Lo so che non bisognava essere dei profeti per immaginare la cocente sconfitta del PDL alle elezioni di domenica, ma è una faccenda che brucia e – se conta poco ripetere adesso “Lo avevo detto” – resta aperto il problema che se non si cambia, decidendo finalmente di fare qualcosa, andrà sempre peggio.
Solo Berlusconi si è detto convinto di un risultato accettabile perchè pensava di perdere addirittura di più (!!), io noto uno scollamento totale tra vertice e base elettorale, tra dirigenti centrali e locali: un PDL senza un organigramma, una struttura operativa, dei programmi minimamente chiari, che appoggia un governo “per necessità” ma parlandone male, diviso tra gruppi e sottogruppi di reciproci incarogniti, dove noi ex di AN ci siamo suicidati dividendoci in due partiti: mi dite chi oggi vuole (e vota) un partito così?
L'impressione è del “si salvi chi può” e allora chi si riconosce lealmente in un centro-destra democratico e moderno, chi non rinnega il proprio passato – ma anzi lo ricorda con fermezza e fierezza, non fosse perchè era cementato dai sacrifici di una comunità umana che credeva in quello che faceva – è ovvio che si senta tradito e ne sia deluso. Eppure ci sono tanti motivi per riprendersi, a cominciare dal dato inconfutabile che la maggioranza degli italiani non è contenta che l'anno prossimo il PD e la sinistra tornino a governare, perchè di D'Alema, Prodi & Bersani non ne abbiamo proprio necessità e il PD per vincere dovrà allearsi con la sinistra estrema.
Per evitarlo occorrerebbe ragionare, ma anche decidere alla svelta. Vediamo allora di fissare qualche punto, cominciando amaramente a dire quello che pensano in tanti, ovvero che se Gianfranco Fini fosse stato un po' più saggio e meglio consigliato oggi governerebbe il paese e invece proprio il FLI ed il Terzo Polo si sono bruciati nelle urne.
Lo stesso vale per la Lega che – al di là del momento difficile che sta attraversando per le note questioni interne – deve a mio avviso decidere se stare da sola o in compagnia nel prossimo futuro. Da sola perde ovunque, ma può facilmente agitare l'antipolitica (ma rende?) mentre se vorrà stare in coalizione deve mantenere fermi alcuni punti programmatici credibili (primo di tutti il federalismo fiscale) senza contraddizioni né condizionamenti, altrimenti non sarebbe appunto credibile.
Per vincere alle elezioni occorre infatti un accordo tra quella che oggi è l'area di centro, la Lega e quel che resta del PDL nelle sue diverse espressioni: se l'accordo non arriva Bersani e la sinistra ringraziano e per i prossimi anni passeranno all'incasso e alla guida di questo paese.
A monte sta il sistema elettorale che io credo alla fine resterà più o meno così: fa troppo comodo proprio al PD (ma anche a Berlusconi e agli altri leader) con la possibilità di nominare chi si vuole in Parlamento. Vedere per credere.
Ma il “Partito della Nazione” – se mai nascerà – dovrebbe avere regole ferree (ad esempio eliminando vecchiume, corrotti e cortigiani variamente miracolati) e una sua struttura credibile. Soprattutto dovrebbe avere un leader e purtroppo Alfano si sta lentamente bruciando anche lui perchè appare privo di luce propria, oltre ad essere evidentemente mal consigliato visti i clamorosi infortuni di candidati improponibili o mal gestiti a livello locale.
Soprattutto servirebbero un programma e delle scelte strategiche in campo economico visto il momento che attraversiamo. Di idee se ne vedono poche anche perchè se si imbarca la legione di partitini sudisti per arrivare al 50% e relativo premio di maggioranza non sono molto convinto che ci sarà una effettiva lotta agli sprechi e questo paese non può più permettersi una differenza così' netta tra aree di maggiore o minore evasione fiscale e costi pro-capite così diversi nella pubblica amministrazione e nell'assistenza pubblica: non è giusto e non è più economicamente sostenibile.
Sarà dura risalire la china anche perchè abbiamo avuto tre anni fa la possibilità politica concreta di cambiare questo paese e non ci siamo riusciti.
Infine – a livello locale – si è visto ad Omegna un centro-destra presentare 4 (quattro!) propri candidati ad opporsi in ordine sparso alla sinistra (unita e senza “grillini”!) con il bel risultato di perdere già al primo turno. Peccato, perchè Roberto Tomatis era una proposta seria e sarebbe stato un buon sindaco. Auguri comunque a chi ha vinto, sperando che le sconfitte almeno insegnino qualcosa!