“Dal 9 luglio sarà più facile cambiare cognome o aggiungere quello della madre. E' un passo avanti positivo quello voluto dal Governo e dal Presidente della Repubblica attraverso l'emanazione di un decreto. Ora sta al Parlamento legiferare in modo da attribuire ai genitori la possibilità di optare per il cognome materno, così da garantire pari dignità alle donne”. Lo dice Laura Garavini, deputata del Partito Democratico eletta nella Circoscrizione Europa, commentando il decreto del Presidente della Repubblica, grazie al quale presto potremo contare su procedure più semplici e brevi per ufficializzare il cambiamento del cognome.
Basterà una domanda circostanziata, spiegando i motivi della volontà di cambiare, indirizzata al prefetto che potrà rispondere con il decreto di concessione. Si potrà cambiare il cognome se considerato imbarazzante, oppure chiedere di unire al cognome del padre quello della madre, oppure aggiungere il cognome del marito ai propri figli da parte della donna che, rimasta vedova o divorziata, si è risposata. Inoltre, potrà fare istanza anche chi è divenuto cittadino italiano e vuole, però, che venga mantenuto il nome con cui è conosciuto al di fuori.
“Il cognome non è solo un dato anagrafico. Fa parte della nostra identità”, spiega Laura Garavini. “In Italia, la normativa è ancorata ad una concezione della famiglia piuttosto datata, e fa sopravvivere forme di discriminazione delle donne”.
“Ho presentato una proposta di legge per affermare la pari dignità di uomini e donne anche nell’attribuzione del cognome ai figli. I genitori devono avere sempre la possibilità di scegliere liberamente, nel senso di poter optare per entrambi i cognomi nell’ordine da essi stessi stabilito, o per il cognome di un solo genitore”, aggiunge la deputata PD.
“Numerosi Paesi a noi vicini hanno adottato regole di questo tipo. L’Italia è in grave ritardo ed è già stata richiamata da alcuni organismi internazionali, come il Consiglio d’Europa e la Corte di Giustizia europea”, conclude Garavini. “E' tempo di aprire una grande stagione di riforme per aggiornare e rinnovare il nostro Paese. Anche e soprattutto in materia di diritti civili”.
Roma, lì 31 maggio 2012