Confusione sul termine “chiesa”

Un lettore, su Il Fatto Quotidiano del 26 maggio, protesta perché una lettrice ha criticato la Chiesa che spende troppe parole su temi quali l’aborto, l’omosessualità, le coppie di fatto, “gli embrioni deboli e indifesi” (cito le parole della lettrice) e, in confronto, poche parole in difesa dei bambini sfruttati e maltrattati in tutto il mondo. La lettrice ha ragione. Raramente si sente la Chiesa parlare dei bambini ridotti in schiavitù, bambini che lavorano quindici ore il giorno al servizio delle multinazionali, bambini uccisi, massacrati, trucidati, bambini sfruttati da clan criminali o dal mercato della pornografia, bambini mandati al fronte come soldati. Il lettore scrive: “La Chiesa è ovunque in prima fila nell’assistenza ai bambini in difficoltà, soprattutto nel terzo mondo”. Da dove nasce l’equivoco del lettore? Dal fatto che egli confonde la Chiesa cui alludeva la lettrice, vale a dire Papa, vescovi e cardinali, e la chiesa fatta da tutti i cristiani, gerarchia ecclesiastica compresa, ovviamente. Ma a compiere le opere di carità sono preti, missionari, persone religiose di buona volontà, non la gerarchia ecclesiastica. E finanziare tali opere è un preciso dovere della Chiesa (ci mancherebbe altro!). Del resto, non tiene già abbastanza per sé di tutto il denaro che incamera?

Renato Pierri

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