ROMA – “Non so fare altro che scrivere”. Inizia così la videointervista di Fattitaliani a Sveva Casati Modignani su “Léonie”, il suo ultimo ultimo romanzo (Sperling & Kupfer) ambientato alle porte di Milano, dove vivono i Cantoni, proprietari da tre generazioni delle omonime prestigiose rubinetterie. In un periodo di crisi “in cui ci sono imprenditori che si tolgono la vita per la disperazione – dice la scrittrice – e altri che stranamente si arricchiscono, mi piaceva entrare nel cuore di una grande famiglia di imprenditori e Léonie, una ragazza della provincia francese, per una serie di circostanze arriva in Italia e casualmente incontra l'ultimo rampollo che la sposa”.
I Cantoni si presentano sempre in un certo modo lineare, nascondendosi dietro le regole dell'alta borghesia: “L'apparenza quieta ti appaga in un primo momento – continua l'autrice, poi ci sono alcune cose taciute che creano disagio e Léonie lo avverte prima attraverso suo marito e poi attraverso i vari membri che compongono il nucleo familiare: con il trascorrere degli anni questa famiglia la adotta, la ama e ognuno di loro riesce a superare queste barriere invisibili e a raccontarle qualcosa dell'altro”.
C'è un sogno che Sveva Casati Modignani insegue ancora come scrittrice? “Sogno di scrivere un capolavoro – ammette – una storia assolutamente sublime, che comincio a scrivere ad ogni romanzo. Il grande dramma è che quando il romanzo è finito non sono riuscita nella mia impresa e ho capito che la storia sublime non la scriverò mai, perché ce l'ho sempre in testa”.