Comites-Cgie Eugenio Marino

La decisione di rinviare al 2014 le elezioni dei Comites è un atto politico gravissimo nel merito e bruttissimo nel metodo scelto dal Ministro nel comunicare la notizia, senza passare attraverso nessuna discussione preliminare o interlocuzione con gli organismi di rappresentanza interessati o con i Parlamentari che da tempo chiedevano l’indizione entro l’anno delle consultazioni. Proprio in quello che sembrava un positivo incontro di tutti i responsabili italiani nel mondo dei Partiti e gli eletti all’estero con il Sottosegretario Catricalà, tra le priorità dell’azione politica era stata invocata a gran voce l’indizione delle elezioni.
E in questa, come in altre occasioni, il Governo si era dimostrato disponibile all’ascolto e all’azione e glielo avevamo riconosciuto tutti. Invece, a sorpresa per tutti noi, è arrivata questa notizia irresponsabile. Una decisione, dunque, che mostra mancanza di rispetto nei confronti di tutti gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, dei partiti che se ne occupano e che pure sostengono correttamente e lealmente il Governo, e degli eletti all’estero.
Questa decisione, inoltre, arriva alla vigilia del Comitato di Presidenza del CGIE e lì il Ministro, come vorrebbe una buona prassi istituzionale, avrebbe dovuto fare una prima discussione su questo tema. O, magari, nelle commissioni esteri della Camera o nei comitati per gli italiani nel mondo. Invece si è deciso tutto senza consultare o informare preliminarmente nessuno.
E poi il rinvio con decreto si aggiunge alle altre decisioni che vanno nella direzione solita di tagli lineari ai capitoli di spesa del MAE per gli italiani all’estero, alla riduzione lineare del contingente degli insegnanti italiani all’estero, alla indisponibilità di risorse per l’insegnamento della lingua e cultura, al quasi azzeramento dei fondi per l’assistenza, alla chiusura della produzione di Rai International, alla mancanza della sanatoria per gli indebiti pensionistici ecc. ecc..
Insomma, un panorama triste che ci fa concludere che nessuna scelta di merito è stata operata, almeno per dare un segnale di buona volontà verso gli italiani nel mondo. Anche nella relazione della Commissione per la spending review per ciò che concerne il MAE, si può notare che non c’è una sola parola, una, per gli italiani all’estero, nessun segnale positivo. Anzi, solo indicazioni che, se diventassero posizione del Ministro e venissero applicate, contribuirebbero solo a mettere l’una contro l’altra alcune categorie di lavoratori qualificati e alimenterebbero sbagliate e controproducenti discriminazioni e contrapposizione tra lavoratori in Italia e lavoratori italiani all’estero. Non vi sono indicazioni di riforma dei sistemi del MAE, infatti, ma solo riduzioni di “spesa” e di contingenti che, paradossalmente, la spesa non solo non la ridurrebbero, ma rischierebbero di aumentarla. Non si pensi, dunque, di voler dare un “segnale” agli italiani all’estero con questo tipo di scelte che ci portano verso un vicolo cieco.

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