di Francesco FLORE – 08100 NUORO
Egregio Onorevole, secondo stime attendibili, sono alcune centinaia di migliaia i lavoratori “spiazzati” dalla recente riforma delle pensioni nel corso della transizione al pensionamento. Essi avevano compiuto scelte cruciali per la vita delle loro famiglie sulla base delle leggi e delle normative previdenziali in vigore al tempo di tale scelte, ed ora vivono nell’angoscia di vedersi allontanare di fatto indefinitamente il traguardo della pensione. Questi lavoratori si domandano chi potrà correggere gli incredibili errori e le nefaste conseguenze della riforma delle pensioni sulle loro vite; la risposta alle loro domande chiama in causa l’intero Parlamento. L’impegno di molti deputati e senatori sul tema è stato lodevole, ma il Ministro del Lavoro intende salvaguardare una platea di soli 65.000 lavoratori attraverso un decreto attuativo (per il quale non è richiesta approvazione in Parlamento) che impone nuove, numerose e pretestuose condizioni restrittive, in palese contrasto con la Legge 214/2011 cui esso dovrebbe dare attuazione; tale decreto è stato firmato dal Ministro del Lavoro ed è attualmente alla firma del Ministro dell’Economia (e Presidente del Consiglio dei Ministri) Mario Monti. Il decreto ha generato molta delusione e irritazione, a causa della totale “impermeabilità” del Ministro alle numerose critiche sia di merito che di metodo; di fronte a tanta irragionevole ed illegittima rigidità molti deputati e senatori hanno opposto ferme dichiarazioni di principio e prese di posizione inequivocabili ma finora poco efficaci. Subordinare i diritti alle risorse finanziarie è una assurdità, ed è la fine dello Stato di Diritto. Un altro segnale del cedimento dello Stato di Diritto e della credibilità delle Istituzioni è la disinvoltura con cui il potere esecutivo (l’Istituzione Governo) manomette per decreto attuativo interministeriale (sottratto alla approvazione parlamentare) la normativa generale sulla prosecuzione volontaria della contribuzione previdenziale, istituto di grande valenza socio-economica creato proprio per consentire a chi per un qualunque motivo perda il lavoro di conseguire comunque, seppure a caro prezzo, il diritto ad un trattamento pensionistico che si configura quindi sostanzialmente come un “diritto acquisito”. Un Rappresentante del Popolo Sovrano non può che opporsi all’idea stessa che i diritti dei lavoratori “mobilitati”, “autorizzati alla contribuzione volontaria” ed “esodati”, siano subordinati alla copertura finanziaria, ed è logico attendersi da ciascun Parlamentare una strenua difesa della salvaguardia di tali tipologie di lavoratori, secondo il comma 14 dell’art. 24 della Legge 214/2011. Le nuove, numerose e alquanto pretestuose condizioni restrittive del decreto attuativo alterano nella sostanza e nella forma tale Legge, che produce così effetti addirittura retroattivi, ed escludono dalla salvaguardia la maggior parte dei lavoratori di tutte le tipologie teoricamente salvaguardate dalla Legge stessa; in particolare la citata manomissione della normativa vigente relativa alla Contribuzione Volontaria penalizza in misura abnorme i lavoratori a suo tempo autorizzati ai contributi volontari, salvaguardandone realmente solo 10.250 su circa 200.000 potenziali. Contributori volontari: ex lavoratori disoccupati, senza alcun reddito e senza pensione costretti a sacrificare gran parte dei loro risparmi per versare contributi all’INPS diventati inutili e che hanno subito oltre al danno di aver perso tali versamenti anche la beffa di vedersi rapinati da 2 a 5 anni di pensione!!! Per questo, molte migliaia di lavoratori si attendono che il Parlamento Italiano eserciti tempestivamente le sue prerogative sovrane nei confronti del Presidente del Consiglio dei Ministri Senatore Prof. Mario Monti affinché non avalli una tale ingiustizia ed una tale mostruosità normativa a danno di essi. Numerosi di Voi hanno affermato che una corretta attuazione della Legge n. 214/2011 esclude ulteriori condizioni restrittive nel decreto attuativo e comporta, come unica possibile soluzione del problema, il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per la salvaguardia di tutte le tipologie di lavoratori previste dal comma 14 dell’art. 24 della Legge; il dibattito sviluppatosi nelle ultime settimane sul tema conferma tale soluzione come la sola concretamente percorribile, attraverso la definizione di priorità di spesa pubblica intelligenti e socialmente valide. In conclusione, i lavoratori penalizzati dalla riforma delle pensioni sollecitano ciascun Parlamentare Italiano ad adoperarsi sia a livello personale che a livello di gruppo parlamentare di appartenenza per esercitare ogni possibile pressione sul Governo per ottenere il risultato sopra auspicato. Grazie per l’attenzione. Distinti saluti.
Francesco FLORE – 08100 NUORO
A nome di un gruppo organizzato di lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione previdenziale.