Monti non è certo uno statista, torni a fare il professore che è meglio

E’ vero che un politico guarda alle prossime elezioni e uno statista alle prossime generazioni, ma proprio per questo Monti non è certo uno statista. La buona politica è tutt’altra cosa rispetto al rigore iniquo e inflattivo messo in campo dai tecnici. Con le sue ciniche riforme, Monti ha tolto il futuro ai giovani e in cambio non è neppure riuscito a far quadrare i conti: torni a fare il professore che è meglio, tanto ormai per ottobre gli stanno preparando la festa.

Il premier invoca De Gasperi a sproposito: tartassando i più deboli e facendo gli interessi dei più forti ricorda solo il suo predecessore Berlusconi, non il primo Presidente del Consiglio della Repubblica e padre fondatore dell’Ue. Non è con questa citazione che Monti scaccerà lo spettro della sua disfatta, il Governo è una nave che affonda e per questo i partiti che lo sostengono stanno scappando verso le elezioni anticipate.

L’Esecutivo ha alimentato spread, recessione, disoccupazione e debito pubblico senza dare prospettive di crescita: i dati di Bankitalia e Unioncamere, che descrivono una società sempre più povera e precaria, sono uno schiaffo alle riforme targate Monti. Se fosse l’amministratore di una società privata, il premier dovrebbe portare i libri contabili in tribunale e dichiarare fallimento. Votare subito con una legge elettorale che rispetti il referendum è l’unico rimedio possibile per uscire dalla crisi.

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