Lei, una signora di 59 anni, aveva detto ad una vicina di casa e lasciando la porta socchiusa: “Poso qui un fiore, qualcuno penserà ad annaffiarlo”
Dopo alcune ore si è suicidata con il marito di 60 anni, vivevano ad Ostana in Alta Valle Po. Si sono tolti la vita utilizzando i gas di scarico della macchina di lui, collaboratore del settimanale diocesano di Saluzzo, un’Opel Astra in località Miridò. Risiedevano a Martiniana ed erano originari di Bologna lei e di Paesana lui. M.Z. e C.M. sono le iniziali dei loro nomi: “…A trovare i due sventurati, nella mattinata di domenica, all’interno dell’auto ancora in moto, un passante che scendeva in paese per fare compere e che ha dato prontamente l’allarme. Sul posto si sono recati, oltre alla medicalizzata Charlie 1.3 del 118 di Paesana, due pattuglie di carabinieri, provenienti l’una dalla vicina Crissolo e l’altra da Revello, con i rispettivi comandanti di stazione. Purtroppo, però, per i due non vi era più nulla da fare. Si ignorano, al momento, i motivi di un gesto così tragico e disperato.”
Qualcosa di più sono venuta a saperlo stamattina da un quotidiano online di Cuneo e provincia: “Ci sarebbero profonde difficoltà economiche alla base del gesto della coppia trovata cadavere sulle alture di Ostana: senza lavoro da 3 anni lui, solo pulizie saltuarie per lei. Ci sarebbe una non più controllabile disperazione per le difficoltà economiche di un “momento” che durava da anni alla base del suicidio dei coniugi M.Z. di 59 anni e C.M. di 60, che nella notte tra sabato e domenica hanno drammaticamente posto fine alla loro esistenza con i gas di scarico della loro auto…Bolognese lei, di Paesana lui, una passione comune per la montagna che dividevano con tanti amici e che lui – C.M. – “con una puntualità davvero rara” metteva a disposizione anche dei lettori del “Corriere di Saluzzo”, sulle cui pagine sportive curava un rubrica quindicinale dedicata all’escursionismo nelle vallate cuneesi.Abitavano in una bella casa a due piani in via Roma a Martiniana. Al piano di sopra i loro padroni di casa, Anna Ladiglione ed Emidio Berardo. Le lacrime con cui ci accoglie la donna la dicono lunga sull’affetto nutrito per quella coppia: “gente squisita, un po’ più chiuso lui, un po’ più espansiva lei”.“Avevo come un presentimento” ci dice Anna. “Sabato sera, quando li ho visti partire – erano le 19.40 – ho visto lui più cupo del solito. Attendeva per strada lei con la testa reclinata, come se scrutasse l’asfalto, assorto nei suoi pensieri. Non mi hanno salutato, e non era da loro. Ma il particolare più strano è stato il vedere l’uscio di casa loro meno che socchiuso, aperto di una ventina di centimetri: come se avessero voluto permettere ad altri un comodo accesso all’appartamento, anche in loro assenza. Ad una vicina, nell’atto di carezzare un fiore appena posato nel vano scala, M.Z. aveva detto: ‘qualcuno ci penserà ad annaffiarlo’. Parole che oggi assumono un tragico annuncio di morte”.M.Z. e C.M. abitavano a Martiniana Po, in quella casa nella quale si erano trasferiti da Milano, da circa 14 anni. Lui, sociologo, promoter aziendale, aveva perso il lavoro tre anni fa. Lei faceva saltuarie pulizie in alcune case del paese. Troppo poco per vivere. Sempre, ancor più oggi. Una situazione estremamente difficile, in un nucleo familiare con forse qualche problema.
“Ma si amavano. Le poche volte in cui lui partiva per un’escursione senza di lei, non mancava mai di salutarla con un ‘Ciao amore’ ed un bacio sulla bocca. Non riusciamo a crederci” ci dice ancora Anna Ladiglione”.
Anche se non hanno molto in comune credo, se non la discrezione con cui hanno compiuto un gesto durissimo e insieme, mi hanno fatto tornare alla mente Andrè Gorz e la moglie. Era settembre del 2007 quando scrissi Andrea Gorz e la Signora Dorine, guardarsi indietro andare avanti: Non sappiamo se Andrè Gorz,il vero nome era Gerard Horst, filosofo francese di 84 anni abbia imboccato “La strada del Paradiso” con la sua Dorine di 83 anni- ma sappiamo da un biglietto scritto a mano e lasciato sulla porta di casa che i due coniugi, suicidatisi e stesi uno accanto all’altro, chiedevano “avvisate la gendarmeria”. Così il 24 settembre in una casa di Vosnon in Francia, gli amici hanno trovato diverse lettere, di addio, a loro indirizzate. Andrè Gorz era considerato uno dei padri dell’ecologia politica e dell’ anticapitalismo. Credo di non sbagliare a dire che quei due che insieme se ne sono andati, non si erano rassegnati e non si erano abituati, veri riformisti rivoluzionari.Così in Capitalism in Crisis in Everyday Life scriveva il signor Andrè:”Ogni mattina ti domandi come farai a resistere fino alla sera, Lunedì come farai fino al Sabato. Tornando a casa senza forze non fai nulla ma guardi la TV, parlando da solo morirai sicuramente come un idiota … desideri rompere tutto … una volta al giorno, ti senti malato … perché hai scambiato la tua vita con un sopravvivere; temi che la collera che ti sale alla fine ti conduca alla morte, e che in fin dei conti la gente ha ragione quando dice: “beh, puoi abituarti ad ogni cosa.”…Non vi citerò i tanti testi che Andrè Gorz scrisse e sono quasi tutti tradotti in italiano, ne dico solo uno, e scusate forse l’eccessivo sentimentalismo, è ‘Lettere a D. Storia d’amore’, una raccolta di poesie dedicata alla moglie Dorine, con la quale aveva vissuto più di cinquant’anni e pubblicato l’anno scorso. Lui che teorizzò la decrescita e il reddito di esistenza, ha vissuto costantemente in crescita il suo amore per Dorine, gli amici, la vita.”
Era de maggio come oggi e leggo stamattina : “…La curiosità e-o il fascino di leggere questo esile libro “Lettere a D.” può nascere da una ragione insolita: alla lettera che André Gorz (Gérard Horst per lo stato civile francese) scrive alla moglie Dorine, affetta da un morbo degenerativo tra il marzo e il giugno 2006, succederà, infatti, un anno dopo, il 25 settembre 2007, il suicidio di entrambi. Tuttavia questa lettera non era stata scritta pensando al suicidio: era stata pubblicata un anno prima, e le commoventi parole con cui si conclude hanno acquistato un senso profetico solo dopo il ritrovamento dei loro corpi. “La notte vedo talvolta la figura di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserto, cammina dietro un carro funebre. Quest’uomo sono io. Sei tu che il carro funebre trasporta. Non voglio assistere alla tua cremazione; non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri. (…) Spio il tuo respiro, la mia mano ti sfiora. Ciascuno di noi vorrebbe non dover sopravvivere alla morte dell’altro. Ci siamo spesso detti che se, per assurdo, avessimo una seconda vita, vorremmo trascorrerla insieme…Stai per compiere ottantadue anni. Sei rimpicciolita di sei centimetri, non pesi che quarantacinque chili e sei sempre bella, elegante e desiderabile. Sono cinquantotto anni che viviamo insieme e ti amo più che mai. Porto di nuovo in fondo al petto un vuoto divorante che solo il calore del tuo corpo contro il mio riempie”.
Non ho foto dei coniugi che sono morti insieme, sappiamo poco o niente di loro ma ho trovato due foto di quella coppia di ottantenni che hanno deciso di aprire e chiudere con la vita insieme…sia quando erano giovani sia da anziani.Per amore.
Strano maggio, eppure è il mese delle rose. Non sembra abbiano necessità di essere annaffiate, tanto piove, tante sono le persone che piangono ciò che non è più, come le compagne e i compagni di Melissa, oggi tornati a scuola. Hanno lasciato fiori e un biglietto sul suo banco…
Si ignorano, al momento, i motivi di un gesto così tragico e disperato? Nel buio, spicca il colore dei fiori, e basta un soffio e cadono i petali come certe rose di rovo, su certi muri, che non crollano mai.
Doriana Goracci