PAGARE TUTTO O VIVERE D’INDULGENZE

Il 2012 è iniziato con un’inflazione del 3,8% su base annua. Agli inizi del 2011, a crisi economica già in piena espansione, il tetto inflativo non superava, almeno ufficialmente, il 2%. Ci ha pensato Monti a sanare il Bilancio Preventivo dello Stato. Così se i conti cominciano a quadrare a livello pubblico, gli italiani restano un Popolo d’indigenti. Ne consegue che i provvedimenti assunti non hanno minimamente contenuto la sesazione di vivere in un Paese del Terzo Mondo e non in uno degli Stati più industrializzati della terra. Se il precedente regime politico ha indebitato lo Stato per far fronte agli ammanchi, l’Esecutivo Tecnico ha varato una serie di provvedimenti fiscali che vanno a ricadere, inevitabilmente, sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni. Le aliquote IRPEF non sono state ridotte; mentre l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) andrà a rincarare nuovamente nel prossimo autunno. I trattamenti previdenziali minimi non sono stati “ritoccati” ed oggi vivere è molto più difficile che per lo scorso anno. Lo Stato sociale è più un termine che un fatto reale. Insomma, quel poco che c’è concesso viene ripreso, per altra via, e con gli interessi. Ma questa, a ben osservare, non sarebbe la realtà peggiore. Ciò che ha fatto traboccare la misura, in verità assai colma, è la manovra sull’equità fiscale. L’evasione, al contrario, c’è ancora. I più accurati controlli, tanto pubblicizzati dai media, rappresentano il ritrovamento di un ago in un pagliaio. Certo è che la barca economica nazionale è in procinto di naufragare. Per recuperare il maltolto, ogni mezzo è stato sperimentato. I risultati appaiono deludenti. La morale è sempre la stessa: c’è chi paga tutto quello che deve e c’è chi gode delle “indulgenze”. Ora, gli italiani hanno iniziato ad essere stufi delle “stangate” che si ripetono, con pedante periodicità, sui loro risparmi e sul loro lavoro. Senza intese di facciata con le Forze Sociali, da noi si respira, prepotente, la voglia di dire”no”. No alle ingiustizie, no hai compromessi che favoriscono chi non ne dovrebbe avere bisogno. Dato che il piatto piange, il Professore non può più tornare su alcuni suoi passi imprudenti. Neppure su quelli fiscali che sono i più dolorosi. Quando si tireranno le somme, ci si accorgerà con gli introiti saranno ancora insufficienti alla bisogna. Prima del commiato, il Governo della non sfiducia provvederà ad attivare la seconda fase dei provvedimenti fiscali. Per raccattare liquidi, sono state attivate tutte le strategie. Anche linguistiche. Però, è rimasto in soffitta quel “Fiscal Drag” che tanto bene avrebbe fatto al Popolo italiano. Con la conseguente deduzione che, per evitare la depressione che viene dai Balcani, dovranno essere reperiti in casa altri fondi, con nuovi sacrifici. Gli Euro torneranno ad essere prelevati dal calderone, sempre più leggero, del contribuente italiano. C’è da augurarci che anche i ricchi “piangano”.

Giorgio Brignola

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