicando in tutta Italia, ma nessuna città dell’importanza e della grandezza di Napoli aveva finora utilizzato questa scappatoia. Per porre all’attenzione un problema che la politica nasconde.
Intendiamoci, si tratta, per il momento, di una cittadinanza poco più che simbolica ma che può e deve servire a spingere per una legge organica che consenta allo stato italiano di passare dallo ius sanguinis allo ius soli.
Certo, con Pdl e Lega, ancora maggioranza in questo Parlamento, riuscire a dare seguito all’appello del Capo dello Stato e a legiferare in materia in questa legislatura sarà un traguardo difficile da raggiungere. Certo, si potrebbe cominciare una discussione, visto che un disegno di legge, a prima firma Ignazio Marino, è stato condiviso da tutti i senatori dell’Idv, me compreso, e da gran parte di quelli del partito Democratico. Ma ho l’impressione che la prossima legislatura, con Lega e Pdl che usciranno senz’altro ridimensionati dalle urne, potrebbe essere la volta buona. Del resto, sui diritti civili, l’Italia dei Valori e il Pd la pensano allo stesso modo.