Secondo una nuova interpretazione della Corte dei Conti, i comuni italiani – che in pochi anni si sono visto ridurre le potenzialità di fare investimenti dal 15% delle proprie entrate al 4% del 2014 – non potranno quest'anno attivare mutui anche se sono al disotto dell' 8% (limite di bilancio 2012) se “in prospettiva” sanno già che non riuscirebbero a scendere con il totale degli interessi sotto il 6% l'anno prossimo e il 4% tra due anni. In pratica tutti i comuni dovrebbero già da quest'anno bloccare i propri investimenti nonostante siano stabiliti nei piani pluriennali o facciano parte di interventi già programmati.
A parte il fatto che se un ente ha per esempio sottoscritto tre anni fa un mutuo ventennale non può in concreto cancellarlo in anticipo, mi si abbia la gentilezza di spiegare perché questa interpretazione venga resa pubblica proprio nello stesso giorno in cui il ministro Passera annuncia la volontà di lanciare investimenti pubblici per 100 MILIARDI di Euro.
Se le infrastrutture vanno fatte e considerate apportatrici di lavoro non lo è anche sistemare i tetti delle scuole, i buchi delle strade, i miglioramenti energetici? Anche perché i comuni gli interessi dei mutui li hanno sempre pagati (mentre lo stato si è indebitato con il debito pubblico) e lo hanno fatto con le tasse dei propri cittadini che alla fine pagano per i propri servizi: cosa c’è più giusto in una democrazia che valutare se quanto ti viene chiesto sia poi stato investito bene?
Piuttosto mi sfugge perché la TAV in Italia costi il doppio al km rispetto alla Francia, perché in Germania le autostrade non si paghino e da noi invece sì – e con pedaggi che aumentano più dell’inflazione – così come si accettano prezzi dei carburanti alle stelle ben oltre la media europea, assicurazioni fuori norma e tanti altri prezzi imposti senza precisi controlli. Una volta di più al governo si è forti (o ottusi) con i deboli, ma silenziosi e zitti con le grandi imprese finanziarie .
Nella gara a chi debba tirare la cinghia (anche se tutti pensiamo che sia sempre meglio la tirino gli altri) mi pare che lo stato rispetto agli enti locali si comporti con assoluta arroganza, non in una logica di collaborazione. Eppure l’Italia è fatta di 8.000 comuni dove amministrano eletti dal popolo, non soltanto da qualche dozzina di tecnici che non devono rendicontare a nulla e a nessuno.